Iniziativa innovativa, a fronte di un enorme deficit di conoscenze su come funziona “il sistema dell’arte” in Italia.

Questa mattina, presso la Casa dell’Architettura di Roma, in Piazza Manfredo Fanti (a pochi metri dalla Stazione Termini) è stata presentata la programmazione per il triennio 2022-2024 della Fondazione “La Quadriennale di Roma”. Il 2022 segna il 95° compleanno di una istituzione storica di intervento pubblico nel settore artistico.

Parterre affollato (un centinaio di persone): assente, curiosamente, l’Assessore alla Cultura di Roma Capitale Miguel Gotor, ma in prima fila – tra gli altri – il Direttore Generale della Creatività Contemporanea (Dgcc) del Ministero della Cultura (Mic) Onofrio Cutaia, e l’ex Ministro della Cultura (dal giugno 2018 al settembre 2019, con il Governo Conte) Alberto Bonisoli.

La presentazione è stata condotta da Umberto Croppi, Presidente della Biennale, e da Gian Maria Tosatti, Direttore Artistico.

La conferenza stampa è stata un’occasione interessante per alcune riflessioni sul “mondo dell’arte” italiana, e sul rapporto tra offerta (intervento della mano pubblica) e fruizione (consumi culturali-artistici).

L’anniversario coincide con uno snodo particolare della vita dell’istituzione ed intende imprimere uno slancio alla revisione delle sue attività, in una logica di continuo rinnovamento e ampliamento della portata della sua azione: la Quadriennale vuole divenire anzitutto un centro di ricerca sull’arte contemporanea in Italia.

Va segnalato che in Italia pochi conoscono realmente il “sistema dell’arte”, perché rarissimi sono stati gli studi che hanno cercato di analizzarlo nella sua globalità: non esiste un identikit sociologico né dell’artista né del pubblico. Incredibilmente, lo stesso Ministero della Cultura non si è mai particolarmente appassionato al tema. E quindi l’offerta – intesa qui come intervento pubblico – è determinata dalle soggettività del Ministro o del Sottosegretario o del Direttore Artistico di turno. Prevale discrezionalità: culturale estetica politica. E spesso il “decision maker” entrante tende a buttare nel cestino tutto l’operato del predecessore, come nella migliore (peggiore) tradizione italica. Sono rari, anzi rarissimi, gli studi di valutazione di impatto delle politiche delle istituzioni che intervengono nel sistema dell’arte.

Gian Maria Tosatti, star emergente del sistema artistico italiano

Va osservato che la guida artistica della Quadriennale è stata affidata dal Consiglio di Amministrazione ad un personaggio sulla cresta dell’onda: Gian Maria Tosatti, classe 1980, che è al contempo un riconosciuto artista (sia a livello nazionale sia a livello internazionale) ed un organizzatore culturale, curatore nonché giornalista. Alcuni osservatori hanno criticato il “potere” che le istituzioni gli hanno assegnato: in effetti, è al contempo l’unico artista che rappresenterà il nostro Paese (il “Padiglione Italia”, appunto) alla Biennale di Venezia ed è anche Direttore Artistico della Quadriennale di Roma. C’è chi sostiene che ciò determina il rischio di una visione eccessivamente soggettiva e monodimensionale di cosa si possa / debba intendere per “arte contemporanea” in Italia. In verità, questa mattina Tosatti è parso fautore convinto di un approccio plurale e pluralistico e di una “democratizzazione” del sistema dell’arte in Italia (concetto questo di “democratizzazione” che ha citato più volte). Il Direttore Artistico della Quadriennale ha esposto il suo programma con grande accuratezza, cognizione, vivacità, ed è emersa l’intenzione di far divenire la Quadriennale anzitutto un “ente di ricerca”, ovvero una sorta di laboratorio di studio ed analisi dello “stato dell’arte” (ci si consenta la battuta) del sistema artistico italiano.

