Tra milioni e miliardi di euro e numeri in libertà, il Presidente Conte annuncia la manna dei 55 miliardi del Decreto “Rilancio”, ma le perplessità sono tante. Permane un governo confuso e ansiogeno dell’emergenza.

Ieri sera, in orario simpaticamente coincidente con la maggiore audience televisiva, verso le 20:30, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha (ri)parlato alla Nazione, appena conclusa una lunga riunione del Consiglio: ancora una volta, si tratta di una iniziativa che, per la sua valenza politica e comunicazionale, merita essere analizzata non soltanto dal punto di vista mediologico.

Sortita debole, quella di mercoledì 13 maggio 2020: basti osservare come, nel suo discorso, il Premier, in almeno tre occasioni, abbia un po’… “dato i numeri”, confondendo milioni e miliardi (di euro) come se si trattasse di… noccioline (e gli italiani… scimmiette in attesa?!).

Leggeva degli appunti (sempre Rocco Casalino il “ghost writer” primario?), ed era evidentemente stanco molto stanco – come ha riconosciuto esplicitamente in risposta ad una domanda di una giornalista – ma come diavolo si possono confondere, nel segnalare gli aiuti alle imprese fino a 250 milioni di fatturato con 250… miliardi?! In un punto del discorso, si rende conto di aver sbagliato, e dice “sblocchiamo milioni… miliardi… scusate, di euro”.

Tutto il suo intervento è stato caratterizzato da una numerologia impressionante: soldi soldi soldi, tanti e forse tantissimi, interventi per oltre 55 miliardi di euro, due volte una finanziaria classica. Testualmente: “è un testo complesso… ci sono oltre 250 articoli, ma tenete conto che parliamo di 55 miliardi pari a due manovre, due leggi di bilancio”. Gli articoli, per l’esattezza, sono 256 e le pagine di testo ben 464…

Potrebbe essere interessante anche una lettura psicologica della dinamica, ma ci porterebbe troppo oltre.

Cosa ha detto Conte nel primo minuto del suo discorso?!

Coreografia: il Premier affiancato alla propria sinistra da Stefano Patuanelli (M5S) e Roberto Speranza (Leu) ed alla destra da Roberto Gualtieri (Pd) e Teresa Bellanova (Italia Viva), dapprima tutti “mascherati” – cioè indossando la mascherina – e poi tutti senza.

Tecnologia: a parte l’inquadratura sostanzialmente fissa in campo medio (esiste un regista degno di questa qualifica professionale a Palazzo Chigi?!), che dire del primo minuto (ovvero 30 o 40 secondi) della conferenza stampa nel quale il Premier ha parlato, ma nessuno ha sentito nulla, ed ha compreso qualcosa soltanto chi sa leggere la lingua dei segni, grazie alla simpatica interprete gesticolante?!

Errori di questo tipo non sono tollerabili, a questi livelli istituzionali.

Sul sito web della Presidenza del Consiglio dei Ministri ancora oggi, è in bella mostra la videoregistrazione, con il primo minuto silente: che avrà detto Giuseppe Conte in quei primi 60 secondi?!

Il minuto manca anche sul canale YouTube della Presidenza del Consiglio, mentre diverte osservare che sulla pagina Facebook il discorso inizia già tagliato (e non si possono leggere quindi i commenti della diretta nel primo minuto della conferenza stampa)…

Che dire dei collegamenti con i giornalisti, via Skype o quel che sia, con voci non stabili ed immagini traballanti? A questi livelli, questi deficit tecnici sono veramente insopportabili.

Non entreremo nel merito degli aspetti economico-politici del discorso: si tratta di un eccezionale intervento di politica economica o un libro dei sogni che verrà contraddetto nella sua concreta operatività?!

Qui ci limitiamo a segnalare alcune “chicche” di contenuto e forma, tra il retorico ed il prossemico, tra annunci roboanti e sorrisetti sornioni.

Il tono è sempre lo stesso: bonario e paternalistico.

Complessivamente, l’impressione della volontà di rappresentare una “potenza di fuoco” enorme, quasi a rendere gli annunciati interventi del Governo una sorta di motore di catarsi radicale del Paese: basta povertà, basta ingiustizie… con tutti questi soldi, un Paradiso in terra è quasi imminente (senza naturalmente domandarsi “chi” pagherà tutto questo indebitamento pazzesco dello Stato, tra qualche anno…).

