Il Progetto Cinecittà permane oscuro, ma è a tutti gli effetti tra gli investimenti del Piano. Molti gli interventi ma sfugge la strategia: 170 milioni alla Biennale di Venezia, 436 milioni per i “treni storici”.

L’approvazione del “Recovery Plan” è stata formalizzata nel Consiglio dei Ministri tenutosi nella tarda serata di sabato 24 aprile, ma soltanto nel pomeriggio di ieri domenica 25 aprile l’Ufficio Stampa di Palazzo Chigi (guidato da Paola Ansuini) ha diramato un comunicato che segnala una sezione del sito web della Presidenza che pubblica ben 8 file, con il testo del “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” in versione definitiva.

A metà mattinata di oggi lunedì 26, l’Ufficio Stampa del Ministero della Cultura diramava un comunicato stampa che focalizzava gli interventi in materia di cultura, intitolato “Recovery: Franceschini, con oltre 6 miliardi la cultura guiderà la ripartenza del Paese. Borghi e edilizia rurale, digitalizzazione, tutela, Recovery Art, Cinecittà e potenziamento industria cinematografica”. Il Ministro Dario Franceschini ha dichiarato, col solito suo entusiasmo, che “la cultura guiderà la ripartenza del Paese”.

Non è questa la sede per una analisi comparativa delle versioni “in bozza” che erano circolate nei giorni scorsi e la versione finale di cui al comunicato dell’Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri: ci si limita qui a segnalare che il documento vero e proprio constava di 319 pagine nelle bozze circolate fino a venerdì pomeriggio, ed usciva sabato pomeriggio in versione estesa a 337 pagine.

Da segnalare che il documento in formato .pdf è stato pubblicato con un sommario che evidenziava le parti che avevano subito modificazioni significative (deve essere rimasta attiva parzialmente la funzione “revisioni” del file, non esattamente una dimostrazione di precisione tecnica…).

Ai fini dell’analisi degli interventi in materia di cultura, riteniamo importante segnalare che una delle iniziative più importanti reca una sorta di elevazione di rango: i 300 milioni di euro per il rilancio di Cinecittà Luce, erano prima negli “allegati” al Piano vero e proprio, ovvero tra i fondi cosiddetti “complementari”, mentre nella versione finale sono rientrati tra gli interventi diretti del “Pnrr”.

Nelle bozze, il “Progetto Cinecittà” aveva infatti una sua specifica voce nel documento “Proposta investimenti per finanziamento a valere su programmazione complementare al Pnrr”, mentre ora è rientrata a pieno titolo nel “Recovery” vero e proprio.

In effetti, nella versione di 319 pagine del “Piano”, la parola Cinecittà non era nemmeno presente, mentre nella versione approvata dal Consiglio dei Ministri sabato sera, è stata introdotta una nuova linea di intervento, nell’area classificata come “Industria Culturale e Creativa 4.0”: si tratta dell’“Investimento 3.1: Sviluppo industria cinematografica (Progetto Cinecittà)”.

Una curiosa elevazione in modalità “last minute”. Sicuramente un successo, dal punto di vista del Ministro.

Qualcuno, tra il Collegio Romano e Palazzo Chigi, deve aver notato quel che avevamo segnalato anche su queste colonne, ovvero che il “Progetto Cinecittà” non sembrava essere rientrato a pieno titolo nel “Recovery” (vedi “Key4biz” di venerdì 23 aprile, “Recovery Plan, risorse alla cultura esigue e collocazione opaca”).

La voce “Industria Culturale e Creativa 4.0” passa dal “complementare” al “Recovery” vero e proprio

E qualcosa emerge, rispetto all’ancora misterioso “Progetto” di rilancio degli “studios” di Via Tuscolana…

Si legge infatti a pagina 152 del documento, nel paragrafo “M1C3.3 Industria Culturale e Creativa 4.0”:

« La misura prevede 2 linee di intervento. La prima riguarda gli investimenti nel settore cinematografico e audiovisivo per migliorarne la competitività. Il rilancio di un polo europeo strategico e celebrato in tutto il mondo per la produzione cinematografica e televisiva a Roma (Cinecittà) è essenziale per l’esistenza stessa della produzione cinematografica in Italia e per aumentare la sua attrattiva per le produzioni cinematografiche e televisive europee e internazionali. Ciò contribuirà all’occupazione e alla crescita nel settore e genererà ricadute (ovvero flussi turistici e commerciali legati alla sistemazione delle compagnie cinematografiche e audiovisive)».

