Impressiona il calo, tra il 2019 ed il 2021, del 72 % degli spettatori e del 78 % della spesa. Emergono dati inquietanti sull’“astensionismo culturale” degli italiani: nel 2021, ben 2 italiani su 5 non hanno avuto accesso ad alcuna attività culturale.

Ieri mattina giovedì 17 novembre 2022, la Società Italiana degli Autori ed Editori – Siae ha pubblicato sul proprio sito web l’edizione n° 86 del suo storico “annuario statistico”, divenuto quest’anno il (1°) “Rapporto Siae 2021 sullo Spettacolo e lo Sport nel sistema culturale italiano”. Ieri abbiamo dedicato molta attenzione all’iniziativa, su queste colonne (vedi “Key4biz” del 17 novembre 2022, “Siae-IsICult, pubblicato il primo ‘Rapporto sullo Spettacolo e lo Sport nel sistema culturale italiano’”).

Sono emersi dati sconfortanti, che confermano come le conseguenze della paralisi Covid-19 si traducano in fenomeni tipici di una “onda lunga”, al di là del “crash” 2020 e 2021…

Anche i dati relativi all’andamento del primo semestre del 2022, anticipati nel comunicato stampa che segnalava l’avvenuta pubblicazione del “Rapporto”, non sono infatti granché incoraggianti.

Nel 2021, rispetto all’anno ultimo di normalità pre-Covid (il 2019), gli indicatori evidenziano un calo del 72 % degli spettatori e del 78 % della spesa.

I dati definitivi relativi all’anno 2021 – certificati da una fonte istituzionale come la Siae – confermano le gravi conseguenze della pandemia, con un numero totale di spettatori calato dai 306 milioni del 2019 agli 84 milioni del 2021, e con la spesa al botteghino crollata dai 2,7 miliardi di euro del 2019 agli 870 milioni di euro nel 2021.

In relazione all’anno corrente, nei primi 6 mesi il totale dei biglietti venduti, per quanto riguarda i concerti di musica leggera, è cresciuto dai 5,5 milioni del 2019 (anno pre-Covid) ai 6,2 milioni del 2022 (erano stati meno di 300 mila nel 2021); il cinema registra soltanto 21,5 milioni nel 2022 di biglietti, a fronte dei 51,4 milioni del 2019; il ballo e gli intrattenimenti musicali totalizzano 6,7 milioni di biglietti nel 2022, a fronte degli 11,5 milioni del 2019 (e dei poco più di 56 mila del 2021).

Complessivamente, nei primi 6 mesi del 2022 sono stati staccati 71 milioni di biglietti, per attività di spettacolo e sport, a fronte dei 122,7 milioni del 2019 (- 42 %); la spesa al botteghino complessiva è stata di 979 milioni di euro, a fronte dei 1.265 milioni dell’analogo periodo del 2019 (- 23 %).

Questi ultimi dati, relativi al primo semestre del 2022, sono allarmanti e sconfortanti: l’“onda lunga” delle chiusure per il Covid determina che ci sia quest’anno un – 42 % di biglietti venduti ed un – 23 % di spesa rispetto all’omologo periodo del 2019.

La ricaduta mediatica della pubblicazione del “Rapporto Siae sullo Spettacolo e lo Sport”

Ci domandavamo ieri quale sarebbe stata la ricaduta mediatica di queste notizie, che hanno suscitato grande attenzione da parte delle agenzie stampa, in primis Ansa e non da meno la specializzata AgCult (che ha dedicato all’iniziativa Siae addirittura una ventina di “take”).

La ricaduta è interessante, e certamente corposa (oltre 200 pagine di “ritagli”…), ma va analizzata criticamente: in effetti, soltanto un giornale ha assegnato alla notizia l’importanza che merita, e si tratta del quotidiano “Il Mattino” di Napoli, che rilancia in prima pagina con un articolo firmato da Federico Vacalebre (che è Caporedattore Cultura e Spettacoli della testata partenopea) intitolato ironicamente (o amaramente) “Non siamo più una terra di spettatori”, che focalizza l’attenzione sul “gap” tra Nord e Sud nella fruizione di spettacolo e sport… Una delle questioni più gravi che emergono dal “Rapporto Siae”, una questione finora mai ben focalizzata nel dibattito nazionale sulle politiche culturali.

