Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni annuncia un gruppo di studio interministeriale per un “piano d’azione” a favore del miglior uso dei “social media” da parte dei giovani. Nel mentre, la pornografia è liberamente accessibile su web, senza che nessuna istituzione intervenga.

Il comunicato stampa è stato diramato da Palazzo Chigi ieri pomeriggio domenica 20 novembre 2022, e meritava certamente più attenzione di quel che non si registra sui quotidiani di oggi (modestissima la rassegna su cartaceo e su web): il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha deciso di ricordare la Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza (che si celebrava ieri, la terza domenica di novembre) con un annuncio stimolante, ovvero la costituzione di un gruppo di studio che affronti le tematiche critiche del rapporto dei giovani con i “social media”.

Così scrive la Premier: “oggi si celebra la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Una ricorrenza estremamente importante, che intendiamo celebrare confermando l’impegno a 360 gradi del Governo per garantire a bambini e adolescenti il godimento di quei diritti sanciti dalla Convenzione Onu e che spesso vengono negati o non assicurati come dovrebbero”.

Spiega Giorgia Meloni: “la crisi pandemica, il difficile contesto economico che ne è derivato e la complessa congiuntura internazionale nella quale ci troviamo stanno incidendo profondamente sul nostro tessuto economico e sociale. Hanno aggravato problemi già noti, dalla povertà alle diseguaglianze, e creato nuove emergenze. Bambini e ragazzi stanno pagando il prezzo più alto. Dati e statistiche sono concordi nel dire che le dure restrizioni alla socialità imposte durante la pandemia hanno avuto pesanti conseguenze sulla salute e sul benessere psicologico dei più piccoli e dei più giovani. Non dimentichiamo, inoltre, l’aggravarsi della diffusione delle dipendenze patologiche, il crescente fenomeno del bullismo e delle baby gang. Così come non si può più trascurare l’impatto dei social network e delle nuove tecnologie. Bisogna aiutare i nostri ragazzi a comprendere il duplice volto del web, strumento che non va condannato a priori ma che va reso un luogo sicuro, proteggendo i nostri bambini e ragazzi dalle insidiose trappole del cyberbullismo e della pedopornografia online”.

Con queste premesse – assolutamente condivisibili – l’annuncio: “il Governo intende istituire un gruppo di lavoro con tutti i Ministeri e le Istituzioni competenti per stilare un piano d’azione operativo e concreto. Dare nuova centralità ai bambini e ai ragazzi è una priorità: una sfida epocale, che intendiamo portare avanti perché il futuro della nostra Nazione dipende dalla capacità di rispondere ai bisogni delle giovani generazioni”.

Si ricordi che il tema “bullismo” è senza dubbio sensibile anche per esperienza diretta della Meloni, essendo lei stessa stata vittima di questo fenomeno, come racconta con franchezza nella sua biografia “Io sono Giorgia” edita da Rizzoli (la cui lettura – assolutamente intrigante – si consiglia a tutti coloro che nutrono perplessità e pregiudizi nei confronti della leader di Fratelli d’Italia)

Un richiamo è venuto ieri anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sempre in occasione della Giornata Mondiale, secondo il quale “deve essere profusa ogni energia per garantire a tutte le bambine e a tutti i bambini una infanzia che risponda ai loro bisogni e alle loro aspirazioni ricordando che la Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia ha posto bambini e ragazzi al centro”.

Dalla Lega Salvini, una proposta di legge contro le “baby gang”: “Daspo del cellulare”?

Dalla Lega Salvini, viene intanto una proposta di legge di approccio repressivo (potrebbe essere altrimenti?!), finalizzata a ridurre il fenomeno delle “baby gang”, che purtroppo sembra ormai essere diffuso sull’intero territorio nazionale.

