Si rinnova la protesta della più pugnace associazione di attori italiani, che scrive una lettera aperta al Ministro della Cultura Franceschini e al Presidente Agcom Lasorella: che venga presto emesso il regolamento d’attuazione della Direttiva Copyright.

Simpatica, effervescente, convincente conferenza stampa della “collecting” Artisti 7607, che, ancora una volta, denuncia il maltrattamento di attori e doppiatori da parte dei giganti del sistema audiovisivo italiano, dai broadcaster tradizionali come Rai alle piattaforme come Netflix: si ha conferma di due patologie delle industrie culturali italiani, il deficit di conoscenze (carenza di dati) e la conseguente difficoltà (se non impossiblità) a definire una sana ecologia dei media.

I “poteri forti” del sistema approfittano di questa situazione, da molti anni, e così facendo indeboliscono la capacità contrattuale della parte che appare essere paradossalmente la più debole del sistema: gli attori ed i doppiatori.

WINDTRE BUSINESS

Questa mattina, alla Casa del Cinema a Villa Borghese a Roma, s’è tenuta una attesa quanto affollata (un centinaio di persone, tra cui molti volti noti del cinema e della televisione italiana) conferenza stampa incentrata su legittime quanto eleganti rivendicazioni.

Ad un anno dalla conferenza stampa “Non è Equo questo Compenso” dell’aprile 2021, con cui Artisti 7607 denunciava come l’aumento esponenziale in streaming della diffusione di opere protette, non generasse il dovuto riconoscimento dei diritti di chi le interpreta, restano evidenti i ricavi miliardari delle piattaforme globali a fronte del… nulla (o quasi) riconosciuto agli artisti.

La “collecting” 7607, che amministra i diritti connessi degli artisti interpreti, ha quindi invitato ovvero chiamato a raccolta questa mattina attrici, attori, doppiatrici e doppiatori ad un incontro pubblico aperto alla stampa ed ai media, per denunciare la grave inadeguatezza dei compensi per la categoria e la sproporzione dei compensi tra artisti audio e video, dei compensi tra autori e interpreti e tra compensi riconosciuti all’estero o in Italia.

In sintesi: “gli artisti italiani pretendono il rispetto dei propri diritti ed un compenso finalmente adeguato e proporzionato”. La situazione italiana appare peggiore di quella dei più evoluti Paesi dell’Unione Europea, inclusa la Spagna.

A queste iniziative, commendevoli, di sensibilizzazione istituzionale e politica (ma anche culturale e mediologica, perché qui proprio si mette alla prova il concetto stesso – sconosciuto ai più in Italia – di “ecologia dei media”) di Artisti 7607, abbiamo dedicato adeguata attenzione, anche su queste colonne: vedi “Key4biz” del 15 aprile 2021, “Netflix, artisti al Governo: “Limitare strapotere Ott. Niente equo compenso con lo streaming””.

Direttiva Europea sul Copyright: la remunerazione degli artisti deve essere adeguata e proporzionata al valore economico dei diritti connessi

Rispetto ad un anno fa, lo scenario è senza dubbio migliorato: almeno sulla carta. Infatti è stata finalmente recepita dall’ordinamento italiano, nel novembre 2021, la Direttiva Europea cosiddetta “Copyright”, che prevede in modo netto e chiaro che la remunerazione degli artisti deve essere adeguata e proporzionata al valore economico dei diritti connessi in licenza e trasferiti (così all’articolo 18): ne consegue che gli artisti hanno bisogno di informazioni adeguate per poter quantificare il valore economico dei loro diritti (così all’articolo 19).

Le informazioni debbono essere fornite in modo completo e comprensibile: quantità di telespettatorifruitori piattaforme e webvisualizzazioni… Tutto questo, ad oggi, in Italia, ancora non avviene, ed entrambi i principi sono per ora soltanto sulla carta (sulla gestazione del recepimento italico, vedi “Key4biz” del 5 novembre 2021, “Recepita la Direttiva Copyright, tutte le novità introdotte”).

A fronte di una “moltiplicazione esponenziale” dell’offerta (e del consumo), gli artisti vengono da decenni spogliati dei loro diritti… La situazione si è ovviamente aggravata con l’avvento degli “over-the-top”, che custodiscono con gelosia assoluta i propri database.