Buona parte degli altri quotidiani nazionali hanno segnalato alcuni dati emergenti dal Rapporto Siae, come Pietro Armocida su “il Giornale”, titolando “Il crollo di cinema, teatro, spettacoli dal vivo e sportivi. Dal 2019 ad oggi, spettatori giù del 72 per cento”, commentando “la pandemia si è abbattuta come uno tsunami su un sistema che sta cercando di rinascere”.

Un articolo accurato anche sul quotidiano “La Notizia”, a firma di Sergio Patti, intitolato “Industria della cultura. La ripresa dal Covid è lontana”.

Molte testate hanno però dedicato alla notizia poco più di una colonnina ovvero un trafiletto (così il “Corriere della Sera” ed “il Fatto Quotidiano” ed “il Manifesto”, per esempio) e rilanciando semmai la reazione del Ministro Gennaro Sangiuliano, che ha ribadito l’idea di un prezzo del biglietto cinematografico ridotto, con uno sconto per chi andrà a vedere film “made in Italy” utilizzando lo Spid (così per esempio “La Stampa”)… Accurata l’attenzione del “Giornale di Sicilia”, con un articolo firmato da Silvia Lambertucci, intitolato “Spettacolo, ripresa ancora troppo lenta. La Siae invoca ‘aiuti mirati’ dal governo”, pubblicato anche sulla “Gazzetta del Sud”.

Una testata locale (ci riferiamo qui sempre alla rassegna stampa su carta, ovvero alle edizioni cartacee di testate quotidiane) come “Il Nuovo Molise” segnala il caso negativo della Regione, titolando “Spettacoli, Molise Cenerentola degli spettacoli italiani”, richiamato in prima pagina: “La classifica che emerge dallo storico annuario della Siae. Emilia Romagna prima per consumi, con 248 eventi; solo 36 i molisani”…

Gloria Satta sul romano “il Messaggero” segnala l’Annuario Siae, ma si concentra sul cinema, e collega la notizia della pubblicazione del “Rapporto” alla presentazione, avvenuta ieri, di una ricerca promossa dall’Anica sull’esportazione di film italiani, con il titolo “Cinema italiano ancora in affanno ma all’estero i nostri titoli volano”.

L’attenzione alla dimensione regionale è stata prestata anche da testate locali come “La Voce di Rovigo”…

Testate economiche come “Il Sole 24 Ore” ed “Italia Oggi” hanno ignorato completamente la pubblicazione dell’Annuario Siae e ciò appare incomprensibile, dato che uno degli approcci più significativi del “Rapporto sullo Spettacolo e lo Sport” è giustappunto quello della dimensione economico-imprenditoriale-industriale del settore.

Non si esclude che ulteriori segnalazioni possano emergere nei prossimi giorni, dato che alcuni giornalisti hanno comunicato l’esigenza di “studiare” il corposo tomo (228 pagine e decine e decine di tabelle e grafici).

Le reazioni della politica e delle lobbying: dal Ministro al M5S, dall’Agis ad Audiocoop-Mei

Interessante anche osservare il feedback da parte della comunità culturale e politica: a parte la già segnalata presa di posizione del Ministro Gennaro Sangiuliano (“registriamo con favore la lieve ripresa nel settore dello spettacolo, messa in ginocchio dalla pandemia. Nello stesso tempo, siamo consapevoli che occorre fare di più”), si registrano dichiarazioni politiche soltanto da parte di due esponenti del Movimento 5 Stelle, e da parte del neo Presidente dell’Agis e del Presidente di AudioCoop.

La Capogruppo M5S in Commissione Cultura della Camera, la deputata Anna Laura Orrico (già Sottosegretaria alla Cultura), ha dichiarato ad AgCult che “il rapporto Siae fa paura -72 % di spettatori e -78 % di spesa. Servono incentivi dal governo Meloni per invogliare famiglie e giovani e serve un’accelerazione sui decreti attuativi relativi alle tutele e al welfare dei lavoratori dello spettacolo”.