Nel 2020, durante il periodo Covid, i casi accertati sarebbero stati 741, cresciuti a 1.249 nell’anno successivo, e nei primi sei mesi del 2022 se ne registrano più dì 1.900… Sempre più spesso riguardano ragazzi al di sotto dei 14 anni. In Parlamento, si discute da anni sulla possibilità di abbassare l’età per perseguire chi in gruppo “assume comportamenti devianti compiendo crimini di diversa natura”, e sta per essere presentato un disegno di legge che reca come primo firmatario il Capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo. Al testo, hanno lavorato lo stesso Salvini e il Sottosegretario alla Giustizia senatore Andrea Ostellari. Cosa prospetta questa proposta? Chi commette un reato e non ha ancora compiuto 14 anni viene convocato in Questura insieme al proprio genitore: è previsto un provvedimento di ammonimento, con una sanzione amministrativa che può arrivare a 1.000 euro. Se poi il minore non va a scuola, al genitore viene tolto, qualora dovesse riceverlo, il reddito di cittadinanza e l’assegno unico familiare.

Una delle caratteristiche specifiche di questa proposta di legge riguarda l’uso del cellulare per diffondere in rete la bravata, fattispecie che prevede pene da 1 a 5 anni. Previsto anche il “Daspo del cellulare”: sarà confiscato se il minore lo utilizzerà per diffondere un atto criminale a fini di propaganda. E il minore non potrà prendere la patente a 18 anni, ma solo quando completerà il percorso della riabilitazione. Nel disegno di legge, si propone anche “il risarcimento del danno”: se, per esempio, ha anche semplicemente imbrattato un muro, sarà chiamato nei giorni successivi – e verranno coinvolti i suoi genitori – a porre rimedio. L’estinzione del reato arriverà solo se il programma avrà un effetto positivo. Per chi si rifiuta di intraprendere questa strada, processo ordinario e nessuno sconto di pena. “Le baby gang vanno oltre il semplice bullismo: sono gruppi che agiscono in maniera organizzata e sistematica con un’emulazione dei clan”, si sottolinea nel testo del disegno di legge. “Dobbiamo – ha spiegato Ostellari – essere determinati nel richiamare tutti, ragazzi e genitori, al rispetto delle regole”.

Inquietanti dati Unicef: quasi 46mila adolescenti si tolgono la vita ogni anno, più di uno ogni 11 minuti…

In occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza è stato pubblicato ieri 20 novembre 2022 dall’Unicef (il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia) un rapporto su razzismo e discriminazioni, intitolato “Diritti negati: l’impatto della discriminazione sui bambini” (purtroppo non è stata curata una edizione in lingua italiana; clicca qui, per il report in inglese), che dimostra quanto il razzismo e la discriminazione colpiscano l’istruzione, la salute, l’accesso alla registrazione alla nascita e a un sistema giudiziario giusto ed equo e sottolinea le diffuse disparità fra minoranze e gruppi etnici. Tra i nuovi risultati, il rapporto mostra che i bambini appartenenti a gruppi etnici, linguistici e religiosi emarginati, in un’analisi su 22 Paesi, sono molto indietro rispetto ai loro coetanei nelle capacità di lettura. In media, gli studenti di età compresa tra i 7 e i 14 anni appartenenti al gruppo più avvantaggiato hanno più del doppio delle probabilità di avere competenze di base nella lettura rispetto a quelli del gruppo meno avvantaggiato…

Particolarmente inquietante il dato che emerge dal Rapporto Unicef, secondo il quale nel mondo 1 adolescente su 7 fra i 10 e i 19 anni soffre di problemi legati alla salute mentale, ed il suicidio è la quinta causa di morte per i giovani tra i 15 e i 19 anni, e la seconda causa in Europa: quasi 46mila adolescenti si tolgono la vita ogni anno, più di uno ogni 11 minuti…

Ed in Italia nessuno si preoccupa del libero accesso dei giovani alla pornografia su web

In questo scenario complessivamente sconfortante, va ri-denunciato che nessuna istituzione italiana sembra porsi il problema del libero accesso alla pornografia sul web: nel nostro Paese, una qualche attenzione politico-normativa viene rivolta a fenomeni di devianza e criminalità estrema, come la pedopornografia, ma nessuno (proprio nessuno) dedica attenzione ad un fenomeno che paradossalmente è divenuto quasi… “normalizzato”, senza studiarne approfonditamente le gravi conseguenze, a livello infra-psichico e sociale.

