Infuria una polemica ipocrita sul Csc, e Viale Mazzini continua a lavorare con appalti a gogò, perdurante strapotere di agenti e società esterne. E il cinema in sala ancora a – 30 % spettatori rispetto al 2019.

Nel fine settimana appena trascorso, si registra la dura dichiarazione di Nanni Moretti sul “caso Csc”: anche il “Corriere della Sera”, nell’edizione di ieri domenica 30 luglio, rilanciava il grido di protesta, manifestato dal regista su Instagram, “dal governo violenza e rozzezza sulla scuola di cinema”… Aggiungendo: “del resto, questa è la destra italiana, questo il suo ceto politico e giornalistico”.

E la editorialista de “la Repubblica” Concita De Gregorio, che ha già assunto una dura presa di posizione sulla vicenda, ieri sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari (articolo richiamato anche in prima pagina), attribuisce alla sinistra una debolezza nel reagire alla scandalosa – secondo lei – vicenda: il titolo dell’editoriale è simpatico: “cultura a destra, se la sinistra è in vacanza”.

Concita De Gregorio (“la Repubblica”): in altri tempi, la querelle del Csc avrebbe provocato una “rivoluzione”. Sinistra debole e vacanziera?

Secondo Concita De Gregorio (già direttrice de “l’Unità” e conduttrice de La7, dirige anche la testata specializzata “The Hollywood Reporter Roma”, che continua a soffiare sul fuoco), in altri tempi vicende come quella dello “spoil system” accelerato avrebbero provocato una… “rivoluzione” (addirittura), ed invece la sinistra è divisa, debole, sostanzialmente assente a sé stessa, in vacanza insomma (ovviamente a Capalbio, luogo-simbolo di certa sinistra snob): “Tizio e caio non si parlano. I loro seguaci si ignorano, appena possono si elidono a vicenda. Non si votano reciprocamente nelle tenzoni letterarie, si eliminano l’un l’altro dai programmi teatrali e dai cartelloni dei festival, dai palinsesti tv. Dimmi prima chi c’è: ah, se c’è quella non vengo. Esattamente come in politica, e difatti. La storia della sinistra politica non c’è bisogno di riassumerla qui, ha dato i frutti che ci governano. Ci sarebbe la rivoluzione di piazza, se ci fosse davvero della sinistra l’egemonia culturale, di fronte al colpo di mano della destra all’indisturbato assalto di scuole, cineteche nazionali, enti lirici e fondazioni, filarmoniche, stazioni radio, canali tv e bande di paese. Invece, le consuete foto dei tramonti, piedi nudi sul bagnasciuga, cocktail con lo spicchio di arancia su Instagram”.

La critica a certa sinistra salottiera ed al caviale, che peraltro alimenta continuamente le proprie faziosità interne, è certamente condivisibile, non è condivisile la retorica su quel che sta avvenendo.

Il decreto verrà sottoposto al vaglio del Parlamento nei prossimi giorni ed è assai probabile che venga approvato.

La “sinistra culturale” sembra essere tutta schierata contro, con la Segretaria del Partito Democratico in prima fila, assieme al leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Martedì scorso 25 luglio, Elly Schlein ha sostenuto che “il motivo per cui siamo a supporto di questa battaglia portata avanti è perché vogliamo far passare il messaggio “giù le mani dal cinema e dai luoghi di cultura””.

Abbiamo già ampiamente illustrato come questa “battaglia” sia in verità pregna di manicheismo, oltre che di retorica e di ipocrisia: vedi “Key4biz” del 25 luglio 2023, “Vecchie coreografie politiche in scena al Centro Sperimentale di Cinematografia: molto rumore per nulla”…

Marta Donzelli (Presidente Csc) santa o martire?

La Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia – sulla cui cooptazione alla guida dell’istituzione nessuno (o quasi) sembra essersi posto quesiti – Marta Donzelli assume quasi la figura dell’eroina contro la destra reazionaria e retrograda. Qualche giorno fa, in occasione della presentazione del cartellone veneziano delle “Giornate degli Autori” (queste sì senza dubbio “presidio” della sinistra culturale italica), nell’economia del prossimo (30 agosto – 9 settembre) Festival del Cinema di Venezia, le è stato finanche tributato un applauso. Ci verrebbe da parafrasare Marco Travaglio: “santa subito” (come per Silvio Berlusconi), o soltanto imminente “martire” (vittima degli “artigli” della destra “violenta”)?!

Da segnalare che la sempre loquace Sottosegretaria leghista alla Cultura Lucia Borgonzoni, sulla vicenda del Csc non si è espressa. Gli allievi protestatari hanno chiesto un incontro anche a lei, che non è stato finora accordato. Per la verità, sulla vicenda del Centro Sperimentale non s’è registrata una presa di posizione nemmeno da parte del Ministro Gennaro Sangiuliano.

Eccessivo – come nel suo stile, peraltro – il commento del direttore Alessandro Sallusti, su “Libero” di ieri domenica 30 luglio: “dai girotondi per difendere la Costituzione, siamo passati ai girotondi per difendere le poltrone e questo dà la misura del decadimento politico e culturale di questi intellettuali ridotti a mendicare poltrone e stipendi, che erano convinti di avere a vita per diritto divino, in quanto unici detentori di sapere e verità”.

Comunque, riteniamo si tratti di una bolla di sapone: ancora una volta, grande retorica e grande ipocrisia sulla presunta “indipendenza” dalla politica delle istituzioni culturali italiane…

Rai: “Insider – Faccia a faccia col crimine” di Roberto Saviano deve essere trasmesso, anche perché è stato già prodotto. E che fine farà realmente “Che ci faccio qui” di Domenico Iannacone?

E della Rai pre-agostana, che dire?!

La querelle su Roberto Saviano “censurato” è ancora irrisolta, ma certamente è un dato di fatto oggettivo che il suo programma è stato prodotto e quindi si presuppone abbia superato il vaglio di chi a Viale Mazzini mette in atto e supervisiona i processi selettivi e produttivi. Riteniamo che “Insider – Faccia a faccia col crimine” debba essere assolutamente trasmesso. Abbiamo segnalato la presa di posizione della Presidente Marinella Soldi (vedi “Key4biz” del 27 luglio 2023, “Soldi vs Sergio? La Presidente della Rai si dissocia dall’Ad sulla vicenda di Saviano”): l’esito dello scontro con l’Ad Roberto Sergio è ancora ignoto…

E magari non relegato “Insider” in orari sepolcrali, come temiamo possa avvenire rispetto a certe soluzioni cerchiobottiste della Rai, come avvenuto nel caso – che abbiamo denunciato su queste colonne – dei “Dma”: vedi “Key4biz” del 3 luglio 2023, “Rai, in onda i meritori ‘Diversity Media Awards’. Peccato che sia mezzanotte”…

Non ha suscitato reazioni simili un’altra vicenda, non meno importante nell’economia simbolica complessiva della Rai: è attualmente fuori dai palinsesti un giornalista e creativo controcorrente come Domenico Iannacone, per dinamiche correlate all’appalto totale alla società che produce il suo eterodosso “Che ci faccio qui”. Volendo ironizzare il titolo del programma potrebbe essere riferito al “posizionamento” in Rai dello stesso Iannacone…