Il Capogruppo del M5S alla Camera Francesco Silvestri ha sostenuto che “i dati resi noti dalla Siae confermano ancora una volta il crash del settore dello spettacolo a seguito della pandemia, con una spesa del pubblico che lo scorso anno è stata un quinto di quella pre-covid. I rincari e l’aumento dei prezzi rappresentano poi un nuovo ostacolo ai consumi in cultura, spettacolo e sport”. E rinnova l’impegno del suo partito: “con il Movimento 5 Stelle al governo lo Stato ha fatto sentire la sua presenza evitando il tracollo del settore. È necessario rinnovare quell’impegno accompagnando la faticosa ripresa del sistema cultura-spettacolo-sport: solleciteremo in ogni sede il governo su questo punto e su quello della tutela dei lavoratori dello spettacolo”. E ricorda: “nel governo Conte II per la prima volta in Italia questa categoria fu citata in una norma di legge. Con il nostro contributo il Parlamento approvò una legge delega per lo spettacolo dal vivo che introduceva nuove norme in materia di contratti ed equo compenso e l’introduzione dell’indennità di discontinuità. È il momento di approvare rapidamente i decreti attuativi per completare il lavoro svolto… Ieri il Ministro Sangiuliano ha preso questo impegno alla Camera, aprendo alla possibilità di incrementare le risorse necessarie per l’introduzione delle indennità di discontinuità. Saremo vigili su questo impegno senza sconti, ma con spirito di collaborazione: se il Ministro darà seguito alle sue parole, troverà una sponda leale nel Movimento 5 Stelle”.

Nessuna reazione da parte di esponenti di altri partiti politici.

Tacciono i tre Sottosegretari al Ministero della Cultura – Lucia BorgonzoniGianmarco MazziVittorio Sgarbi –, ma forse un tacito accordo per cui, se si manifesta il Ministro, non è opportuno esprimersi policentricamente.

Il Presidente dell’Agis Francesco Giambrone (è anche Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma) ha dichiarato all’Ansa: dal Rapporto Siae arrivano dati “che riflettono la situazione di estrema difficoltà che stanno ancora vivendo l’intero comparto dello spettacolo dal vivo e le sale cinematografiche. Ci sono segnali di ripresa, ma le conseguenze di tre anni di pandemia oggi si sommano a quelli della crisi legata al caro energia e all’incremento del costo delle materie prime… Quello dello spettacolo è un comparto strategico per il Paese: in termini di occupazione, economia, sviluppo e capacità di aggregare le comunità. Per questo, proprio a fronte di questi dati ancora così drammatici, va sostenuto con misure emergenziali”.

La stessa agenzia registra anche il parere preoccupato di Giordano Sangiorni, Presidente di AudioCoop nonché ideatore del Mei – Meeting delle Etichette Indipendenti: “il Rapporto Siae segnala in maniera evidente la permanenza di uno stato di grande difficoltà del settore della musica e dello spettacolo dal vivo sui quali si auspica un rinnovato intervento di sostegno e stimolazione da parte dello Stato”. Sangiorgi lancia una proposta al Ministro Gennaro Sangiuliano: “sostenere Siae, Club e Festival con una scontistica e sgravi per una sera di live alla settimana (giovedì o venerdì) con minori spese complessive per incentivare la ripresa dei concerti”. Alla difficoltà complessiva del settore, fa notare Sangiorgi, “va aggiunta una maggiore attenzione per la filiera della musica indipendente italiana, costituita da imprese che hanno visto in questi anni una perdita, per autori, editori, artisti, musicisti e produttori mediamente del 70 % di introiti di diritti in meno, la chiusura di festival e contest, la perdita di almeno 90 mila posti di lavoro, circa un terzo delle quali legate ai tecnici, senza contare i circa 20 mila che si stimano per il sommerso”. Il Presidente di AudioCoop ricorda poi “la grande difficoltà del mondo dei club, delle discoteche e delle balere dove si svolgono concerti, dj set e feste da ballo dal vivo”. Tutti settori che vanno sostenuti anche con “bandi che premino le imprese italiane, e con interventi diretti nel settore musicale anche con il Pnrr“. E ancora auspica “interventi che aprano agli indipendenti l’accesso ai grandi media”, magari “con programmi Rai a loro specificatamente dedicati”, e anche “maggiori sgravi e minore burocrazia nell’organizzazione di eventi e nell’ottenimento di tax credit, art bonus”. E Sangiorgi va oltre, proponendo la costruzione di “un’unica piattaforma digitale pubblico-privata, che metta insieme le esperienze attive in Italia per contrastare i monopoli della distribuzione digitale mondiale…”. S’ode l’eco del fallimentare progetto di ItsArt (tanto caro all’ex Ministro Dario Franceschini, e non apprezzato dal suo successore), ma l’idea è senza dubbio provocatoria quanto ambiziosa.