Lo andiamo scrivendo, e da anni, su queste ed altre colonne, ma la nostra denuncia sembra cadere nel vuoto.

Deriva trash in Tv

Il fenomeno è connesso ad un altro, non meno preoccupante: la deriva “trash” della programmazione televisiva, sui canali televisivi “free”, su quelli a pagamento, ed infine sulle piattaforme.

In sostanza: sempre più si vede di tutto e di più, senza ormai nessun meccanismo reale di auto-censura da parte degli editori.

I casi eclatanti sono stati oggetto di distratta attenzione da parte dei media “mainstream”, ed anche da parte della politica.

Noi – curatori della rubrica IsICult per “Key4biz” intitolata “ilprincipenudo” – abbiamo dedicato molta attenzione ad un caso emblematico, che pure si è risolto in una barzelletta…

L’incredibile caso del telefilm “Luna Piena” trasmesso da Rai 2 alle 19:40: un lupo mannaro, mamme con uteri in affitto, una donna che uccide l’ex con una mazza da baseball, un gay dal cui ano…

Qualche mese fa, abbiamo illustrato con accuratezza la dinamica del caso (ai limiti dell’incredibile) di “Luna piena”, ovvero la trasmissione di un episodio della serie televisiva statunitense “9-1-1” (vedi “Key4biz” del 28 gennaio 2022, “Rai trasmette in fascia protetta un telefilm raccapricciante: nessuno interviene”), andata in onda alle ore 19:40 su Rai2. L’episodio è stato trasmesso in “fascia protetta”, e quindi alla mercé di bambini ed adolescenti. Nel grande flusso delle trasmissioni televisive, nel “mare magnum” di quel che il web propina, “pochi” se ne sono resi conto… Le rilevazioni Auditel di quel giorno registrano questi dati: 735mila spettatori ed uno share del 3,3 %.

Una simpatica sinossi dell’episodio?! Un licantropo che divora una persona, donne incinte con utero in affitto che partoriscono in palestra, una donna che uccide con una mazza da baseball l’ex che la perseguita, un gay dal cui ano viene estratto un verme solitario

Riteniamo sconcertante e gravissimo che la Rai programmi nei suoi palinsesti la messa in onda di contenuti del genere nella fascia oraria protetta per i minori”, aggiungendo che “non è certo per questo che i cittadini italiani pagano il canone”, hanno denunciato a suo tempo Toni Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente Presidente e Vice Presidente di Pro Vita & Famiglia, che ha promosso una petizione che ha raggiunto in breve tempo circa 30mila firme.

Avevano perfettamente ragione, eppure la notizia della denuncia di Brandi e Coghe non ha registrato una rassegna mediale minimamente significativa. I primi a sollevare il caso sono stati in verità, l’ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Politiche Familiari Carlo Giovanardi (Governo Silvio Berlusconi, dal 2001 al 2006) e l’ex Presidente del Forum delle Associazioni Familiari Luisa Santolini, che hanno presentato un esposto formale al fantasmico Comitato di Applicazione del Codice di Autoregolamentazione “Media e Minori”.

Il “Comitato Media e Minori”: soggetto fantasmico, ente inutile, comodo soltanto per consentire ai broadcaster di lavarsi la coscienza

E qui, veniamo… a bomba: questo Comitato di Autoregolamentazione è veramente un soggetto fantasmico, un ente inutile.

Si tratta di un organismo di “auto-regolamentazione” che non esercita un filtro minimamente efficace rispetto alle nefandezze e porcherie che tv e web offrono.

Il Comitato non ha peraltro la strumentazione adeguata alle funzioni che pure gli sarebbero state assegnate. Incarna il classico caso della foglia di fico per cercare di nascondere le proprie vergogne.