Dettagli…

Da notare la totale assenza di riferimenti ai “deficit di genere” che sono stati denunciati, nella composizione della Task Force degli Esperti (vedi alla voce Vittorio Colao) e del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile (vedi alla voce Angelo Borrelli): qualche giorno fa, il Premier ha recepito le critiche (sollevate anche su queste colonne) ed ha innestato 11 donne nei 2 organismi consultivi (ma in verità co-decisionali).

Curioso che questa “corrigenda” non sia stata rivendicata ieri sera (forse si è reso conto che la correzione di rotta è stata tardiva?!), e comunque, nonostante gli “innesti” di genere, la composizione resta ben squilibrata. Come recita il comunicato diramato martedì 12, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, “nell’esigenza di garantire una rappresentanza di genere” (e quindi riconoscendo autocriticamente che prima non era garantita), ha integrato il Comitato di esperti diretto da Vittorio Colao con 5 donne (che si aggiungono alle 4 già presenti, ed il Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, su proposta del Presidente del Consiglio, integrerà il Comitato tecnico-scientifico con altre 6 personalità. Quindi, con le “integrazioni”, siamo a quota 9 donne sul totale di 23 membri nella Task Force (un 40 %), e 6 donne su un totale di 26 nel Cts (un 20 %).

Da notare la totale assenza di riferimento alla società digitale… Già soltanto questo “dettaglio” la dice lunga sul “governo” della pandemia, “Fase 1” o “Fase 2” che sia.

E che dire – a proposito degli interventi nel settore della cultura – della infelice frase “i nostri artisti che ci fanno tanto divertire”, subito integrata (corretta?!) con un “e appassionare”. La sortita ha provocato accese discussioni sui “social”, tra utenti e artisti. Alcuni hanno commentato che riferire le uniche parole rivolte agli artisti al puro intrattenimento, al “comico, facce ride”, non è soltanto riduttivo, ma finanche umiliante.

Conte ha sostenuto che il Governo presta particolare attenzione alla cultura, ma non aveva al proprio fianco il titolare del Mibact, Dario Franceschini, che avrebbe invece potuto ben illustrare l’intensità degli interventi del Governo (sul loro disegno strategico, o meno, torneremo presto). Poi, sappiamo perfettamente che la “coreografia” di queste iniziative è co-determinata dagli equilibri tra le forze che compongono la maggioranza, M5S e Pd in primis, ma anche Italia Viva e Leu. Ed ognuno rivendica verosimilmente la propria visibilità “televisiva”.

Numerologie in libertà, su soldi e migranti

E che dire della reazione alla domanda della giornalista di “Prima Pagina Tv”, Elisa Saltarelli, che ha chiesto una precisazione sulla regolarizzazione dei migranti?! Curiosa reazione di Conte: dapprima ha voluto ricordare che i Governi di centro-destra avrebbero regolarizzato più immigrati dei Governi di centro-sinistra, chiarendo però che non era proprio sicuro delle cifre proposte (circa 900mila a fronte di circa 500mila?!), e poi ha sostenuto che non era comunque questione “di numeri”, bensì di persone e di principi, ovvero di… umanità. D’accordo, ma, delle due, l’una: se non è questione di numeri, perché si citano dei numeri (peraltro non validati)?! Queste le esatte parole di Giuseppe Conte: “io adesso non ho fatto – dico la verità – uno studio esatto, sicuramente al Ministero dell’Interno forse avranno già dei numeri, delle proiezioni… sono, per quanto ne so, numeri molto più limitati… ma veda… non possiamo fare queste comparazioni… se ci si abbandona a queste comparazioni, ripeto, adesso… se sbaglio con qualche calcolo, vi assicuro in buona fede, ma credo che i governi di centrodestra abbiano regolarizzato all’incirca 877mila migranti… quelli di centrosinistra 500mila e rotti… se sono numeri sbagliati… chiedo preventivamente… non ero pronto a parlare di numeri delle regolarizzazioni… chiedo preventivamente scusa”.

Che dire poi della risposta sfuggente alla giornalista del quotidiano confindustriale “il Sole 24 Ore”, Manuela Perrone, che ha domandato se fosse imminente l’adozione dei provvedimenti necessari per il prosieguo della “Fase 2”, dato che da lunedì prossimo 18 maggio si prevede la riapertura di gran parte delle attività del Paese (vanno a decadere i Decreti del Presidente del Consiglio ancora vigenti), ma ancora ci si muove nella nebbia, dato che nessuno sa con chiarezza “chi” e “come”.

