Da Key4biz (16/10/24): Cultura, Giuli conferma Borgonzoni ed estende le competenze dell’altro Sottosegretario Mazzi
Confermate le deleghe a Lucia Borgonzoni (cinema e audiovisivo e industrie creative), estese le deleghe al Sottosegretario Gianmarco Mazzi. E perché nel corso di 7 anni, dal 2017 al 2022, il Tax Credit ha assorbito 2,6 miliardi di euro, a fronte dei 2 miliardi previsti dai “piani di riparto” annuali del Fondo Cinema e Audiovisivo?!
Come abbiamo segnalato adeguatamente ieri sulle colonne di “Key4biz”, da ieri può essere considerata ufficiale la conferma delle deleghe su cinema e audiovisivo ed industrie culturali alla senatrice leghista Lucia Borgonzoni, ma va anche segnalato che sono state estese le deleghe del suo collega Mazza, (vedi “Key4biz” del 15 ottobre 2024, “I numeri di Apa sullo sviluppo dell’audiovisivo in Italia. Confermata la delega su cine-audiovisivo alla Sottosegretaria Borgonzoni”).
Evidentemente il Ministro Alessandro Giuli, a distanza di poche settimane dal suo insediamento, avvenuto il 6 settembre 2024 (stesso giorno delle dimissioni del suo predecessore Gennaro Sangiuliano), ha firmato le deleghe: ha confermato Lucia Borgonzoni, ignorando chi – dall’opposizione – aveva chiesto di non rinnovarle il ruolo nel settore cine-audiovisivo, in primis il deputato del Movimento 5 Stelle Gaetano Amato, che il 9 settembre (a tre giorni dall’insediamento di Giuli al Collegio Romano) aveva dichiarato, con evidente “vis polemica”: “oggi su ‘La Stampa’ Gabriele Muccino segue le sacrosante parole di Nanni Moretti dal palco del Festival del Cinema di Venezia e dice senza mezzi termini che Gennaro Sangiuliano ha messo in ginocchio il mondo del cinema. Il che è vero, ma se lo ha fatto è stato anche per responsabilità di chi con le sue deleghe ha gestito quotidianamente i dossier sul settore. Per partire con il piede giusto e dare un segnale di vera discontinuità al mondo del cinema, che da tempo è in agitazione per le ultime riforme ministeriali, Alessandro Giuli dovrebbe togliere alla leghista Borgonzoni le deleghe sul cinema. La Sottosegretaria ha ampiamente dimostrato – con la modifica del Tax Credit – la sua totale incapacità a gestire il settore. Migliaia di lavoratori e i produttori indipendenti saranno penalizzati da scelte politiche fatte senza la minima riflessione sui danni che ne sarebbero derivati. Le dimissioni di Gennaro Sangiuliano sono l’occasione per dare il segnale forte che il mondo del cinema attende da troppo tempo. Ma serve coraggio”. Evidentemente il “coraggio” auspicato dall’esponente pentastellato, il Ministro non ha ritenuto di doverlo trovare. A distanza di qualche settimana, l’onorevole Gaetano Amatoha ribadito la sua richiesta, alla quale si è associata la sua collega Anna Laura Orrico (già Sottosegretaria alla Cultura nel governo guidato da Giuseppe Conte dal settembre 2019 al febbraio 2021). Come si ricorda, durante il “question time” del 25 settembre 2024, il Ministro della Cultura era intervenuto sullo scabroso tema del “Tax Credit”, usando espressioni come “superbonus” e “reddito di cittadinanza cinematografica”, e lanciando una stoccata aNanni Moretti, il quale, con il suo discorso alle premiazioni di Venezia aveva allertato pubblico e addetti ai lavori sugli effetti nefasti della nuova legge sul cinema: “non continuiamo così, non facciamoci del male” era stata la citazione al contrario” dal film “Bianca”. Giuli ha sostenuto che “abbiamo il dovere di schivare due rappresentazioni estreme e false: che il tax credit possa diventare un superbonus per un mondo assistito da un reddito di cittadinanza cinematografico e, altro estremo, che il Mic abbia delle pregiudiziali ideologiche”. Dura la reazione dei due deputati del M5s: “quello che più seriamente dovrebbe fare il Ministro è ascoltare le categorie del cinema e il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo del Ministero, che, purtroppo per questo Paese, si trova a dirigere. Scoprirebbe che la riforma messa in piedi dalla leghista Borgonzoni, la stessa a cui Giuli non ha avuto il coraggio di togliere le deleghe sul settore, fa schifo a tutti perché uccide i piccoli del cinema e favorisce solo due o tre big”.