Non è ben chiaro “come” si intende realizzare questo rilancio, e non chiarisce molto nemmeno quel che si legge nella pagina seguente (p. 153):

L’investimento ha l’obiettivo di potenziare la competitività del settore cinematografico e audiovisivo italiano. Il Progetto è finalizzato all’attenuazione dell’impatto sociale ed economico della crisi con l’obiettivo del potenziamento di crescita economica, occupazionale e competitività, anche agendo sulla formazione, con tre linee di intervento”.

Quali sono queste 3 “linee di intervento”?!

« 1. potenziare gli studi cinematografici di Cinecittà gestiti da Istituto Luce Cinecittà Srl – società in cui il Ministero dell’economia delle finanze detiene il 100 % della partecipazione e il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo esercita i diritti del socio – per migliorare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta produttiva, aumentare la capacità di attrazione delle grandi produzioni nazionali, europee e internazionali e potersi confrontare con i grandi competitor internazionali quali Pinewood, Shepperton, Babelsberg e Korda;

2. rilanciare le attività della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia mediante sviluppo di infrastrutture (“virtual production live set”) ad uso professionale e didattico tramite e-learning, alla digitalizzazione ed alla modernizzazione del parco immobiliare ed impiantistico;

3. rafforzamento delle capacità e delle competenze professionali nel settore audiovisivo legate soprattutto a favorire la transizione tecnologica».

Si comprende quindi che i 300 milioni non saranno destinati soltanto al “Progetto Cinecittà”…

Insomma, “il mistero” permane.

Lo scenario complessivo degli interventi a favore della cultura: quasi 6 miliardi di euro

Per quanto riguarda lo scenario complessivo, si segnala, sinteticamente, che i quasi 6 miliardi di euro previsti sono così ripartiti:

  • 1,1 miliardi di euro sono destinati al “Patrimonio culturale per la prossima generazione
  • 2,7 miliardi di euro alla “Rigenerazione dei borghi, sicurezza sismica, patrimonio culturale, rurale e religioso
  • 0,5 miliardi di euro alle “Industrie culturali creative 4.0, sviluppo dell’industria cinematografica: da Cinecittà al Centro Sperimentale” (è la voce che abbiamo fin qui analizzato)
  • 1,46 miliardi per i “Grandi Attrattori Culturali”, ovvero per 14 interventi strategici, tra i quali si segnalano qui 170 milioni di euro per un “Progetto di sviluppo e potenziamento delle attività de La Biennale di Venezia in funzione della costruzione di un polo permanente di eccellenza nazionale e internazionale a Venezia

Questo il dettaglio delle 4 macro-voci di intervento fin qui segnalate:

  • Patrimonio culturale per la prossima generazione

La misura si articola in tre principali aree di intervento:

1.  Piattaforme e strategie digitali per l’accesso al patrimonio culturale

500 milioni di euro

12 progetti per incrementare, organizzare, integrare e conservare il patrimonio digitale di archivi, biblioteche, musei e in generale dai luoghi della cultura; offrire a cittadini e operatori nuove modalità di fruizione; migliorare l’offerta di servizi; sviluppare un’infrastruttura cloud e software per la gestione delle risorse digitali.

2.  Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi e investimenti per l’accessibilità

300 milioni di euro

Realizzazione di azioni per l’eliminazione delle barriere architettoniche, senso-percettive, culturali e cognitive nei musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici, archivi e biblioteche statali. Sono infine realizzate attività di formazione sul tema della fruizione del patrimonio culturale.

3. Miglioramento dell’efficienza energetica di cinema, teatri e musei

300 milioni di euro

Prevede la realizzazione di interventi per promuovere l’eco-efficienza e la riduzione dei consumi energetici nei musei e siti culturali statali, nonché nei teatri e nei cinema.

  • Rigenerazione dei borghi, sicurezza sismica, patrimonio culturale, rurale e religioso

La misura si articola in quattro principali aree di intervento:

1. Piano nazionale per migliorare l’attrattività dei borghi

1,020 miliardi di euro

Un “Piano Nazionale Borghi” per valorizzare il grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presente nei borghi italiani dall’enorme valore paesaggistico-culturale e dal grande potenziale di crescita economica.

2. Protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale

600 milioni di euro

Prevede interventi di restauro e di riqualificazione dell’edilizia rurale storica e degli elementi caratteristici del paesaggio, privilegiando soluzioni eco-compatibili. Include attività di censimento dell’architettura rurale e la raccolta e scambio di conoscenze sul patrimonio rurale e il paesaggio.

