La Siae rilancia uno studio della Gesac che auspica una migliore economia della creatività, ed Optime si rivolge al Tar per chiedere maggiore trasparenza nella gestione della “copia privata”. Tra 15 giorni, i nomi definitivi dei Ministri.

Ancora una cortina di nebbia sul toto-ministri, ma si osserva come, una volta ancora, il Ministero della Cultura non appare… se in coda negli articoli giornalistici: in sostanza, al di là degli sforzi di Dario Franceschini, non sembra che il dicastero del Collegio Romano sia ai primi posti nelle gerarchie di interesse (e finanche di appetiti di potere) dei partiti.

Ovviamente – come dire?! – c’è tempo: questo il calendario previsto: lunedì prossimo 10 ottobre, operazioni di registrazione dei nuovi parlamentari, con dichiarazione del gruppo di appartenenza; giovedì 13 ottobre, prima convocazione delle Camere, con elezione, durante la prima seduta, dei successori di Fico e Casellati; le prime consultazioni potrebbero essere avviate da sabato 15 ottobre, e si prevede possano durare soltanto due o tre giorni; successivamente, il Presidente della Repubblica assegnerà un incarico esplorativo… Se l’incaricato (l’incaricata, dato che sarà sicuramente Giorgia Meloni) scioglie la riserva, porterà al Colle la lista definitiva dei Ministri.

Si può quindi stimare che ci siano ancora 15 giorni, prima di avere un elenco definitivo dei Ministri…

Permangono come candidati più accreditati dai “bookmaker” sia il Responsabile Cultura di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, sia la Sottosegretaria leghista alla Cultura Lucia Borgonzoni.

In un lungo articolo di una delle firme più qualificate del quotidiano “Domani”, Ettore Fittipaldi affiancava a questi due candidati anche il nome di Luca Ricolfi, sociologo torinese che viene accreditato anche per un possibile neo Ministero per il Welfare o anche per il Lavoro o l’Istruzione. Ricolfi, matrice storica a sinistra, è stato recentemente invitato a Milano alla “convention” di Fratelli d’Italia a parlare proprio di questi temi. In effetti, la stessa Meloni non ha escluso che nell’Esecutivo in formazione, pur prevalendo certamente i “politici”, possa esserci la presenza di un qualche “tecnico”. Da segnalare che proprio ieri Ricolfi ha pubblicato su “la Repubblica” un articolo nel quale attribuisce parte significativa del successo di Meloni al suo carisma. In argomento, scrive Ricolfi: “a sinistra si è presentata alle elezioni senza alcun leader carismatico, se si eccettua lo pseudo-carisma (da reddito di cittadinanza) di Conte nel Mezzogiorno. Quanto alla destra, né Berlusconi né Salvini paiono aver capito che la stanca ripetizione di una raffica di slogan e di parole d’ordine vecchie di vent’anni non può scaldare i cuori. In questo deserto, alle parole di Giorgia Meloni non è stato difficile arrivare ai cuori e alle menti dell’elettorato di centro-destra, cui la visione tradizionalista di Meloni, mai così esplicita in una campagna elettorale, è parsa più congeniale delle promesse liberiste dei soliti Salvini e Berlusconi”. Conclude il sociologo: “per lei il difficile comincia ora. Perché ci aspetta l’autunno più drammatico dalla fine della Seconda guerra mondiale, e la storia insegna che il carisma è più facile conquistarlo che conservarlo”.

Studio della Gesac per una ecologia nel sistema della creatività

Nelle more, è purtroppo passato nella disattenzione dei più (nessun articolo sulla stampa quotidiana, se non su “Italia Oggi”) un interessante studio co-promosso dalla Siae, ovvero dall’associazione europea delle “collecting” del Gesac, ovvero il Gruppo Europeo delle Società degli Autori e Compositori. Mercoledì scorso 28 settembre è stato presentato lo “Studio sulla posizione e sul ruolo di autori e compositori nel mercato dello streaming musicale europeo”, realizzato dal giornalista ed esperto del settore musicale Emmanuel Legrand. Gesac raggruppa ben 32 società di autori nell’Unione Europea, in Islanda, Norvegia e Svizzera, difendendo i diritti di oltre 1 milione di creatori e “rightsholder” nei settori della musica e delle opere audiovisive, figurative, letterarie e drammatiche.