Basta Dpcm: finalmente si interverrà con Decreti Legge sottoposti al vaglio parlamentare

Il Presidente del Consiglio si è limitato a precisare che prevede l’approvazione di un Decreto Legge in Consiglio dei Ministri piuttosto che una rinnovata decretazione d’urgenza attraverso i controversi Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, ma è poca cosa (anche se importante dal punto di vista costituzionale), a fronte delle tantissime aspettative cognitivo-informative di 60 milioni di cittadini. Ha sostenuto il Premier che sta per proporre “un decreto legge, per coinvolgere di più il Parlamento: ormai siamo usciti dalla fase più acuta, è la soluzione migliore”. Meglio tardi che mai.

E che dire della battuta rivolta al Ministro dello Sviluppo Economico, allorquando qualcuno ha ipotizzato che l’approccio del Governo andasse nella direzione di una “nuova Iri”?! Il Premier ha passato la parola a Stefano Patuanelli, ironizzando che fosse il ministro grillino a favore della “collettivizzazione dei mezzi di produzione”…

Non ci sembra meritino commenti particolari gli interventi del Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri (è sembrato quasi spiazzato dalla girandola di numeri proposta da Conte, sembrava non avesse più nulla da dire…) o quelli del Ministero della Salute Roberto Speranza (anche lui spiazzato dalla numerologia del Premier…).

Insomma, il mattatore in scena è stato Conte, e lui soltanto. Gli altri, simpatiche spalle.

Merita un commento forse la commozione della Ministra per le Politiche Agricole Teresa Bellanova, che ha parlato del miliardo e 150 milioni di euro per sostenere la filiera agricola con l’articolo 110 bis sulla “sanatoria” dei migranti irregolari: “è per me un punto fondamentale — ha sostenuto quasi trattenendo le lacrime —, da oggi gli invisibili saranno meno invisibili”. E ringrazia la Ministra Luciana Lamorgese: “da oggi vince lo Stato, perché è più forte della criminalità e del caporalato”. Il premier la ringrazia “anche per la passione che mette nel suo lavoro”, ma Matteo Salvini e Giorgia Meloni la criticano con asprezza: “è la ‘Fornero 2’, non pensa agli italiani”.

In termini di audience, quella di ieri sera non è stato un gran successo: anche considerando le audience delle televisioni tematiche, il bilancio di Conte è rimasto certamente lontano dai 24 milioni di spettatori ottenuti dal Premier nel precedente appuntamento, quello che Enrico Mentana aveva definito “a reti unificate”.

Più in dettaglio (fonte Auditel): il “Tg1”, che ha riscosso 6,6 milioni di spettatori ed il 25,3 % di share, e, in particolare, in “zona Premier”, 7,6 milioni ed il 27,2 %; con cinque minuti scarsi della conferenza nel menù, il Tg5 ha conquistato complessivamente 5,3 milioni ed il 20,2 %; la conferenza non è stata coperta dal TgLa7 (ieri a 1,6 milioni e 6,2 %), con Enrico Mentana che questa volta ha passato la palla a Lilli Gruber per la cronaca delle dichiarazioni di Premier e ministri (“Otto e Mezzo” ne ha fatto però un modico utilizzo, trasmettendone la prima parte e intervistando Roberto Gualtieri in margine). Mediaset ha trasmesso Conte e le altre dichiarazioni con “Stasera Italia” (1,7 milioni e 6 %, e 1,6 milioni e 5,3 %), mentre Rai 2 ha offerto stralci su “Tg2” (1,5 milioni e 5,3%) e “Tg2 Post” (1,3 milioni e 4,5 %).

Immaginiamo che Conte abbia già in mente un nuovo “discorso alla Nazione”, si spera sabato sera e non domenica sera, essendo l’indomani lunedì 18 maggio giustappunto il termine temporale previsto dal vigente Decreto del Presidente del Consiglio… Non sarebbe comunque la prima volta, in questa sceneggiata dalle sortite “last minute”: tutti si pende dalle sue labbra. Ed il dubbio che ci sia una strategia comunicazionale precisa, sulla “persona Conte” più che sul Premier, cresce. Soprattutto se è vero che è in gestazione un… “Partito Conte”!