3. Programmi per valorizzare parchi e giardini storici

300 milioni di euro

Interventi per la rigenerazione di circa 110 parchi e giardini storici italiani creando le condizioni per la loro manutenzione, gestione e fruizione sostenibili, attraverso: censimento, digitalizzazione, restauro, valorizzazione e formazione degli operatori costruendo competenze specialistiche e interdisciplinari in vista del riconoscimento della qualifica di “Giardiniere dell’Arte”.

4. Sicurezza sismica: Recovery Art Conservation Project

800 milioni di euro

Programma di prevenzione antisismica per chiese, campanili e torri e interventi di restauro delle chiese del Fondo Edifici di Culto (Fec).

Creazione del Centro per il controllo e il monitoraggio dei Beni culturali per la sicurezza dei siti culturali italiani.

Recovery Art Conservation Project, creazione di 5 depositi temporanei per la protezione dei Beni culturali mobili in caso di calamità naturali.

Riconversione delle seguenti centrali nucleari dismesse ed ex struttura militari:

– Ex Centrale Nucleare di Bosco Marengo (Alessandria)

– Ex Centrale Nucleare di Caorso (Piacenza)

– Ex Centrale Nucleare di Garigliano (Caserta)

– Ex Caserma Cerimant (Roma)

– Ex Casermette (Camerino)

  • Industrie culturali creative 4.0, sviluppo dell’industria cinematografica: da Cinecittà al Centro Sperimentale

La misura si articola in due principali aree di intervento:

1. Sviluppo industria cinematografica – Progetto Cinecittà e Centro Sperimentale Cinematografia

300 milioni di euro

Investimenti nel settore cinematografico e audiovisivo per migliorarne la competitività. Potenziamento degli studi cinematografici di Cinecittà per migliorare il livello qualitativo e quantitativo dell’offerta produttiva e della digitalizzazione, aumentare la capacità di attrazione delle grandi produzioni nazionali, europee e internazionali. L’investimento prevede inoltre il rilancio delle attività formative, della digitalizzazione e dell’efficientamento energetico della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia e un potenziamento della Cineteca Nazionale.

2. Sviluppo della capacità degli operatori della cultura per gestire la transizione digitale e verde

155 milioni di euro

Piano di interventi per: favorire la ripresa dei settori culturali e creativi, promuovendo la domanda e la partecipazione culturale, incentivando l’innovazione e la transizione tecnologica e green degli operatori culturali e la partecipazione attiva dei cittadini e migliorare l’ecosistema in cui operano i settori culturali e creativi, ridurre l’impronta ecologica degli eventi culturali, promuovere l’innovazione ed eco-design.

  • Grandi Attrattori culturali

Vengono identificati 14 “interventi strategici”:

1.     Progetto di sviluppo e potenziamento delle attività de La Biennale di Venezia in funzione della costruzione di un polo permanente di eccellenza nazionale e internazionale a Venezia

169,6 milioni di euro

 2.     Il Porto Vecchio di Trieste: il nuovo rinascimento della città (Trieste)    

40 milioni di euro

3.     Torino, il suo Parco e il suo Fiume: memoria e futuro (Torino)  

100 milioni di euro

4.     Biblioteca Europea di Informazione e Cultura – Beic (Milano)  

101,6 milioni di euro

5.     Valorizzazione della cinta muraria e del sistema dei forti genovesi (Genova)    

70 milioni di euro

6.     Progetto integrato per il potenziamento dell’attrattività turistica delle aree del parco del delta del Po (Regioni Veneto, Emilia Romagna)

55 milioni di euro

7.     Riqualificazione Stadio Artemio Franchi di Pierluigi Nervi (Firenze)      

95 milioni di euro

8.     Urbs. Dalla città alla campagna romana (Roma)       

106 milioni di euro

9.     Museo del Mediterraneo. Waterfront di Reggio Calabria (Reggio Calabria)      

53 milioni di euro

10.  Costa Sud. Parco costiero della cultura, del turismo, dell’ambiente (Bari)        

75 milioni di euro

11.  Recupero dell’ex complesso della Manifattura Tabacchi in chiave culturale, con realizzazione del primo Auditorium per la Città di Palermo (Palermo)    

33 milioni di euro

12.  Percorsi nella storia – Treni storici e Itinerari culturali (vari)     

435 milioni di euro

13.  Progetto integrato di restauro, fruizione e valorizzazione dell’immobile costiero Colombaia – Castello di Mare – Torre Peliade (Trapani)

27 milioni di euro

14.  Valorizzazione e rigenerazione urbana del Real Albergo dei Poveri a Napoli e dell’ambito urbano piazza Carlo III, via Foria, piazza Cavour (Napoli)    

100 milioni di euro

Un “libro dei sogni” un po’ confuso ma destinato a concreta realizzazione?!