Prevale opacità, da decenni, ed ancora oggi, a qualche mese dal recepimento della Direttiva…

Il decreto legislativo n. 177 dell’8 novembre 2021 ha modificato la definizione di “equo compenso” in “compenso adeguato e proporzionato”. La norma prevede che sia Agcom a vigilare sul rispetto dell’adempimento agli obblighi, e, in caso di violazione, possa applicare una sanzione amministrativa a carico del soggetto inadempiente fino all’1 % del fatturato (da segnalare che queste somme vanno ad alimentare il bilancio Agcom e non vanno a favore degli artisti ed attori).

“Gli attori valgono zero virgola” ?!?

Gli attori valgono zero virgola” è la provocazione ma anche la denuncia che Artisti 7607 ed Unita (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) hanno lanciato stamattina: la Presidente di Artisti 7607 Cinzia Mascoli ha precisato provocatoriamente “non vogliamo soldi… vogliamo che venga discusso e approvato il regolamento relativo alla direttiva europea che riguarda la remunerazione adeguata e proporzionata ai compensi audiovisivi riguardanti i diritti connessi degli interpreti”.

Con lei, seduti in prima fila, Paolo CalabresiElio GermanoNeri Marcorè e Pietro Sermonti hanno dato voce alla categoria, spiegando le criticità della situazione in modo vivace ed accattivante.

Di fatto, ormai la normativa infatti c’è, ma mancano regolamentazioni affinché sia attuabile.

Per questa ragione, tutti gli artisti presenti hanno firmato la lettera aperta “in difesa dei diritti degli interpreti”.

Sono intervenuti anche doppiatori del livello di Marco Mete e Chiara Colizzi, che hanno segnalato pratiche non esattamente eccellenti da parte di piattaforme come Netflix.

Per Unita, sono intervenuti Fabrizia Sacchi e Mia Benedetta (senza dimenticare che Paolo Calabresi è esponente sia di Artisti 7076 sia di Unita).

Si tratta di un documento indirizzato al Ministro della Cultura Dario Franceschini ed al Presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella, in cui reclamano il sostegno delle istituzioni nei confronti di tutti gli utilizzatori che si oppongono al riconoscimento di un compenso adeguato e proporzionato. Ricordano che i diritti connessi sono il diritto all’equo compenso che spetta agli artisti e interpreti quando vengono utilizzati un film, una fiction o una serie televisiva. L’equo compenso è un diritto patrimoniale che spetta all’artista interprete di un’opera audiovisiva.

Lettera aperta al Ministro ed al Presidente Agcom

Aumentano la produzione e lo sfruttamento tramite ogni tipo di device delle opere audiovisive ma i compensi degli interpreti, già ingiustificatamente di molto inferiori ai compensi degli artisti della musica e a quelli degli autori, non vengono neppure adeguati alla rivalutazione monetaria e sono di fatto inferiori a quelli di venti anni fa – scrivono nella lettera ‘Artisti 7607’ ed ‘Unita’ –. Cresce l’offerta delle grandi piattaforme streaming e quella diversificata dei broadcaster tradizionali, ma le piattaforme non forniscono i dati completi necessari alle negoziazioni, sottraendosi all’obbligo di corrispondere il compenso degli interpreti. Nel migliore dei casi, propongono cifre irrisorie. È anche per questo che i compensi degli interpreti per diritti connessi sono più bassi in Italia che in altri Paesi europei… Il recepimento italiano della Direttiva Europea Copyright stabilisce però che il compenso degli artisti deve essere adeguato e proporzionato allo sfruttamento e ai ricavi degli utilizzatori. Sappiamo che una corretta remunerazione agli interpreti costituirebbe una risorsa importante anche nelle iniziative a sostegno della categoria, generando opportunità di lavoro e di crescita nel settore audiovisivo. Per difendere i loro diritti dallo strapotere degli utilizzatori, gli interpreti chiedono regolamenti e procedure che garantiscano l’ottenimento di compensi adeguati e proporzionati. Gli attori e i doppiatori italiani – chiosa la lettera – valgono molto di più dello zero virgola e devono poter contare sul sostegno delle istituzioni”.