Lo studio evidenza quella asimmetria e quel “value gap” che tante volte abbiamo affrontato anche su queste colonne: se i colossi della rete hanno consentito e consentono un accesso “illimitato” alle fonti di conoscenza ed al patrimonio musicale ed audiovisivo, essi ne traggono enorme beneficio economico, a tutto svantaggio di coloro che la cultura creano e producono.

Legrand propone un’analisi approfondita delle criticità e degli squilibri che impediscono ad autori ed editori di godere di una crescita più sostenibile nel mercato della musica in “streaming”. Lo studio si concentra sulle modalità per incentivare la crescita complessiva dei ricavi e su come assicurare un ecosistema più equo e vantaggioso per i creatori delle opere musicali, che attendono un riconoscimento del loro contributo al mercato.

Il Presidente della Gesac Gernot Graninger (Ceo di Akm e AustroMechana) ha sostenuto: “non possiamo più accettare un modello economico che, malgrado una crescita esponenziale degli utenti e dell’offerta, è incapace di remunerare adeguatamente i creatori delle opere… È necessario aumentare i ricavi totali e risolvere gli squilibri e le disfunzioni sistemiche nell’operatività delle piattaforme, in modo che gli autori e i compositori possano beneficiare in modo sostanziale del conseguente successo di questo mercato in crescita”.

Il Presidente Onorario della Siae Giulio Rapetti Mogol ha commentato: “se le piattaforme intendono continuare ad offrire in futuro un repertorio musicale vibrante e diversificato, l’ecosistema dello streaming deve diventare più a misura d’autore in termini di visibilità, attribuzione e remunerazione. È essenziale che la creazione di musica sia sostenibile per le nuove generazione di autori”.

Ragionare su una “ecologia della cultura”, ovvero su un assetto equilibrato delle industrie culturali e creative, superando una visione economicista (da “economia della cultura” soltanto): questa è la vera sfida che debbono affrontare i “policy maker” d’Europa.

Sarà interessante osservare le prime mosse del neo-eletto Presidente della Siae Salvo Nastasi, non appena andrà ad insediarsi operativamente alla guida della Società Italiana degli Autori e Editori (vedi “Key4biz” del 9 settembre 2022, “Salvo Nastasi eletto all’unanimità presidente della Siae”). In argomento, merita essere segnalato che, rispetto alle posizioni di strapotere delle piattaforme, nel programma elettorale di Fratelli d’Italia emerge un atteggiamento piuttosto critico, il che lascia ben sperare nella volontà del Governo di mettere in atto misure che consentano di addivenire ad un mercato più equilibrato, e che riconosca meglio il valore della creatività. Come dire?! Meloni rivendicherà anche un “sovranismo culturale”, ovvero la miglior tutela degli artisti e dei creativi italiani, di fronte alle sfide della globalizzazione?!

Mercoledì 12 ottobre scade il termine per i contributi per gli autori, artisti e mandatari previsti dal 10 % dei flussi da “copia privata”: 12,6 milioni di euro gestiti dalla Siae

A proposito di sostegni (concreti) agli autori, va segnalato che scade la settimana prossima il termine per la presentazione delle istanze di sostegno previste dall’articolo 90 del Decreto-legge n. 18-2020 “Cura Italia”, che attribuisce ad autori, artisti e mandatari le risorse finanziarie provenienti dalla quota del 10 % della copia privata (che Siae certifica essere stati 126,7 milioni di euro per l’esercizio 2022).

Il termine per la presentazione delle domande scade infatti 30 giorni dalla pubblicazione del decreto a firma della Direttrice Paola Passarelli, che guida la Direzione Generale Biblioteche e Diritto d’Autore (in effetti, gli articoli 3, 4 e 5 del Decreto del Ministro della Cultura di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze n. 303 del 28 luglio 2022 affidano al Direttore Generale il compito di individuare le modalità per la presentazione della domanda per il riconoscimento dei benefici previsti).