Lo abbiamo denunciato molte volte, anche su queste colonne: vedi “Key4biz” del 29 ottobre 2021, “Mise nomina il nuovo Comitato media e minori”; e del 19 novembre 2021, “Comitato Media e Minori, interrogazione a Giorgetti dei senatori Lannutti, Corrado e Angrisani (che citano Key4biz) ”. Si segnala che ad oggi, a distanza di un anno dalla presentazione, la risposta all’Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06301 non è ancora pervenuta. La legislatura s’è conclusa, ormai, e quindi… buonanotte ai suonatori.

E ciò basti.

Ma il caso “Luna piena” su Rai non è l’eccezione alla regola: semplicemente è un caso che non è sfuggito alla prevalente disattenzione.

Si segnala esemplificativamente anche la messa in onda, da parte di Mediaset, della serie americana “Shameless”, un cui episodio – con tanto di fellatio – è andato in onda alle 9 del mattino (per la precisione, fellatio e cunnilingus compaiono esattamente alle 8:47, sul canale 27)… Certo, il programma è andato in onda con “cartello” iniziale di avviso, e finanche “bollino rosso”… E, volendo, suvvia!, c’è sempre il “parental control” (libera-coscienza), nevvero?!

Esempi come questo se ne potrebbero produrre a decine, ma sembra che tutto questo sia una “nuova normalità”, nel sistema mediale italiano.

Rarissime le critiche, e da quasi nessuna testata giornalistica, se non il periodico della cattolica Aiart (Associazione Cittadini Mediali onlus), “Il Telespettatore”, diretto da Maria Elisa Scarcello. Nell’ultimo numero (edizione n° 7/8/9, luglio-settembre 2022), Giovanni Baggio, Presidente nazionale dell’Aiart, pubblica un editoriale intitolato “Infanzia proibita”. La denuncia è netta: “Il grido di allarme dell’Aiart e le prove del fallimento dello Stato italiano nella cronica inerzia a salvaguardare i superiori interessi dei minori e a potenziare la funzione fondamentale delle istituzioni preposte alla tutela”.

Denuncia caduta nel vuoto più totale.

Reazioni forse dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni alias Agcom?! No.

Apprezzamento da parte di un qualche segretario di partito, presidente di commissione parlamentare, finanche singolo deputato o senatore? Non registrato.

Dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (alias Agia) meglio tacere, dato che si tratta di un organismo assolutamente privo di poteri e risorse, geneticamente impotente: a cosa serve, concretamente, gentile Presidente Carla Garlatti?!

Nessun cenno a pornografia sul web ed alla deriva dei programmi tv nelle proposte che Carla Garlatti, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, ha sottoposto alla Premier

Peraltro, non ci sembra che tra le 5 proposte per “Riscoprire il futuro” (in materia di “minori autori e vittime di reato”)che Lei ha presentato giovedì scorso 17 novembre, in occasione della Giornata Mondiale Infanzia,vi sia traccia del problema “mediale” dei giovani: Lei ha proposto “sanzioni penali a misura di minorenne”, “giustizia riparativa come risposta prioritaria”, “sportelli dedicati a sostegno delle vittime”, “piena attuazione ordinamento penitenziario minorili”, “prevenzione spazi per i giovani ed educazione alla legalità”… Non 1 parola una sulla pornografia sul web, non 1 parola una sulla deriva dell’offerta di tv e piattaforme web. Questi problemi non esistono, nell’agenda dell’Agia?! Non ritiene che i problemi che qui andiamo sollevando vedano i minori come veramente vittime di reati???

Apprezzabile che Lei abbia inserito la questione dell’“ambiente digitale” nella Sua lettera aperta al Premier Meloni, il 9 novembre scorso: al primo posto, ha posto la questione della “povertà digitale”, al secondo la “dispersione scolastica”, al terzo la “salute mentale”, al quarto l’“ambiente digitale” appunto, ed al quinto la “partecipazione dei minori”.