Artisti 7607 ha anche proposto alcuni dati che stimolano una riflessione sulle carenze del sistema italiano: il mercato di “video intrattenimento” ha raggiunto quota 1,3 miliardi di euro nel 2021, ma un 60 % è generato da abbonamenti ed acquisto di singoli contenuti… Gli italiani avrebbero speso l’anno scorso poco più di 800 milioni di euro per contenuti “premium”, registrandosi un incremento del 39 % rispetto all’anno precedente… è cresciuta anche la raccolta pubblicitaria associata alla distribuzione dei video, con un “advertising” che aumenta dell’11 % rispetto al 2022, per un valore complessivo di 510 milioni di euro… Fruiscono di contenuti video 4 “internet user” su 5, ed 1 su dichiara di farlo anche a pagamento (si tratta di cifre tratte dall’“Osservatorio Digital Content” della School of Management del Politecnico di Milano)…

Artisti della “musica”: oltre l’1 % del valore dei ricavi degli utilizzatori. Artisti del “video”: meno dello 0,2 %

Artisti 7607 denuncia uno squilibrio tra i compensi artisti della “musica” (articolo 73 della Legge Diritto d’Autore, alias LdA) e quelli degli artisti del “video (art. 84 della LdA): i primi rappresentano almeno l’1 % del valore complessivo dei ricavi degli utilizzatori, mentre per i secondi non si arriva allo 0,2 % dei ricavi degli utilizzatori. La sperequazione è evidente (si tratta di stime di Artisti 7607, che certamente Agcom saprà sottoporre alla necessaria validazione). Continua Artisti 7607: “Compensi autori video (art. 46bis LdA): venti anni fa il rapporto tra il compenso artisti video e il compenso autori video era 1 a 5, oggi è ancora più sfavorevole agli artisti”.

Secondo Artisti 7607 (ha sostenuto Neri Marcorè) in Italia la musica inciderebbe per un 5 % sul totale dell’offerta, a fronte di un 30/35 % dell’audiovisivo… “Siamo forse figli di un Dio minore?”, si sono domandati questa mattina gli attivisti di 7607.

L’associazione ovvero la “collecting” riconosce che i colleghi “autori” sono stati più bravi nel rivendicare i propri diritti, ma anche gli artisti/attori non vogliono essere da meno, e quindi nelle prossime settimane pungoleranno adeguatamente Agcom affinché l’atteso regolamento riporti giustizia laddove ha finora prevalso la legge del più forte (broadcaster e piattaforme). Si tratta di risarcire gli attori di un vero e proprio “maltolto”, di restituire loro redditi di cui sono stati privati…

La battaglia – che è di principio ed al contempo numismatica – va condotta anzitutto verso le emittenti televisive, (pubblica e private, “free” e “premium”), come ha rimarcato più volte Elio Germano, perché questi soggetti sono inadempienti ed autoreferenziali, da troppi anni, e subito dopo verso le piattaforme web. Piattaforme che “non danno un numero uno” (su questi temi, vedi ancora “Key4biz”, edizione dell’8 novembre 2021, “Netflix obbligata in Italia ad investire i propri ricavi al 17 % nel 2022 e al 20 % nel 2024. Ma non era 25 %?”).

Sarà interessante osservare la reazione del Ministro Franceschini così come del Presidente Lasorella.

Giovanni Gangemi (Agcom): “c’è veramente molto lavoro da fare, confidiamo nella vostra pazienza, il regolamento è in gestazione, verrà avviata presto una consultazione pubblica”

Nelle more, va apprezzato che è intervenuta Agcom, più volte chiamata a viva voce durante la conferenza stampa, nella persona di Giovanni Gangemi, il funzionario che segue il dossier, che – in modo cortese, cordiale e diplomatico – ha ricordato come il recente recepimento delle direttive europee abbia assai esteso la giurisdizione di Agcom ed i suoi poteri di intervento, e che sia quindi richiesto uno sforzo professionale intenso – intensificato assai – alla tecnostruttura (in effetti il “dossier” oscilla tra la dimensione tecnologica e quella giuridica e quella economica), così come una delicata attività in un ruolo di mediazione tra contrapposti interessi tra “utilizzatori” e – per così dire – “utilizzati”. “

Ha sostenuto Gangemi: “c’è veramente molto lavoro da fare, confidiamo nella vostra pazienza, il regolamento è in gestazione, verrà avviata presto una consultazione pubblica…”.