In materia, la Rai ha diramato il 21 luglio un comunicato stampa duro, dal tono irrituale: “Basta falsità sull’azienda, nessuna ‘cancellazione’ per ‘Che ci faccio qui’”. È interessante riprodurlo in toto, perché consente bene di comprendere che clima si vive attualmente a Viale Mazzini… In relazione alle affermazioni sulla presunta cancellazione del programma “Che ci faccio qui”, fatte sui social da Domenico Iannacone e riprese da alcuni organi di informazione Rai esprime tutto il proprio stupore perché non c’è stata alcuna cancellazione. Come Iannacone dovrebbe ben sapere, la Direzione Approfondimento (diretta da Paolo Corsini, “in quota” Fratelli d’Italia e fortemente sostenuto dal Ministro Gennaro Sangiuliano, n.d.r.) aveva inserito il programma nel palinsesto di Rai 3 per quattro serate dal 9 settembre prossimo, attivandosi per la produzione già a inizio di quest’anno. Il cambio di società produttrice ha, però, creato alcuni problemi nella certificazione dei diritti del format che viene sempre richiesta. Questa circostanza – che vede Rai come soggetto terzo – ha impedito la programmazione a settembre, peraltro con un danno per l’azienda che ha dovuto trovare altri prodotti da collocare negli spazi di palinsesto già destinati al programma. Rai, inoltre, è tutt’ora in attesa di un riscontro che chiarisca la situazione e consenta di procedere con una contrattualizzazione. Peraltro, la Direzione Approfondimento, anche in tempi più recenti, ha incontrato l’agente di Domenico Iannacone e lo stesso Iannacone per ribadire l’interesse editoriale per il prodotto e ha dato una disponibilità di palinsesto nella prima parte del 2024, in attesa di riscontro. Nello stesso incontro, infine, Iannacone ha confermato di non essere neppure da un punto di vista produttivo in grado di realizzare il programma per settembre 2023”.

Rai: appalti a gogò, strapotere perdurante di agenti e società di produzione esterne

Anche qui, ancora, ci si dimena tra agenti e società, con buona pace di una sana vocazione alla produzione “in house”

La questione del “caso Iannacone” è stata ben approfondita dalla testata giornalistica “Fanpage” (che brilla spesso per servizi di grande impatto e notevole efficacia), e, se Viale Mazzini smentisce la cancellazione del programma, è lo stesso Iannacone a dichiarare di essere stato “lasciato in un limbo” (si rimanda all’articolo a firma di Andrea Parrella, su “Fanpage” del 21 luglio).

E sul quotidiano “La Notizia” di sabato Francesco Carta ironizzava – in un articolo intitolato “La Lega vuole ridurre gli appalti Rai. Ma poi non va tanto per il… Sottile” – su come esistano “appalti” ed “Appalti”, ovvero sul “doppiopesismo” di Viale Mazzini (vedi supra, alla voce “ipocrisia” mestierante), se è vero che nessuno avrebbe manifestato perplessità sull’annunciato programma cosiddetto “anti-Report”, che verrà affidato al giornalista Salvo Sottile (secondo alcuni molto amico della Sottosegretaria Borgonzoni), e prodotto dalla potente società Stand By Me di Simona Ercolani (moglie di Fabrizio Rondolino, considerato un renziano di ferro).

Riteniamo che Rai abbia un potenziale interno (creativo e produttivo) enorme, da molti anni mal utilizzato e che la nuova linea editoriale di Viale Mazzini dovrebbe sganciarsi dalla dipendenza di agenti invadenti e società di produzione esterne. Da molti anni, il consigliere indipendente (in quanto eletto dai lavoratori Rai, e non “in quota” della partitocrazia) Riccardo Laganà conduce una battaglia in questa direzione, ma le sue tesi non vengono ascoltate come dovrebbe essere.

E con l’avvicendamento alla guida di Viale Mazzini non ci sembra che le cose siano minimamente cambiate: appalti a gogò, perdurante strapotere di agenti e società esterne…

E non ci sembra che il “contratto di servizio” in gestazione preveda una inversione di rotta…

D’altronde, la vocazione della Rai alla autocoscienza (e semmai anche alla autocritica) è modesta, modestissima, se continua ad un utilizzare uno strumento come il Qualitel e le ricerche sulla Corporate Corporation per auto-elogiarsi… E se continua a trattare il “bilancio sociale” come un documento semi-clandestino (vedi “Key4biz” del 21 luglio 2023, “Esclusiva. Bilancio sociale della Rai 2022: confermata l’evanescenza del servizio pubblico?”).

