Scenario confuso: la Sottosegretaria Borgonzoni sembra smentire il Ministro Sangiuliano. Il problema reale è però il “come” effettuare questi tagli, e non il “quanto” soltanto. Urge riformare la legge Franceschini.

Ieri mattina, su queste libere colonne del quotidiano online “Key4biz” (dedicato all’economia digitale e alle culture del futuro), abbiamo proposto una analisi accurata ed approfondita dello “scoop” proposto dal quotidiano “Domani”, che ha rivelato una lettera che il Ministro Gennaro Sangiuliano ha inviato al suo collega Giancarlo Giorgetti, con la quale segnalava la disponibilità ad un “taglio” di 100 milioni di euro della dotazione annua del Fondo Cinema e Audiovisivo, giunto nel 2023 a quota 750 milioni (vedi “Key4biz” del 19 ottobre 2023, “Tagli per 100 milioni alle sovvenzioni statali al cinema e audiovisivo? Allarmismo ingiustificato”).

Nell’arco di poche ore, s’è scatenata una tempesta, che però sembra parzialmente rientrata, alla luce di alcune dichiarazioni della Sottosegretaria delegata, la leghista Lucia Borgonzoni, che – di fatto – sembrerebbe abbia smentito quanto scritto dal titolare del Mic al titolare del Mef.

Tempesta in bicchier d’acqua?!

“Fake news”?!

Molta confusione, senza dubbio.

Paure terribili destinate a presto sfumare. Forse.

Tra “manna” e “mannaia”…

Alcune considerazioni di analisi critica:

  • anzitutto, va rimarcato che non risulta che il Ministro abbia smentito – tra ieri ed oggi – il contenuto della lettera svelata dal quotidiano “Domani”: nessuna dichiarazione sua o del suo ufficio stampa, nessun dispaccio di agenzia; e già questa decisione di politica comunicazionale qualcosa vorrà significare…
  • nel pomeriggio di ieri, la senatrice Borgonzoni è però intervenuta ad un convegno promosso dall’Anica nell’economia della “Festa del Cinema di Roma”, ed ha sostenuto che “oltre al taglio del 5 % che vale per tutti i ministeri, per la restante parte l’intervento sarà di 14 milioni e… quelli che vengono tolti, assicuro, non peseranno”; quindi la temuta “mannaia” sarà meno crudele del previsto?!
  • dopo le “precisazioni” della Sottosegretaria, nessuna conferma da parte del Ministro, chiusosi in un curioso silenzio: i più informati sostengono che la partita non sia comunque ancora conclusa, nella relazione tra Mic e Mef (e nel rapporto tra Ministro e Sottosegretario), e potrebbero esserci novità significative nei prossimi giorni, nella dialettica tra… “manna” e … “mannaia”…

Analizziamo la ricaduta stampa e web di quest’oggi: lungo articolo sul quotidiano “Il Sole 24 Ore”, a firma di Andrea Biondi, con una intervista simpatizzante, a piena pagina, al Presidente dell’Anica Francesco Rutelli (si segnala en passant che Anica aderisce a Confindustria), il quale minimizza, e ringrazia la Sottosegretaria per il suo impegno nella riduzione del rischio di tagli (nessun cenno alla lettera del Ministro Sangiuliano).

Articoli critici? Pochi e soltanto su “Domani”, che propone anche una intervista a Paolo Sorrentino, peraltro intervistato anche da “la Repubblica”. Queste due testate (e sostanzialmente queste due soltanto) riportano un florilegio delle critiche che sono emerse, e che abbiamo riportato nel nostro articolo di ieri (chiuso in tipografia alle ore 13), emerse tutte o quasi dalle opposizioni (in particolare da parte del Partito Democratico, con una presa di posizione della stessa Segretaria Elly Schlein).

Questa mattina (venerdì 20 ottobre) si registra soltanto una dichiarazione di Valentina Grippo, deputata di Azione e Vice Presidente della Commissione Cultura a Montecitorio, che si rivolge direttamente al Ministro della Cultura: “Caro Sangiuliano, il cinema e l’audiovisivo sono una cosa seria. Lo sono in tutto il mondo, e lo sono in Italia. La tarantella di queste ore, con cui hai prima tolto 100 milioni di euro e poi, dopo poche ore, hai aggiustato il tiro dando numeri a caso, lascia sbigottiti non tanto (anche) perché si gioca con le risorse di un settore che avrebbe invece bisogno di investimenti ragionati, ma perché è l’ennesima volta che vi occupate di cinema dando l’impressione di non avere alcuna idea di cosa parlate. Leggere il ministro della Cultura che scrive ‘togli i soldi al cinema e mettili su quei progetti di cui ti ho parlato’, come se l’investimento nazionale sull’audiovisivo fosse il suo ‘argent de poche’, lascia basiti”.