È ovvio che gli “utilizzatori” – emittenti televisive ed “over-the-top” – hanno interesse a pagare il meno possibile (magari simpaticamente “a forfait”, invece che sulla base di tabulati accurati) ed una qual certa connotazione storica – come dire?! – elastica assai, molto tollerante, di fatto lasca, dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (su tanti altri versanti, come abbiamo potuto toccare con mano – nel ruolo di consulenti indipendenti – nella nostra esperienza ultraventennale) lascia loro sperare che il controllo sia debole (ancora una volta evanescente)… E quindi broadcaster e piattaforme confidano che il regolamento in gestazione non vada a modificare molto dell’assetto esistente. Naturalmente Artisti 7607 confida invece che non si rinnovi questa logica conservativa ed inerziale, tipicamente italica, come ha sostenuto scherzando Neri Marcoré, evocando il “gioco delle tre carte”.

Sanzionato per la prima volta da Agcom un “utilizzatore”: multa di 33.333 euro a Telecom Italia per deficit di trasparenza da parte di TimVision

In occasione della conferenza, è stata mostrata soddisfazione nei confronti dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, alla quale è stato tributato più di un applauso: in particolare, è stato fatto riferimento al provvedimento assunto nei confronti di Telecom Italia spa per “mancata comunicazione ad Artisti 7607 dei dati relativi allo sfruttamento su TimVision di opere audiovisive protette”. La notizia risale ad un mese fa, e la sanzione irrorata è stata poco più che simbolica: in effetti, il procedimento si è concluso con il ravvedimento volontario da parte di Telecom, che ha versato una sanzione in misura ridotta pari a un terzo (euro 33.333,33) della sanzione prevista dalla legge. Una somma ai limiti del ridicolo, ma “per la prima volta in Italia un broadcaster paga pegno, quando la sua condotta impedisce a collecting come Artisti 7607 di negoziare per gli artisti un compenso adeguato e proporzionato”, ha rivendicato l’associazione.

Il problema della (assenza di) trasparenza nei dati riguarda ovviamente tutto il sistema dell’audiovisivo italiano, ed Artisti 7607 è soltanto uno dei “player” interessati: si legge infatti nel bilancio di esercizio 2020 di Rai Radiotelevisione Italiana spa, che “sono state concluse le trattative e formalizzati gli accordi con le seguenti collecting societies: Afi (Licenza Tv-Radio per biennio 2018-2019), Scf (Licenza Radio2018-2022, Proroga Licenza Tv 2018 e Accordo Acconti 2020), Lea (Accordo Acconti 2020), Artisti 7607 (Accordo Acconti 2019- 2020), Nuovo Imaie (Accordo Acconti 2019-2020); sono state concluse le trattative e sono in via di perfezionamento gli accordi di licenza con Lea per le annualità 2020-2021. Sono proseguite le trattative con Itsright e Rasi per la corresponsione dell’“equocompenso”” (vedi pag. 109 del bilancio Rai 2020).

Questa mattina è stato raccontato come alcuni “utilizzatori” trasmettano ad Artisti 7607 tabulati con dati incompleti, titoli in inglese delle opere utilizzate, rendendo ardua la verifica da parte della “collecting”, che si è attrezzata con un proprio database interno, che deve gestire dati nell’ordine di “milioni di titoli”…

Artisti 7607 rappresenta oltre 1.000 attori italiani, cura per loro “equo compenso” via etere cavo e satellite, “remunerazione” per il noleggio, “copia privata”…

Si ricordi che l’associazione Artisti 7607 è nata nel 2010, ed è costituita da oltre mille attori, che si sono associati per riaffermare in Italia – dopo un ventennio di “gestione monopolistica” dei diritti connessi – la libertà degli artisti di scegliere a chi affidarne la tutela.

Nel 2013, si è costituita la “società di collecting” Artisti 7607, come intermediario abilitato dei diritti connessi video spettanti agli artisti interpreti. I soci fondatori sono stati Urbano BarberiniPaolo CalabresiLuca D’AscanioAugusto FornariElio GermanoCarmen GiardinaNeri MarcorèCinzia MascoliAlberto MolinariPaco RecontiAlessandro RiceciClaudio SantamariaGiulia Weber.