Si ricorda che al fine di contrastare gli effetti dell’emergenza pandemica da Covid-19, il Decreto-legge “Cura Italia” aveva infatti stabilito, all’articolo 90, che la quota del 10 % dei compensi incassati nell’anno 2019 per la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi (la cosiddetta “copia privata”) fosse destinata al sostegno degli autori, degli artisti interpreti ed esecutori e dei mandatari colpiti dalla grave crisi in atto nel settore culturale e dello spettacolo. La misura è stata replicata anche con riferimento ai compensi di “copia privata incassati nell’anno 2020 e 2021”.

Si ricorderà che con provvedimento lungimirante, tra il 2016 e il 2018 le medesime risorse erano state destinate annualmente alle iniziative “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura” e “Per chi crea”, nate per finanziare i progetti dei giovani autori.

La “buccia di banana” su cui è caduto il Mic nel giugno 2022… i giovani autori e creativi dovranno attendere l’anno prossimo per il 10 % da “copia privata”

Abbiamo segnalato su “Key4biz” – unici in Italia – che nel giugno scorso, il Ministero della Cultura era scivolato su una incredibile buccia di banana, perché era stato firmato un decreto che si caratterizzava per un marchiano errore.

Rimandando al nostro intervento (vedi “Key4biz” del 10 giugno 2022, “Mic, ritirato bando “10 % della copia privata” per la creatività giovanile (se ne riparlerà nel 2023)”, ricostruiamo la incredibile quanto penosa vicenda: il 18 maggio 2022 sul sito web del Ministero della Cultura era stato pubblicato un decreto (datato 12 maggio) a firma del Ministro Dario Franceschini, che sembrava rimettere in moto una commendevole previsione di legge che era stata avviata anni fa, che vincola un 10 % dei flussi della cosiddetta “copia privata” a favore di interventi per la creatività giovanile. La notizia è stata segnalata soltanto dalla qualificata agenzia stampa specializzata AgCult, diretta da Ottorino De Sossi (vedi “MiC, pubblicato l’atto d’indirizzo per la promozione culturale dei giovani autori”) e da “Key4biz” (vedi “Key4biz” del 18 maggio 2022, “Tra Rai e Siae, dalle belle parole alle buone pratiche…”). L’atto di indirizzo del 12 maggio individuava quindi, per l’annualità 2022, le priorità culturali e le tipologie di progetti, che la Siae dovrà finanziare (ormai: avrebbe dovuto finanziare!) per favorire la creatività dei giovani autori, dei giovani artisti, interpreti ed esecutori fino ai 35 anni di età residenti sul territorio nazionale, “al fine di rendere le nuove generazioni attori principali nella promozione della cultura italiana contemporanea, anche con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo del confronto e del dialogo interculturale”.

Qualcuno ha poi scoperto questa decisione era basata su un errore marchiano, perché l’atto, riguardante l’annualità 2022, non era valido, in quanto il decreto cosiddetto “Cura Italia” (ovvero il Decreto Legge n. 18/2020, entrato in vigore il 18 marzo 2020 e divenuto definitivamente legge dello Stato il 30 aprile 2020) aveva originariamente stabilito, all’articolo 90, che “eccezionalmente” – causa effetti della pandemia Covid – la quota del 10 % dei compensi incassati nell’anno 2019 per la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi (la cosiddetta “copia privata”, appunto) fosse destinata al sostegno degli autori, degli artisti interpreti ed esecutori e dei mandatari colpiti dalla grave crisi in atto nel settore culturale e dello spettacolo a causa dell’emergenza Covid-19 (vedi il nostro intervento su “Key4biz” del 5 giugno 2020, “Fase 2, tutti gli interventi del Governo per Media e Cultura”).

Giustamente, considerando lo stato di emergenza, non avrebbe avuto senso allocare risorse, nel corso del 2020, per attività culturali ed artistiche ovvero iniziative giovanili che non potevano che essere realizzate se non via web, dati gli impedimenti alla libera circolazione delle persone, per le note drastiche decisioni assunte dal Governo per prevenire la diffusione della pandemia.