Gian Maria Tosatti ha ideato per il 2022-2024 un ambizioso percorso unitario e organico, strutturato in “pratiche operative” che non sono concepite come progetti a sé stanti, ma sono pensate come “ingranaggi interdipendenti di un unico meccanismo”: questo percorso ha l’obiettivo di fare di Quadriennale un luogo di “riflessione radiante” per ricerche, indagini e approfondimenti sull’arte italiana.

L’articolazione del percorso prevede progetti e iniziative che intendono sviluppare una conoscenza analitica soprattutto delle generazioni artistiche emerse in Italia dopo il 2000, e stimolare un dibattito critico sulle vicende recenti e recentissime dell’arte italiana nel più ampio contesto internazionale.

In questo ambito, è data un’attenzione prioritaria alle attività di ricerca e di documentazione – attraverso iniziative editoriali, “studio visit”, borse di studio, “networking interuniversitario” – ma è previsto anche un consistente programma pubblico fatto di mostre, festival, appuntamenti. Continuativi saranno il confronto e la collaborazione con realtà all’estero, incentrati sull’aggiornamento professionale e sul sostegno agli artisti.

Dopo la “Quadriennale d’Arte 2021”, il Consiglio di amministrazione della Fondazione, presieduto da Umberto Croppi e composto da Lorenzo Micheli Gigotti, Fabio Mongelli, Valentina Tanni, ha deciso di utilizzare il triennio 2022-2024 come opportunità per consolidare l’identità di Quadriennale come ente di ricerca sulle arti visive in Italia del XX-XXI secolo e come ente promotore degli artisti italiani nel nostro Paese e all’estero, secondo alcune linee di indirizzo precise: mappatura e promozione dell’arte emergente; iniziative di formazione; rapporti stabili di collaborazione con istituzioni all’estero; comunicazione, ricerca e formazione relative al mondo delle tecnologie digitali e di rete…

In questo contesto, si pone l’Archivio Biblioteca della Quadriennale-ArBiQ, diretto da Assunta Porciani, per il quale si prevede uno sviluppo intenso, con l’obiettivo di potenziare gli strumenti di tutela e di valorizzazione dei fondi documentari della Quadriennale sull’arte italiana del XX-XXI secolo, con interventi che accresceranno l’offerta di contenuti “online” e saranno accompagnati da inediti “format comunicativi” rivolti agli istituti scolastici. La sede della Quadriennale è a Villa Carpegna, nel quartiere Aurelio della Capitale.

Tosatti (Direttore Artistico della Quadriennale): “una istituzione scientifica che porti avanti con costanza, metodo e credibilità indagini critiche sulla scena contemporanea italiana”

La progettazione e la realizzazione del programma 2022-2024 della Quadriennale sono state affidate a Gian Maria Tosatti, selezionato attraverso un bando pubblico (al quale hanno partecipato oltre 30 candidati), e nominato Direttore Artistico della Fondazione fino a settembre 2024.

Siamo molto contenti di presentarci oggi con un programma ambizioso e con attività già in essere”, ha dichiaratoUmberto Croppi (che – si ricordi – è anche Direttore di Federculture, l’associazione di istituzioni ed imprese pubbliche e private attive nel settore dei beni ed attività culturali; è stato anche Assessore alle Politiche Culturali e alla Comunicazione del Comune di Roma da maggio 2008 a gennaio 2011, nella Giunta guidata da Gianni Alemanno). “Questo grazie al costante sostegno dei nostri partecipanti, Ministero della Cultura, Regione Lazio, Comune di Roma. Desideriamo inoltre esprimere la nostra gratitudine ai prestigiosi partner istituzionali: la Struttura di Missione per la Valorizzazione degli Anniversari Nazionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha dato un fondamentale contributo alla produzione, e Treccani, con cui abbiamo rinnovato intese sempre più integrate”.

Tosatti ha spiegato che “la mia direzione artistica intende contribuire alla massima evoluzione degli strumenti di cui dispone la Quadriennale nel suo statuto… Spero di riuscire a disegnare con le attività condotte in questo triennio un profilo che collochi Quadriennale in una posizione che oggi è davvero necessaria nel nostro sistema culturale. Penso che l’arte italiana abbia bisogno di una istituzione scientifica che porti avanti con costanza, metodo e credibilità indagini critiche sulla scena contemporanea italiana”.