Riportiamo la Sua specifica proposta, in argomento: “L’Autorità garante, insieme a Agcom e Garante privacy, ha messo a punto in un tavolo presso il Ministero della Giustizia una serie di proposte in tema di minorenni online”. Tre di esse, sono richiamate dalla nota inviata al Presidente Meloni:

  • per la verifica dell’età dei minorenni che accedono a social e app, è stata chiesta l’introduzione di un nuovo sistema basato sulla certificazione dell’identità da parte di terzi, come avviene per la Spid;
  • rinnovata anche la proposta di innalzare a 16 anni l’età minima per prestare il consenso al trattamento dei dati personali da parte dei fornitori di servizi online, ai sensi del Gdpr”;
  • per i baby influencer – Lei ha sostenuto –  ho sollecitato l’adozione di una disciplina che preveda la verifica dei profitti generati online dai minori e il diritto all’oblio per i contenuti pubblicati su richiesta diretta dei ragazzi, una volta compiuti 14 anni”. Per i “baby influencer”, l’Autorità ha chiesto anche di estendere le tutele già previste per i minorenni che lavorano, come ad esempio nello spettacolo e nella pubblicità. Infine, per i casi di “sharenting” (condivisione online delle foto dei figli da parte di genitori e parenti) è stata sollecitata l’applicabilità delle disposizioni in materia di cyberbullismo, che consentono ai minorenni di chiedere direttamente la rimozione dei contenuti.

Bene, commendevoli iniziative. Se Governo e Parlamento dimostreranno di avere orecchie sensibili.

Nessun Suo cenno, però, al problema della pornografia indiscriminatamente accessibile sul web. Nessun cenno al problema della tutela dei minori rispetto a contenuti televisivi inadatti…

In questo ultimo numero della rivista dell’Aiart, viene pubblicata anche una intervista a Remigio Del Grosso, che è una delle rare voci fuori dal coro. La direttrice de “Il Telespettatore” così introduce l’intervista: “il Comitato che tutela i minori da contenuti mediali potenzialmente dannosi è in crisi: poche, quasi nulle le delibere di raccomandazione, quasi nessuna richiesta di sanzione. Spinta dell’opinione pubblica, ripresa di alcune proposte, presenza istituzionale delle associazioni degli utenti negli organi amministrativi della Rai: le indicazioni di Remigio Del Grosso in un’intervista che nasce con lo scopo di dare delle risposte ben precise agli utenti che interpellano l’Aiart”. Del Grosso è membro del Comitato Media e Minori, membro dell’Osservatorio della Regione Lazio per il gioco d’azzardo patologico, già Vice Presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti- Agcom, e Vice Presidente del “Comitato Media e Minori” del Ministero dello Sviluppo Economico… Sostiene tra l’altro Del Grosso: “il nostro presidente viene spesso intervistato in tv come opinionista sui temi più disparati, ma mai una volta che accenni al problema della pericolosità per i minori di alcune trasmissioni”. Il riferimento è al Presidente del Comitato Media e Minori, Jacopo Marzetti, che pure qualche settimana fa ha avuto un conato di… attivismo.

Lettera di “richiamo” (sic) ai broadcaster da parte dell’avvocato Marzetti, Presidente del Comitato Media e Minori: pannicelli caldi, ancora una volta

Qualche settimana fa, il Presidente del Comitato “Media e Minori”, l’avvocato Jacopo Marzetti ha indirizzato a RaiMediasetLa7ViacomDiscoveryConfindustria Radio TelevisioniAer-AnticoralloSky Italia, una graziosa epistola di… “richiamo” (sic). Indirizzata “personalmente” a Marinella SoldiFedele ConfalonieriUrbano CairoJaime OndarzaAlessandro AraimoFranco SiddiMarco RossignoliAndrea Duilio

Ma come è possibile non comprendere che azioni di questo tipo sono veramente parole… scritte sull’acqua?! Poco più di… un buffetto sulla guancia!