La misura emergenziale veniva però rinnovata anche per l’anno successivo: a fine settembre 2021, si aveva notizia dell’avvenuta pubblicazione del Decreto n. 311 del 13 agosto 2021 del Ministro della Cultura, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, previsto dall’articolo 90 del Decreto Legge n. 18-2020 “Cura Italia”, che attribuiva nuovamente – “eccezionalmente” – ad autori, artisti e mandatari le risorse finanziarie provenienti dalla quota del 10 % della “copia privata”, insieme al provvedimento con le modalità per le relative domande che dovevano essere presentate entro il 21 ottobre 2021… “Eccezionalmente” vale quindi non soltanto per i flussi del 2019 e del 2020 ma anche per quelli del 2021. Interpretando però correttamente la normativa vigente, la quota di ripartizione a favore direttamente di autori ed artisti e dei mandatari vale anche per il flusso relativo all’anno 2021, e quindi… se ne riparla per il 2023, per i flussi relativi all’anno 2022. 

Scrivevamo il 10 giugno: come dire?! norma sbagliata?! norma giusta?!

Tra il marzo ed il maggio dell’anno scorso, era arduo prevedere se il 2022 sarebbe stato effettivamente l’anno della effettiva “normalità”. Crediamo però che un Parlamento più attento e sensibile alle esigenze dei giovani artisti, autori, organizzatori culturali avrebbe potuto, ad inizio 2022, correggere la norma e riassegnare queste risolse ai destinatari originari.

Si è trattato di una piccola burla ministeriale, e di una buccia di banana sulla quale “gli uffici” hanno fatto però scivolare anche il Ministro Dario Franceschini.

Lo “u-turn” che auspicavamo non è stato messo in atto dal Governo e dal Parlamento, e quindi questi 12,6 milioni di euro non verranno destinati ai “giovani autori”, ma si concretizzerà un ulteriore sostegno a favore di autori ed artisti interpreti e lavoratori autonomi che già in qualche modo sono attivi nel campo.

La ripartizione dei 12,6 milioni di euro tra i beneficiari: autori, artisti interpreti ed esecutori e lavoratori autonomi

Il Decreto ripartisce in misura percentuale l’importo complessivo di 12.607.575 euro tra le categorie di beneficiari e definisce i requisiti per l’accesso da parte dei richiedenti, nonché i vari adempimenti che la Società Italiana degli Autori ed Editori e gli altri organismi di gestione collettiva interessati debbono attuare, una volta ricevute le domande, per poter erogare le somme.

Il Decreto pubblicato stabilisce, per accedere al contributo per la categoria autori, una soglia di reddito complessivo lordo “non superiore a 20.000 euro nel 2020” ed un “reddito autorale minimo del 20 %” del reddito complessivo lordo e comunque non inferiore a 1.000 euro. Il contributo assegnato potrà essere al massimo pari al 50 % del reddito autorale liquidato nel 2020, per un importo massimo di 4.000 euro.

Questa la ripartizione del decreto che reca la firma del Ministro Dario Franceschini e del suo collega Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco:

  1. il 45 %, pari a euro a 5,7 milioni (ovvero per l’esattezza 5.673.408,75 euro) è destinato agli “autori”;
  2. il 45 %, pari a euro a 5,7 milioni di euro (per la precisione 5.673.408,75) è destinato agli “artisti interpreti ed esecutori”;
  3. il 10 %, pari a euro a 1,3 milioni (esattamente 1.260.757,50 euro) è destinato “ai lavoratori autonomi che svolgono attività di riscossione dei diritti d’autore in base ad un contratto di mandato con rappresentanza con gli “Ogc” alias “organismi di gestione collettiva” ed agli “Egi” alias “entità di gestione indipendente” (i cosiddetti “mandatari”).

Tutte le informazioni possono essere acquisite sulle pagine dedicate del sito web Siae, e fino ad oggi mercoledì 5 ottobre è possibile sottoporre quesiti nella tradizionale modalità “faq”. Le risposte verranno pubblicate entro lunedì 10 ottobre.

Si attenderà quindi il 2023 per riavviare le commendevoli iniziative a favore dei giovani autori, con la nuova edizione dei bandi “Sillumina” e “Per Chi Crea”.