Tra le varie iniziative segnalate da Tosatti, la costruzione di un database di tutti gli articoli giornalistici pubblicati sui giornali italiani in materia d’arte: sembra una attività banale, ma tale non è, in assenza, ad oggi, nel nostro Paese, di una fonte documentativa simile. Un simile database si rivelerà prezioso per gli studiosi, i ricercatori, gli organizzatori culturali, i direttori di musei, i collezionisti, e finanche per gli stessi artisti. Commendevole iniziativa veramente, nella sua (apparente) “semplicità”.

Da segnalare anche la nascita di una rivista dedicata all’arte contemporanea, in collaborazione con l’Istituto della Enciclopedia Italiana, alias Treccani: una testata trimestrale di approccio interdisciplinare, aperta al contributo degli “attori” del sistema dell’arte italiana, con particolare attenzione ai giovani. Verrà presentata nelle prossime settimane.

Nel triennio 2022-2024, il budget complessivo della programmazione della Quadriennale si attesta 1,5 milioni di euro. Un budget significativo, e si pensa adeguato all’insieme delle attività previste.

L’avvio e lo sviluppo delle attività sotto l’insegna dei 95 anni di Quadriennale, nel 2022 e nel primo semestre 2023, hanno potuto contare, in occasione del 150° Anniversario della Proclamazione di Roma Capitale d’Italia, su un contributo di 600mila euro della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Sistema dell’arte in Italia: lo Stato osserva beota il proprio ombelico

Abbiamo colto l’occasione per porre alcune domande al neo Direttore Artistico: gli abbiamo domandato se non ritiene che il “sistema dell’arte” italiano pecchi di eccessiva autoreferenzialità, con un intervento dello Stato che non dedica adeguata attenzione ad uno degli “attori” principali del sistema: il pubblico, ovvero i visitatori.

Non esistendo indagini sociologiche, ricerche demoscopiche, studi di settore, “chi” può dire se lo Stato italiano (nelle sue articolazioni: Ministero, Regioni, Comuni, istituzioni preposte…) sta facendo bene nel sistema dell’arte, con particolare attenzione all’arte contemporanea?! Nessuno. Nemmeno il titolare del Ministero della Cultura potrebbe rispondere ad una simile domanda.

Lo Stato osserva beota il proprio ombelico, in assenza di dati ed analisi sulle caratteristiche strutturali, tra l’economico ed il semiotico, del sistema dell’arte contemporanea.

Intesa Sanpaolo studia il segmento dei “collezionisti” d’arte in Italia

Alcuni tentativi di esplorazione sono stati messi in atto, rispetto ad alcuni “segmenti” del sistema (o “fasi” della “filiera”?!) da Intesa Sanpaolo, attraverso la sua Direzione Arte, Cultura e Beni Storici e la Direzione Studi e Ricerche: proprio questa mattina a Milano è stata presentata, presso le Gallerie d’Italia, in Piazza Scala, la seconda edizione di “Collezionisti e valore dell’arte in Italia – 2022”. Lo studio presenta i profili dei collezionisti e delle tendenze emergenti, lo stato del mercato dell’arte italiano ed internazionale, con un approfondimento specifico sull’arte digitale, sugli acquisti online e sui “Non Fungible Token” (i cosiddetti “Nft”).