Artisti 7607 raccoglie e distribuisce i proventi per diritti connessi spettanti agli artisti interpreti del settore video (opere cinematografiche ed assimilate). I cosiddetti “aventi diritto” sono gli artisti che interpretano, anche come doppiatori, ruoli primari o comprimari in opere cinematografiche e (cosiddette) “assimilate” anche di animazione; escludendo spot pubblicitari, trasmissioni di intrattenimento, spettacoli teatrali.

I “compensi irrinunciabili” che Artisti 7607 raccoglie sono: “equo compenso”, a carico degli organismi di emissione per tutte le utilizzazioni via etere, cavo o satellite dell’opera cinematografica o assimilata cui gli artisti interpreti abbiano preso parte (art. 84 della Legge sul Diritto d’Autore, la n. 633/1941 e successive integrazioni e modificazioni); “remunerazione”, a carico dei produttori di fonogrammi per il noleggio dell’opera cinematografica o assimilata cui gli artisti interpreti abbiano preso parte (art. 80, lett. f, della Legge n. 633/1941); “per copia privata”, per la riproduzione privata ad uso personale dell’opera cinematografica o assimilata cui gli artisti interpreti abbiano preso parte (art. 71 septies e art. 71 octies della Legge 633/1941).

In conformità alla normativa vigente (art. 71 octies della Legge n. 633/1941 e art. 7 della Legge n. 93/92) il 50 % dei compensi per copia privata va utilizzato dalle “collecting” in attività di “studioricercasostegnoformazione e promozione” degli artisti interpreti.

Tra le attività a favore degli artisti, Artisti 7607 promuove e coordina gratuitamente in Italia e all’estero “workshop”, seminari e “masterclass” permanenti, fornisce gratuitamente sale di prova a Milano, Roma e Palermo, sostiene gli interpreti nella realizzazione di “photobook”, “selftape”, showreel”. È anche la prima “collecting” italiana ad aver istituito nel 2019 un compenso agli artisti per la partecipazione a “provini”, nell’emergenza sanitaria ha riconosciuto un immediato e concreto sostegno economico agli artisti in stato di necessità, garantisce a tutti i suoi artisti mandanti la gratuita consulenza degli sportelli legale e fiscale e una copertura assicurativa per riconoscimento indennità da gessatura e ricovero/convalescenza anche derivanti da Covid-19.

Artisti 7607 ha segnalato come il problema del deficit di dati e quindi della carenza di trasparenza del sistema nel suo complesso non riguardi soltanto gli artisti da loro rappresentati, ma anche chi aderisce ad altre “collecting”, e finanche la stessa Società Italiana Autori Editori (Siae).

Da segnalare che il sistema dei media non sembra mostrare particolare sensibilità su queste tematiche: deprime osservare come soltanto l’agenzia stampa Dire abbia dedicato attenzione alla conferenza stampa di questa mattina. E ciò basti.

Deficit di informazione, carenza di trasparenza, politica culturale nasometrica…

Torneremo presto su queste tematiche, che confermano – ancora una volta – quel che andiamo denunciando da molti anni, anche su queste colonne: il sistema culturale italiano è affetto da una patologia profonda, grave, pervasiva: il deficit di informazioni sul proprio funzionamento, il che determina una politica culturale complessivamente carente ed approssimativa, perché non basata sull’evidenza dei dati.

La poca trasparenza determina rendite di posizione ed abusi dei poteri forti, e l’inevitabile governo nasometrico del sistema.

E l’ecologia dei media resta un pio intendimento di pochi illuminati. Teorie alte che si scontrano con pratiche basse.

Clicca qui, per la “lettera aperta” al Ministro della Cultura Dario Franceschini ed al Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Giacomo Lasorella, firmata dagli artisti, attori, doppiatori, attivisti di “Artisti 7607” e di “Unita”, presentata nella conferenza stampa “Gli attori valgono zero virgola”, Roma, Casa del Cinema, 20 aprile 2022

Clicca qui, per le slide di presentazione dell’“Incontro pubblico con stampa e artisti. Gli attori valgono zero virgola”, promosso da Artisti 7607, Roma, Casa del Cinema, 20 aprile 2022

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