Or bene, ribadiamo: ad oggi non risulta smentita da parte del Ministro Sangiuliano rispetto al taglio di 100 milioni di euro da lui proposto al suo collega Giorgetti.

E che qualcuno stia dando… “numeri a caso”, non stupisce, dato che – come andiamo dimostrando da anni (anche su queste colonne) – in Italia prevale ancora una fantasia numerologica eccezionale, rispetto alle dimensioni ed al funzionamento del sistema culturale, con cifre quasi mai basate su metodologie verificabili e validate (il caso più eclatante è quello del rapporto “Io Sono Cultura” della Fondazione Symbola di Ermete Realacci, spesso ancora oggi considerato – ahinoi – un testo “di riferimento”).

La “mannaia “per il 2024 sarà di soltanto 51 milioni di euro, invece che dei 100 previsti? La parola della Sottosegretaria prevale su quella del Ministro?

Riassumiamo: se il Fondo Cinema e Audiovisivo è a quota 750 milioni nell’anno 2022, una riduzione “standard” (quella “fisiologica” che verrebbe applicata a tutti i Ministeri) del 5 % si traduce in 37,5 milioni di euro, cui andrebbero a sommarsi altri 14 milioni di euro (così ha detto ieri pomeriggio la Sottosegretaria), per un totale di 51,5 milioni di euro (37,5 milioni + 14 milioni).

Ovvero poco più della metà dei 100 milioni rispetto ai quali Sangiuliano ha manifestato la propria disponibilità a Giorgetti.

In alcuni documenti di lavoro si legge che il taglio previsto sarebbe di 110 milioni per l’anno 2024, e di 105 per l’anno 2025, ed alcuni operatori del settore – provocando ulteriore confusione – hanno parlato di una riduzione del budget statale nell’ordine di 200 milioni, sommando i dati dei due anni.

La parola della Sottosegretaria prevale su quella del Ministro?

Lo si comprenderà nei prossimi giorni.

Quel che stupisce è che nessuno abbia ragionato – come abbiamo proposto ieri su queste colonne – sulla necessaria rimodulazione della allocazione di queste risorse pubbliche, che siano esse nel 2024 ancora 750 milioni o 700 milioni o 650 milioni.

Il “come” è importante non meno del “quanto”.

Il maestro Paolo Sorrentino, che pure vanta studi anche in economia e commercio, si lamenta oggi delle drammatiche conseguenze di ogni riduzione delle sovvenzioni statali, e ricita – anche lui – un altro numero, un fantasioso “moltiplicatore” (che sarebbe di 3 euro per ogni euro investito nel settore), e parla, genericamente, del prezioso gettito all’erario che l’industria produrrebbe (nota bene: nessuno sa esattamente a quanto ammonti): cifre in libertà, ragionamenti privi di fondamento tecnico-scientifico. Anche un giornalista accurato come Boris Sollazzo oggi, nell’edizione della newsletter settimanale della testata specializzata “The Hollywood Reporter” (diretta da Concita De Gregorio), usa numerologie ancora più esplosive: scrive che l’industria cineaudiovisiva italica “restituisce nei territori più virtuosi anche 20 volte quanto investito dal pubblico”. Boom!

La Sottosegretaria Lucia Borgonzoni: “non c’è l’intenzione di distruggere un asset industriale così importante nel nostro Paese”

La Sottosegretaria ha tratteggiato ieri le sue intenzioni: “non c’è l’intenzione di distruggere un asset industriale così importante nel nostro Paese”. Con le modifiche al “tax credit” prossimo venturo – ha sottolineato – verrà individuata una linea specifica “per storie di grandi italiani e del nostro Paese per raccontare l’Italia nelle sue varie declinazioni” (e qui emerge evidente un qual certo ammiccamento al “sovranismo culturale” ed alla cultura conservatrice tanto cari al Ministro”…). “L’intervento che faremo – ha dichiarato ancora – è solo per aggiustare principalmente la parte che riguarda il commerciale. Siamo arrivati a un numero di titoli esorbitante, c’è stato qualcosa che non ha funzionato e che va corretto”.