Nell’ultimo biennio, il collezionismo e il mercato dell’arte italiano sono stati influenzati dalle mutate condizioni di mobilità, dalla progressiva virtualizzazione degli scambi, dall’accresciuta globalizzazione dei mercati, dalla comparsa dei collezionisti nativi digitali e dalla costante crescita della quantità e della qualità del livello delle informazioni disponibili. La ricerca intende rispondere a domande come: ma chi sono i collezionisti italiani? dove vivono? che professione svolgono? cosa collezionano? quali strumenti utilizzano e quali ragioni li inducono a collezionare? quanto tempo e quante risorse dedicano a questa passione? come pesano le motivazioni economiche e quelle emotive? esistono tratti “nazionali” delle pratiche collezionistiche? Che impatto ha avuto la pandemia sulle loro strategie d’acquisto e cosa si aspettano nel futuro dal mercato dell’arte? Domande che per lungo tempo non hanno trovato risposte soddisfacenti sulla base di analisi su campioni statisticamente robusti; per questa ragione, sulla scia delle principali esperienze internazionali, quest’anno la seconda edizione dell’indagine sui collezionisti italiani di arte moderna e contemporanea è stata realizzata in collaborazione con Artissima. Innanzi tutto, un’analisi sociodemografica dell’universo di riferimento, ovvero la “Vip Collectors List” di Artissima, che vanta un numero straordinario di referenze nazionali; sono infatti a quasi 5mila i collezionisti italiani presenti nel database della prestigiosa fiera torinese impiegato come base per l’invio della “survey”… Torneremo presto su questo studio, che analizza un tassello di un mosaico ancora complessivamente inesplorato.

Tornando alla presentazione di questa mattina, va segnalato che Gian Maria Tosatti ha riconosciuto che esiste un evidente deficit di conoscenza del sistema dell’arte italiano, come emerge anche da alcune sue esplorazioni sulla base della propria esperienza accademico-universitario. Un deficit cognitivo che riguarda paradossalmente anche gli studenti universitari che si specializzato su queste materie. E se questo primo “target” è “ignorante” (o “distratto”), si può immaginare cosa può pensare (sapere) dell’arte contemporanea italiana il pubblico indistinto, ovvero non gli appassionati d’arte, ma la popolazione intesa nella sua totalità…

A proposito di distanza tra “arte” e “cittadini”: 2 cittadini su 3 a Roma non conoscono nemmeno l’esistenza del Palaxepo

A conferma di questo “gap” tra intervento delle istituzioni e pubblico/mercato, abbiamo citato un dato sorprendente, sul quale non sembra aver riflettuto nessun operatore funzionario giornalista: lunedì scorso a Roma, è stata presentata la XIV edizione della “Indagine sulla qualità della vita e dei servizi pubblici locali a Roma”, a cura dell’Agenzia per il Controllo e la Qualità dei Servizi Pubblici a Roma (Acos): se è vero che il “voto medio” espresso dal campione di cittadini romani interpellati ha espresso valori positivi per i “servizi culturali” (7,3 su scala 0-10 per il Palaexpo, 6,8 per l’Auditorium), pochi osservatori hanno notato come la gran parte dei cittadini ha dichiarato di non conoscere il servizio (64 % per il Palaxepo, 60 % per l’Auditorium)!

In sostanza, a Roma 2 cittadini su 3 non conoscono nemmeno l’esistenza del Palazzo delle Esposizioni, che pure è uno dei principali luoghi di offerta artistica romana: un dato sintomatico semplice nella sua allarmante chiarezza. Acos non ha domandato il livello di soddisfazione per l’offerta della Quadriennale di Roma, ma temiamo che la quasi totalità dei cittadini romani ne disconosca l’esistenza stessa.

Ci si augura quindi che il nuovo percorso che la Quadriennale ha deciso di intraprendere possa stimolare veramente un adeguata conoscenza del “sistema dell’arte” nazionale, gettando le basi di una politica culturale che sia basata su dati oggettivi ed analisi accurate, nella sempre auspicata prospettiva dell’“evidence-based policy making” (che in Italia è ancora “rara avis”).

Il lavoro da realizzare è enorme, ma è certamente importante che qualcuno abbia finalmente colto con sensibilità e con serietà questa esigenza cognitiva: non resta che augurare buon lavoro, ed attendere i risultati di questo novello inatteso “ente di ricerca” che la Quadriennale intende incarnare.

Clicca qui, per il nuovo sito web della Quadriennale di Roma, in occasione della presentazione della programmazione per il triennio 2022-2024 della Fondazione “La Quadriennale di Roma”, Roma, 7 marzo 2022.

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