Meno se ne parla, meglio è… Eppure anni fa, in occasione di un incontro di lavoro IsICult-Rai  con l’allora Direttore della (allora) struttura “Bilancio Sociale” della Rai, Maurizio Rastrello (incarico che ha lasciato nel giugno 2022, dall’aprile 2022 è Presidente di Rai Way), ci fu segnalato che Viale Mazzini stava studiando l’ideazione di una gran kermesse di presentazione pubblica del “bilancio sociale”, che sarebbe stata organizzata con lo stesso dispiego (notevole) di forze dedicato giustappunto alla presentazione dei palinsesti. L’idea deve essere purtroppo finita nel cestino delle belle intenzioni (così scrivevamo l’anno scorso su queste colonne, vedi “Key4biz” del 27 giugno 2022, “Rai, Bilancio di Sostenibilità 2021 ignorato completamente da tutti”).

I “panni sporchi” meglio lavarli “in casa”, nelle ovattate stanze del Settimo Piano di Viale Mazzini. Meno si sa, meglio opera il Manovratore: la solita frequente logica italica della “trasparenza a metà”.

“Box-office” cinema Italia: luglio ben trainato da “Barbie” e “Mission Impossible”, ma dal 1° gennaio al 30 luglio 2023, i biglietti venduti sono a quota -30 % rispetto allo stesso periodo del 2019

Concludiamo queste noterelle, segnalando che l’uscita nei cinematografi di “Barbie” ha ridato un po’ di ossigenazione al consumo di cinema in sala (questo titolo registra finora 5,4 milioni di incasso nel fine settimana scorso, e 711mila spettatori, solo un -30% rispetto al debutto), anche se nessuno denuncia quanto sia disturbante l’offerta di “cinema gratuito” in arene sparse in tutta Italia, sovvenzionate dai Comuni…

Questi i dati del “box office” elaborati da Cinetel (società controllata da Anec ed Anica) aggiornati a ieri (30 luglio 2023): dal 1° al 30 luglio 2023, si sono incassati 38,6 milioni di euro. Dati assolutamente positivi, se raffrontati sia all’anno scorso (+135 %), sia all’anno ultimo pre-crisi Covid ovvero il 2019 (+43 %).

Che si tratti del risultato della controversa campagna promozionale “Cinema Revolution” o dell’immissione sul mercato di titoli “made in Usa” forti come “Barbie” appunto e “Mission Impossible”, è ancora presto per dirlo. I biglietti venduti a luglio sono stati 5,3 milioni, corrispondenti ad un +124 % sul 2022, ed a un + 25 % sul 2019.

Questo andamento positivo del mese di luglio viene ridimensionato radicalmente, però, se lo si riconduce all’andamento dei primi 7 mesi dell’anno 2022: dal 1° gennaio al 30 luglio 2023, nei cinema italiani sono stati incassati 260 milioni di euro, che corrispondono a +65 % sul 2022, +72 % sul 2020, ma ancora a -23 % sul 2019.

I biglietti venduti da gennaio a luglio 2023 sono stati 36,9 milioni, ovvero + 61% sul 2022, + 59% sul 2020, ma purtroppo -30 % sul 2019.  

E, ancora una volta, i film “made in Italy” non emergono certamente nelle classifiche del “box office”…

E, infine, nessuna notizia del bilancio 2022 di Cinecittà, come denunciavamo venerdì scorso su queste colonne (vedi “Key4biz” del 28 luglio 2023, “Cinecittà, a quattro mesi dall’approvazione del bilancio 2022 il documento è ancora segretato”…

Si addensano le nebbie su Via Tuscolana.

Il Manovratore manovra indisturbato.

[ Nota: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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