Ha detto Borgonzoni: “le associazioni, compresa Anica, non si rendono certo conto solo ora che nel settore nella legge cinema ci sono problemi. Che non sono dovuti al fatto che qualcuno rubi, altrimenti si va alla Finanza, ma al fatto che ci sono elementi che non fanno bene al sistema. È giusto, mi chiedo, ridare il tax credit al 40 per un regista che prende 2 milioni di euro? Forse no, forse sarebbe meglio limitarlo a una certa cifra. Parliamo di film commerciali, non di start up, le opere prime e d’autore: vanno messi dei criteri di accesso. Qualcosa andava fatto. Ci sarà un risparmio maggiore del taglio. Ci saranno modifiche che stiamo condividendo con le associazioni che si sono rese conto che ci sono cose da aggiustare”.

Piace osservare che la Sottosegretaria abbia acquisito coscienza che c’è “un numero di titoli esorbitante”, come andiamo sostenendo, anche su queste colonne, da molto tempo, e che “c’è stato qualcosa che non ha funzionato e che va corretto”.

Sembrano veramente illuminazioni sulla via per Damasco: un po’ tardive, ma ben vengano.

Sarà interessante comprendere quali “correzioni di rotta” verranno apportate, non lasciando la regia all’Anica ed Apa (che rappresentano i principali beneficiari della manna)

E forse non deve essere l’Anica il primo soggetto titolato a proporre le “corrigende” alla Legge Franceschini, dato che questa associazione rappresenta – va detto a chiare lettere – i principali beneficiari della manna statale degli ultimi anni. In buona compagnia coi produttori televisivi della consorella Apa (con la quale, peraltro, in alcune fasi, la dinamica è stata quella tipica di “fratelli/coltelli”).

E si ricordi – ancora una volta – che i maligni hanno sostenuto, durante la gestazione delle nuove norme, che la stessa “Legge Franceschini” sarebbe stata elaborata… “sotto dettatura” di Anica (imprenditori del cinema ed ormai anche delle piattaforme) ed Apa (imprenditori della produzione televisiva).

Che venga dato ascolto alle tante altre voci del settore, sia a livello imprenditoriale sia a livello autoriale-creativo.

Che venga dato ascolto a chi non ha partecipato, negli anni scorsi, al ricco banchetto.

E ribadiamo qui quel che abbiamo sostenuto ieri: quel che riteniamo importante segnalare è che, in verità, non è granché rilevante questo eventuale taglio (che siano 50 piuttosto che 100 milioni) se esso si accompagnerà ad una revisione complessiva dell’impianto della legge.

Non si tratterà di un taglio drammatico… se i 750 milioni di euro (e fossero anche “soltanto” 650 milioni destinati al settore per l’anno 2024) saranno allocati meglio, in modo più equilibrato e ragionevole: non concentrati sulla “produzione” soltanto, ma distribuiti razionalmente lungo le fasi tutte della filiera, dalla ideazione alla distribuzione alla esportazione, con particolare attenzione al segmento più sofferente, qual è quello delle sale cinematografiche

E servono sicuramente più fondi a favore della promozione, anche per andare oltre modeste iniziative come “Cinema Revolution” e “Cinema In Festa” (per quanto anch’esse decantate come se fossero… miracolose).

La ripartizione del Fondo Cinema e Audiovisivo va radicalmente rimodulata, superando comode rendite di posizione e storiche incrostazioni conservative.

Più sostegno al cinema-cinema e meno sostegno all’audiovisivo televisivo.

Meno sostegno alla produzione e maggiore intervento a favore di tutte le altre fasi della filiera.

Di questo, ancora, nessuna traccia, negli intendimenti annunciati ieri pomeriggio dalla Sottosegretaria.

Come sono stati ripartiti i 746 milioni del Fondo Cinema e Audiovisivo nel 2022: tutto squilibrato a favore del “tax credit”, che assorbe il 73 % del totale dell’intervento della mano pubblica!

Ma i quasi 750 milioni di euro del Fondo, come sono stati ripartiti nel 2022?

Nel marzo 2023, il Ministro Gennaro Sangiuliano ha effettuato questa ripartizione:

  • 545 milioni di euro per gli “incentivi fiscali” (in tutte le sue declinazioni: credito d’imposta per le imprese di produzione; credito d’imposta per le imprese di distribuzione; credito d’imposta per le imprese dell’ esercizio cinematografico, per le industrie tecniche e di post-produzione; credito d’imposta per il potenziamento dell’offerta cinematografica; credito d’imposta per l’ attrazione in Italia di investimenti cinematografici e audiovisivi; credito d’imposta per le imprese non appartenenti al settore cinematografico e audiovisivo; vedi infra, per la ripartizione interna di questa voce);
  • 40 milioni per “i contributi automatici” (contributi automatici per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione delle opere cinematografiche e audiovisive);
  • 44,3 milioni per “i contributi selettivi”;
  • 90,6 milioni per le attività e alle iniziative di “promozione” cinematografica ed audiovisiva;
  • 22,5 milioni per attività e iniziative di “potenziamento delle competenze del cinema”;
  • 4 milioni per le “piccole-medie imprese” per la realizzazione di prodotti audiovisivi e cinematografici…

Già questa ripartizione evidenzia che “qualcosa” non va.

rapporti proporzionali tra queste linee di intervento vanno rivisti. Radicalmente.