Ha scritto Marzetti: “in qualità di Presidente del Comitato Media e Minori ritengo doveroso richiamare la Vostra attenzione circa l’adempimento a uno dei principi cardine del codice di autoregolamentazione Media e Minori, ovverosia alla funzione educativa e di tutela dei minori che la televisione è chiamata a perseguire o comunque agevolare. Infatti non posso sottacere i numerosi esposti e raccolte firme pervenuti da cittadini e associazioni e relativi alla messa in onda di programmi che, pur non violando apertamente i precetti di condotta stabiliti dal Codice di autoregolamentazione sulla tutela dei minori in tv, non si pongono in perfetta coerenza con i principi dello stesso e con le responsabilità assunte nei confronti delle platee più vulnerabili di bambini e adolescenti”.

Si consenta la battuta: “in perfetta coerenza”, Presidente???

Continua il Presidente del Comitato Media e Minori: “per tali motivi, su richiesta adottata all’unanimità dal Comitato da me presieduto, si richiede la massima attenzione al fine di garantire una programmazione che assicuri il rispetto dei principi e dei valori più volte richiamati anche nei Vostri codici etici. In particolare, si fa riferimento sia alla necessità di garantire la qualità e il rigore dei programmi trasmessi anche nella fascia oraria non protetta, tenuto conto che in ogni caso possono essere visualizzati dai minori, sia ai programmi provenienti da altri Paesi soprattutto quelli dedicati ai più piccoli, per verificarne – prima della messa in onda – la compatibilità con il nostro ordinamento giuridico pur nell’esercizio della Vostra autonomia”.

E perché Marzetti non ha indirizzato la sua terribile epistola anche alle piattaforme come Netflix ed Amazon Prime?!

Parental control

E perché il Comitato Media e Minori non pone a Netflix e Sky & Co. una semplice domanda su quanti sono gli utenti che utilizzano il tanto decantato “parental control”? noi, da studiosi e da giornalisti, abbiamo provato a chiederlo, ma la domanda è rimasta senza risposta.

Immaginiamo il brivido di terrore che hanno provato le emittenti televisive, ricevendo l’epistola dell’avvocato Marzetti… In totale assenza di efficaci meccanismi repressivo-sanzionatori.

Senza parole (restiamo noi, lettori critici ed analisti mediologici).

E la politica tace. A destra come a sinistra. E al centro.

La lettera di Marzetti non ha avuto alcuna pubblicità, ma campeggia (peraltro senza data né numero di protocollo!) sul sito web del Ministero dello Sviluppo Economico (l’ex Mise), ormai Ministero delle Imprese e Made in Italy (Mimit).

Si ricordi infatti che il Comitato Media e Minori opera nella “giurisdizione” del dicastero affidato ad Adolfo Urso. In materia televisiva, non abbiamo però registrato prese di posizione del Ministro, né sul “contratto di servizio” in misteriosa gestazione tra Rai e Mimit (in argomento, si rimanda al nostro intervento su “Key4biz” del 15 novembre 2022, “Il Ministro Giorgetti smentisce il leader della Lega Salvini: il canone Rai resta in bolletta (almeno per il 2023)”, né sul tema della tutela dei minori… L’8 novembre il Ministro si è invece espresso con una nota pubblicata sul sito web del Ministero, in relazione al rinnovo della norma per il “bonus tv” (dal 12 novembre, si è interrotta l’erogazione dei due bonus, “decoder” e “rottamazione tv”, mentre rimane attivo il bonus “decoder a domicilio”): “abbiamo richiesto al Mef il rifinanziamento della misura, perché riteniamo indispensabile assicurare ai cittadini la continuità di uno strumento che ha funzionato per agevolare questo delicato passaggio tecnologico”

Il Ministro ha ritenuto di intervenire su questo specifico tema, ma non ancora su Rai e tutela dei minori. Attendiamo.

Esempio concreto della inefficacia (inutilità) del Comitato Media e Minori?