Nessun commento si registra da parte di potenti lobby come l’Anica di Francesco Rutelli e l’Apa di Giancarlo Leone… Silenzio-stampa anche da parte dei sindacati…

Complessivamente, si ha ragione di ritenere che il “Rapporto Siae” abbia certamente contribuito a stimolare una riflessione sulle criticità del sistema culturale italiano, ma si tratta semplicemente di un primo passo: lo stato dell’arte delle conoscenze sui meccanismi di funzionamento del sistema italiano è ancora molto deficitario, così come il dibattito pubblico (e politico) in materia.

Da più parti si invocano infatti interventi urgenti e riforme radicali, ma servono prima iniziative di ricerca approfondita ed occasioni di libero pubblico dibattito (si rimanda al nostro intervento sulle colonne dell’agenzia Cult di ieri, “Il commento. Siae 2021, Zaccone Teodosi (Presidente IsICult): Strumenti adeguati per politiche culturali all’altezza della sfida digitale”).

Dati inquietanti sull’“astensionismo culturale” degli italiani, dalle rilevazioni Siae alle indagini Istat: nel 2021, ben 2 italiani su 5 non hanno avuto accesso ad alcuna attività culturale

Ai lettori più attenti del “Rapporto Siae” non sfuggirà nemmeno il capitolo dedicato ad un tentativo sperimentale di raffronto tra i dati Siae (che sono di natura censuaria e quindi riferiti all’intero “universo” dei fenomeni analizzati) ed i dati Istat (che sono frutto di indagini a campione, a partire dalla cosiddetta “Multiscopo”): in quella parte del volume (redatta con particolare attenzione e spirito sperimentale dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult, che ha co-curato il Rapporto con lo staff Siae), emergono dati veramente inquietanti sull’“astensionismo culturale” degli italiani, che andremo ad affrontare nei prossimi giorni su queste colonne.

Si legge (a pag. 206 del Rapporto Siae), la definizione – in parte inedita – di “astensionismo culturale” ovvero la “mancata partecipazione culturale”: tra il 2019 ed il 2021, i cittadini italiani (di età superiore ai 6 anni) che non hanno partecipato a nessuna attività culturale (quelle dello spettacolo “fuori casa”, ma anche la lettura di libri e quotidiani) cresce di oltre 18 punti percentuali, passando dal 20,7 % del 2019 al 23,5 % del 2020 al 38,8 % del 2021.

In sintesi, tra il 2019 ed il 2020, oltre un quinto della popolazione italiana, secondo Istat, non ha avuto contatto alcuno (semplice o occasionale) con queste attività culturali.

Il dato Istat per l’anno 2021 (che è bene ricordare fa riferimento – secondo le metodiche Istat – al periodo “marzo 2020-marzo 2021”) rende evidente l’intensità della crisi determinata dalle chiusure, con ben 2 italiani su 5 che non hanno avuto accesso ad alcuna attività culturale.

Si tratta di dati impressionanti, sui quali si ha ragione di ritenere debba essere stimolata una riflessione critica anche da parte dei decisori istituzionali.

Clicca qui per il “Rapporto Siae 2021 sullo Spettacolo e lo Sport nel sistema culturale italiano” (edizione n° 86 dell’“Annuario Siae”), pubblicato sul sito web della Società Italiana degli Autori ed Editori – Siae il 17 novembre 2022 (versione “unlocked”).