L’elenco si conclude qui…

Sarà una… manna?!

Si tratta di un… “libro dei sogni” un po’ confuso ma comunque destinato a concreta realizzazione?

Alcune considerazioni “a caldo”.

Sarà necessario studiare meglio il “Piano”, magari avendo pubblico accesso ai documenti di base, sbrigativamente citati.

Sarà interessante ascoltare quel che accadrà durante il dibattito parlamentare.

Sia consentito osservare che è francamente curioso che un documento di questa portata, e di queste dimensioni budgetarie, venga trasmesso a Camera e Senato pochi giorni prima del termine previsto per l’approvazione e per la conseguente trasmissione alle istituzioni europee…

Sia consentito anche osservare che il documento reca alcune significative modificazioni sia rispetto al testo approvato dal Governo Conte 2, sia rispetto a quel che era emerso nelle bozze circolate nei giorni scorsi.

Sia consentito osservare che il documento non registra alcuna evoluzione rispetto ad un layout piuttosto arcaico, che certamente non utilizza la strumentazione della infografica più evoluta, che pure sarebbe stata preziosa per stimolare una migliore leggibilità e comprensione del documento.

Eppure sicuramente a Palazzo Chigi, ai dirigenti e tecnici ministeriali, ed ai consulenti esterni di cui pure ci si avvale, non mancano le risorse per rendere questi documenti più fruibili, ovvero meno “pesanti” e di ardua comprensione. E magari fornendo dei “link” alla miriade di progetti citati in poche righe.

Conclusivamente, ci sembra che “la strategia” degli interventi in materia di politica culturale sia complessivamente piuttosto confusa: si osserva anche la totale assenza di azioni a favore dello spettacolo dal vivo ovvero teatro, musica, danza, circhi… così come la totale assenza di azioni a favore dell’industria libraria o della “creatività contemporanea” (pittura, arte, scultura, fotografia, design, etc.), che pure è seguita da una specifica direzione generale del Mic… E si tratta soltanto di alcuni dei settori del sistema culturale…

Non abbiamo registrato prese di posizione da parte di esponenti politici, se non, ieri pomeriggio (domenica 25), una dichiarazione delle deputate Flavia Piccoli Nardelli, dell’Ufficio di Presidenza del Partito Democratico, e Rosa Di Giorgi, Capogruppo del Pd in Commissione Cultura: “il Piano conferma il grande investimento in cultura e turismo che avrà un impatto sociale notevole anche su altri settori come l’inclusione, l’istruzione, l’innovazione, il risanamento urbano. Viene definita una più ampia prospettiva sul valore degli investimenti in cultura che permetterà di recuperare, sviluppare e valorizzare il diffuso patrimonio artistico e culturale italiano, sia materiale che immateriale, con importanti ricadute sul piano delle professioni e dell’occupazione, anche attraverso rilevanti azioni di formazione declinate ai temi dell’innovazione digitale e green”.

Sarà.

Dichiarazioni prevedibili (è la stessa parte politica del Ministro) e (sia consentito) anche un po’ rituali. Anche se è noto che lo stesso Partito Democratico si è lamentato, nei giorni scorsi, perché nelle bozze del “Piano” non erano state recepite molte delle proposte elaborate dalla Segreteria Enrico Letta, che ha affidato il coordinamento delle elaborazioni sul “Recovery Plan” al professor Antonio Nicita (membro della precedente consiliatura dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – Agcom).

Si ricorda che la gestazione del “Recovery Plan”, per quanto riguarda la cultura (ma non soltanto – temiamo – la cultura), non è stata oggetto di alcun dibattito con la comunità di riferimento, e nemmeno – almeno per quanto è dato sapere – da analisi scenaristiche di sorta.

Tutto è avvenuto nelle (quasi) segrete stanze del Collegio Romano.

Clicca qui, per la versione definitiva, approvata dal Consiglio dei Ministri sabato 24 aprile 2021, del “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” (Pnrr).

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