E che dire della ripartizione interna del “tax credit”? Anche qui, uno squilibrio incredibile, asimmetrie a tutto vantaggio della produzione soltanto. E di quella televisiva, soprattutto.

E che dire dei 225 milioni di euro per le opere televisive a fronte dei 125 milioni per le opere cinematografiche?!

Questo il dettaglio dei 545 milioni di euro destinati agli “incentivi fiscali”:

  • 377 milioni di euro per i crediti d’imposta per le “imprese di produzione” (125 milioni opere cinematografiche; 225 milioni per opere televisive e opere web; 16 milioni per la produzione di opere audiovisive di ricerca e formazione; 11 milioni per la produzione di opere audiovisive a contenuto videoludico);
  • 30 milioni per i crediti d’imposta per le “imprese di distribuzione”;
  • 25 milioni per i crediti d’imposta per le “imprese dell’esercizio” cinematografico;
  • 12,6 milioni per finalità relative alle “industrie tecniche e della post-produzione”;
  • 40 milioni per il credito d’imposta agli esercenti sale cinematografiche per il “potenziamento dell’offerta cinematografica”;
  • 60 milioni per il credito d’imposta per l’“attrazione in Italia”di investimenti cinematografici e audiovisivi.

Servono: trasparenza assoluta, accurate analisi di efficienza ed efficacia, valutazioni di impatto indipendenti, un sistema informativo evoluto, e adeguati controlli

E soprattutto serve un “sistema informativo” adeguato, che, ad oggi, non c’è (o, se c’è… è ben celato nelle stanze della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, guidata da Nicola Borrelli): serve trasparenza assoluta, anzitutto ed analisi di efficienza ed efficacia.

In una prospettiva di trasparenza dell’amministrazione e disseminazione della conoscenza, ieri IsICult / Key4biz hanno deciso di dare un minimo di visibilità ad un documento finora semi-clandestino, ovvero quella “valutazione di impatto” della Legge Cinema Audiovisivo (per l’anno 2021), che merita essere letta, anzi studiata, per quanto pecchi di una impostazione acritica e si presenti come un rapporto di ricerca veramente… all’acqua di rosa, che non affronta i nodi (grossi) del settore.

Tra questi “nodi”, anche quelli finalmente scoperti anche dalla Sottosegretaria leghista.

Da segnalare che la stessa Legge Franceschini prevede che questa relazione venga trasmessa al Parlamento entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello di riferimento: quella relativa all’anno 2021 è stata invece inviata dal Mic al Parlamento soltanto nel marzo 2023…

Quella relativa all’anno 2022 doveva essere trasmessa – secondo il dettato normativo – entro fine settembre 2023, ma non se ne ha ancora pubblica traccia (il bando per l’assegnazione dell’incarico s’è chiuso a fine marzo 2023, e stranamente – a distanza di oltre sei mesi – non è stato ancora pubblicato l’esito della selezione, ma si tema che sia stato affidato – per la quinta volta – all’Università Cattolica ed a Ptsclas spa), nonostante siamo ormai oltre metà ottobre. Anche queste tempistiche lente confermano come la “macchina ministeriale” sia ancora strutturalmente inadeguata per la gestione di risorse pubbliche così consistenti…

E forse, prima di mettere mano alla rimodulazione del “tax credit” ed ancor più alla riforma complessiva del sistema pubblico di intervento a sostegno del cinema e audiovisivo (ieri pomeriggio il Presidente della Commissione Cultura della Camera Federico Mollicone ha annunciato addirittura una “rivoluzione”!), sarebbe opportuno attendere la pubblicazione di questa “valutazione di impatto” relativa all’anno 2022, che immaginiamo sia stata consegnata a Santa Croce in Gerusalemme (la sede della Direzione Cinema e Audiovisivo diretta da Nicola Borrelli)…

“Valutazione di impatto” che potrebbe essere finalmente resa una occasione opportuna per un dibattito pubblico, ampio e plurale (non soltanto orchestrato, una volta ancora, dalla potente “lobby” dell’Anica) sul ruolo dello Stato nel sistema audiovisivo nazionale.

[ Nota: articolo chiuso in tipografia alle ore 14 del 20 ottobre 2023; si segnala che questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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