Questa tensione di attesa spasmodica per le decisioni del Governo è forse voluta?

Anche questo “mood” governativo di provocazione di attese spasmodiche deve essere oggetto di critica: è forse voluto, in termini di tensione comunicazionale ansiogena?! Certamente non produce l’impressione di una “gestione” ordinata e razionale dell’emergenza pandemica.

Programmazione zero, improvvisazione a mille. Cabina di regia inesistente, o comunque ubriaca.

La confusione sulle “regole” imminenti è estrema, basti pensare alla complessità burocratica dei “protocolli” proposti dall’Inail (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro) – d’intesa con l’Istituto Superiore di Sanità – per le attività di balneazione o per i parrucchieri…  Delle assurdità proposte dal Comitato Tecnico Scientifico in materia di riapertura dei teatri, abbiamo già scritto su queste colonne: gli attori sul palcoscenico dovrebbero recitare indossando la mascherina! (vedi “Key4biz” di martedì 12 maggio 2020, “Fase 2, quando e come riapriranno cinema e teatri”).

Questi protocolli sono forse assimilabili a “leggi dello Stato” (e come tali vanno rispettati) o si tratta di buoni auspici medico-sanitari (e ci si affiderà al “senso di responsabilità” del singolo)?! E c’è già chi propone un ricorso al Tar, ovviamente…

E che dire del solito effervescente policentrismo delle Regioni?!

Si passa dal “gioco” del “chiudo tutto” di qualche settimana fa (con l’alfiere isterico del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che quasi invocava la fucilazione per i cittadini trasgressori delle norme di precauzione), al rialzo “riapro tutto” (avanguardista Jole Santelli, Presidente della Calabria, bocciata… giustappunto dal Tar di turno), senza che si comprenda se esiste una adeguata “regia” (medico-sanitaria e socio-economica) dei processi imminenti.

Grande è l’attesa per la conferenza stampa dell’Istituto Superiore di Sanità (prevista per domani alle 12), perché è stato annunciato che soltanto tra oggi giovedì e domani venerdì sarebbe stato possibile “valutare” scientificamente gli effetti dei primi giorni della “Fase 2”, avviata giustappunto da lunedì 4 maggio.

Alle ore 18 di oggi, l’Ufficio Stampa dell’Iss improvvisamente comunica però che la conferenza prevista per venerdì 15 alle 12 è stata rimandata a mercoledì 20 maggio (alla stessa ora): decisione veramente molto strana, dato che venerdì scorso era stato annunciato che soltanto domani sarebbe stato giustappunto possibile “capire” i risultati della “Fase 2”, facendo il punto della pandemia. Come farà ora il Governo ad assumere decisioni sul da farsi da lunedì 18 maggio, in assenza di questi dati?! Oppure si è deciso di secretare anche questi risultati???

E se domani, per ipotesi, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro avesse rilevato dinamiche rischiose a seguito della parziale ri-apertura?!

Se il flusso dei dati quali-quantitativi non fosse confortante e rassicurante della buona via intrapresa?!

Il Governo farà marcia indietro, e, per esempio, bloccherà forse la attesa riapertura di ristoranti e bar, così come della gran parte delle attività commerciali, da lunedì 18 maggio?!

“Fase 2”: lentamente e caoticamente e ansiosamente

La tanto attesa “Fase 2” si sviluppa lentamente, caoticamente, ansiosamente…

Il problema di fondo registrato nei due mesi di “lockdown” si ripropone immutato, anzi paradossalmente aggravato: processi comunicazionali del Governo che sembrano incredibilmente improntati all’improvvisazione. Ed anche i processi decisionali appaiono confusi assai, oltre che ansiosi ed ansiogeni.

Che si simpatizzi per il Governo e la maggioranza o piuttosto per le opposizioni e le minoranze, è un dato di fatto oggettivo che prevalga una confusione che sembra determinata da improvvisazione. Non è sufficiente la dialettica infra-governativa (è evidente che tra il Movimento 5 Stelle e Partito Democratico – per non dire di Iv e Leu – vi sono punti di vista radicalmente discordanti su molte questioni), per giustificare questa improvvisazione e questa confusione.

Di fronte alla quale gli italiani assistono… sconcertati.

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