Ecco il testo della “Risoluzione” adottata il 16 giugno 2022 dal Comitato “Media e Minori”, in relazione alla succitata vicenda della ignobile messa in onda della puntata “Luna piena” della serie tv “911”, trasmessa su Rai2 il 7 gennaio 2022: merita veramente essere letto: “esaminata la memoria difensiva fatta pervenire dall’Emittente in data 28/03/2022; ritiene che trattasi di scene di inaudita violenza mandate in onda senza l’adozione di opportuni accorgimenti rafforzati; si ravvisa pertanto, la violazione degli articoli 2.2 b) e 2.4 del Codice di autoregolamentazione Tv e Minori; richiede alla rete Rai 2, titolare della Produzione, ai sensi dell’art. 35 c.4 del Decreto Legislativo n.177/2005 come modificato, di dare entro i prossimi 10 giorni chiara e adeguata notizia della presente risoluzione in un proprio notiziario di massimo ascolto”.

E la spettabile Rai come reagisce, con lettera a firma dell’Avvocato Francesco Spadafora, a nome della Direzione Affari Legali e Societari?!

Scrive Viale Mazzini il 12 luglio 2022 (peraltro ben oltre “i prossimi 10 giorni”…): “nel ribadire le argomentazioni espresse nella memoria del 25 marzo 2022, con il consueto spirito di collaborazione e nel rispetto di questo spettabile Comitato, confermiamo che il Tg2 ha dato notizia della risoluzione adottata dall’organo di autodisciplina nell’edizione delle ore 18:15 del 8 luglio 2022”.

Con quale coraggio intellettuale, peraltro con quale faccia tosta Rai sostiene che quella del Tg2 Rai delle ore 18:15 sia una edizione di… “massimo ascolto”?!

Diverte peraltro osservare che, nel comunicato dell’Ufficio Stampa Rai con gli “ascolti tv di venerdì 8 luglio” (diramato il 9 luglio 2022), non risulti traccia alcuna della messa in onda di una edizione del Tg2 alle ore 18:15 (risulta soltanto l’edizione delle ore 12:59 con 1,7 milioni di spettatori, quella delle 20:32 con 1,1 milioni, nonché Tg Post con 890mila, Tg2 delle 8:30 con 194mila, Tg2-Italia con 142mila, Tg2 Eat Parade, 1,1 milioni, Tg2-Sì Viaggiare 874mila spettatori…). Sorge naturale il dubbio: ma questa “notizia della risoluzione” è effettivamente andata in onda sulla Rai? E con quali risultati di ascolto?!

Barzellette italiane.

Urge arginare l’immondizia audiovisiva del nostro Paese

Il sistema secondo il quale i controllori ed i controllati sono gli stessi soggetti (come avviene con il “Comitato Media e Minori”) è inefficace ed inaffidabile: è semplicemente una presa in giro del telespettatore e del cittadino, un comodo meccanismo di autoreferenzialità liberatoria per broadcaster e piattaforme.

Non resta che augurarsi che Giorgia Meloni, nell’istituire l’annunciato “gruppo di studio” interministeriale ed interistituzionale per un “piano d’azione”, fornisca indicazioni politiche di indirizzo programmatico adeguate, affinché si affronti in modo serio la deriva in atto, la sempre più frequente diffusione di immondizia audiovisiva (parafrasando una bella battuta del compianto Franco Battiato sull’immondizia musicale dilagante), sia sul fronte della pornografia su web liberamente accessibile ai minori (basta digitare due paroline su Google…) sia sul fronte di una minima tutela dei diritti dei minori (ad un equilibrato sviluppo psichico rispetto all’affettività…) da parte delle emittenti televisive e piattaforme web.

E che il “gruppo di studio” sia formato con approccio sistemico e multidisciplinare, coinvolgendo in primis mediologi e culturologi sociologi e psicologi e statistici (prima che giuristi ed economisti), in una prospettiva aperta e plurale: i danni che i fenomeni in atto stanno provocando hanno profonde dinamiche carsiche ed imprevedibili per la società intera…

Servono nuove norme e strumentazioni adeguate per interrompere la deriva in atto.

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