“Copia privata”, materia scottante: Optime si rivolge al Tar per chiedere maggiore trasparenza rispetto ai flussi da “copia privata” gestiti da Siae

Infine va segnalato che il tema “copia privata” resta scottante: mercoledì della scorsa settimana 28 settembre, si è avuta notizia che Optime (acronimo che sta per “Osservatorio permanente per la tutela in Italia del mercato dell’elettronica”) ha notificato alla Siae un ricorso al Tar del Lazio, per ottenere l’accesso all’elenco delle imprese e dei relativi importi versati anno per anno per l’immissione nel mercato italiano di prodotti soggetti alla normativa in materia di copia privata relativo al periodo 2019-2021 (nonché le dichiarazioni trimestrali presentate da ogni impresa ai sensi dell’art. 71-septies, comma 3, della Legge Diritto d’Autore). Il ricorso giurisdizionale è stato curato da Sandro Guerra e Cino Benelli, dello Studio Legale Bglv & Partners.

Andremo fino in fondo”, ha dichiarato Davide Rossi, Presidente di Optime. “Avevamo chiesto di poter accedere a quella documentazione, raccogliendo il malumore dei nostri associati, a tutela del mercato dell’elettronica, e il rifiuto pretestuoso opposto da Siae ci ha francamente sorpresi. Il nostro intendimento era semplicemente quello di collaborare nell’individuazione delle molte aree grigie del mercato. Le decine di milioni di euro evase da operatori senza scrupoli determinano non solo un danno ai legittimi percettori dei compensi. ma anche gravi distorsioni della concorrenza che mettono a rischio gli operatori onesti che pagano i compensi fino all’ultimo centesimo”, ha evidenziato Rossi. “Nessuno meglio del nostro Osservatorio conosce il mercato dei prodotti elettronici, e potremmo agevolmente capire dove sia necessario concentrare l’impegno per la riscossione”.

Come ha ben ricordato Andrea Dusio sulle colonne del settimanale “Odeon / HiTech” (diretto da Angelo Frigerio) nell’edizione di venerdì scorso 30 settembre, nel 2017 Optime e Siae avevano firmato un “protocollo d’intesa”, che doveva nelle intenzioni avviare una collaborazione, con lo scopo di individuare gli evasori della “copia privata”. Nel 2020, un’interrogazione parlamentare al Sottosegretario del Mibact (ora Mic) Lorenza Bonaccorsi aveva richiamato l’attenzione del Senato sulla questione della rendicontazione da parte dei beneficiari dei compensi e sull’evasione. “Ho saputo che Siae si ripromette di gestirla, secondo quanto dichiarato da uno dei suoi autori più rappresentativi, Mario Lavezzi, attraverso una fondazione. Va bene gli statuti e i regolamenti. Ma qui per contrastare l’evasione della copia privata ci vorrebbe un commando più che una fondazione”, ha commentato ironicamente Davide Rossi

Da segnalare che, secondo i dati ufficiali tratti dai bilanci Siae, la raccolta di compenso per “copia privata” si è attestata a 147,7 milioni di euro nell’anno 2021, con una crescita del 16,6 % rispetto all’anno precedente (ovvero ai 126,7 milioni di euro dell’anno 2020): uno degli effetti “perversi” – ma in questo caso senza dubbio positivi – delle conseguenze del biennio terribile della pandemia…

E c’è anche chi sostiene che la norma debba essere addirittura… cancellata. Senza mezzi termini così sostiene il direttore della qualificata testata specializzata “Dday.it” (“Digital Day”), Gianfranco Giardina: “una bella legge abrogativa che interrompa un istituto, quello dei compensi per Copia Privata, che è fuori dal tempo e dalle logiche e che oramai è solo una “mangiatoia” per associazioni e intermediari che senza queste prebende dovrebbero certamente ridimensionare il loro ruolo”.

Si ripropone ancora una volta, dietro alla comunque condivisibile battaglia per la miglior trasparenza, lo scontro tra i produttori ed i distributori di “hardware” e l’anima creativa dell’industria culturale: chi cura questa rubrica “ilprincipenudo” per conto di IsICult, ritiene che debba prevalere l’interesse dei creativi, anche se senza dubbio è comunque opportuno assicurare massima trasparenza in tema di “copia privata”.

Clicca qui, per lo “Study on the place and role of authors and composers in the European music streaming market”, a cura di Legrand Network, Gesac, presentato il 28 settembre 2022.