Ieri la Sottosegretaria, a margine della presentazione del Rapporto dell’Apa (l’associazione dei produttori audiovisivi), ha evidenziato di godere di piena fiducia del Ministro, e la stessa Presidente dei produttori Chiara Sbarigia (che è consigliera di fiducia della Sottosegretaria, oltre che Presidente della pubblica Cinecittà spa) ha rimarcato che il Ministro Giuli “ha lasciato tutte le deleghe al Sottosegretario Borgonzoni, con cui l’industria è abituata a confrontarsi da tempo”, aggiungendo “che resta tutto nel segno della continuità, ma con un grande amore verso questo settore che sappiamo esserci da parte del Ministro”…
Precisiamo tecnicamente quali erano le deleghe assegnate nell’ottobre del 2022 ai 3 Sottosegretari (la fonte sono i relativi decreti a firma dell’allora Ministro Sangiuliano):
DELEGHE DEL MINISTRO DELLA CULTURA AI SOTTOSEGRETARI
Lucia Borgonzoni
a) cinema e audiovisivo
b) diritto d’autore
c) imprese culturali e creative, moda e design, fotografia
d) sostegno e promozione dell’imprenditoria giovanile nel settore della cultura.
Gianmarco Mazzi
a) spettacolo dal vivo
b) musica, ad eccezione delle Fondazioni lirico-sinfoniche
c) coordinamento delle attività e delle iniziative relative all’attuazione delle Convenzioni Unesco di competenza del Ministero.
Vittorio Sgarbi (dimessosi il 5 febbraio 2024)
a) musei, aree e parchi archeologici statali, ad eccezione degli istituti dotati di autonomia speciale
b) arte e architettura contemporanea
c) sicurezza del patrimonio culturale.
Ieri la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ha confermato di aver ricevuto le deleghe su cinema e audiovisivo (la notizia è stata segnalata soltanto da IsICult / Key4biz, curiosamente, pur essendo ben rilevante), ed il deputato Gaetano Amatonon ha reagito… si è però interessato dell’altro Sottosegretario.
Ieri pomeriggio Amato ha dichiarato: “dopo aver preso in giro il cinema italiano che ancora attende i decreti sul Tax Credit ed una vera indennità di discontinuità, il Ministero della Cultura si appresta a mettere nei guai i 7 ‘teatri nazionali’ e i 17 ‘teatri di interesse nazionale’, permettendo al sottosegretario Mazzi di mettere le mani sulle fondazioni lirico sinfoniche. Il tutto per gentile concessione del neo Ministro Giuli che, a differenza del suo predecessore, ha concesso a Mazzi le deleghe specifiche. Dopo non essere stato capace di far entrare in vigore (ma probabilmente nemmeno di scrivere) un continuamente sbandierato Codice dello Spettacolo, il Sottosegretario si starebbe attrezzando per procedere in prima persona alle nomine dei sovrintendenti in scadenza in massa il prossimo anno, con lo scopo di limitare i poteri dei direttori dei teatri stabili. Forse pensando al destino di qualche amico da sistemare? La geniale idea del Sottosegretario sarebbe limitare il numero delle produzioni proprie dei teatri, sconvolgendo quanto da tempo già programmato sui cartelloni, sulle produzioni e soprattutto sugli scritturati. Per il resto, al momento non una parola dal Ministro su quanto operato dal presidente Castellitto al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, non una parola su quanto fatto a Cinecittà dal dottor Maccanico. Le uniche parole pronunciate sono quelle della inutile esibizione lessicale regalata durante l’audizione in commissione cultura”.
Di fatto, il Ministro Giuli ha esteso le deleghe del Sottosegretario Mazzi, perché, se nel decreto del 22 ottobre 2022, si leggeva che egli aveva delega sulla “musica” ma “ad eccezione delle Fondazioni lirico-sinfoniche”, ora quella limitazione sembra venuta meno, rafforzando il potere di intervento che deriva dalla nuova delega.
A proposito del Sottosegretario Gianmarco Mazzi, ieri mattina il sempre brillante Carmelo Caruso firmava sul quotidiano “il Foglio” un gustoso articolo intitolato: “Il “ministretto” Mazzi”. Sottotitoli: “Litiga coni sindaci, ha nuove deleghe, punta alla riforma dei teatri stabili (che protestano). Spadroneggia al Mic, punta ai teatri lirici, ma riesce a far infuriare i teatri stabili”. Si legge: “si sono spartiti i ruoli, pensiero e prassi: il ministro della Cultura, Giuli, si occupa di infosfera, il sottosegretario Mazzi sfascia, alla Heidegger, zerstörung, i teatri stabili. Si guarda alla nomina di Francesco Spano, nuovo capo di gabinetto di Giuli, ma è Mazzi il terrore dell’artista. Si è fatto assegnare, ed è la novità, le deleghe per le Fondazioni lirico-sinfoniche, intende, con decreto, tagliare le produzioni interne dei teatri. Vuole farlo da subito, pasticciando con le bozze. I sette teatri stabili chiedono adesso, al ministro, in una lettera del 7 ottobre, chiarimenti “urgenti” e desiderano conoscere la bozza del decreto, un decreto che farebbe saltare “impegni pianificati”, con gravi “conseguenze contrattuali”. È l’egemonia di Mazzi, il “Ministretto” della Cultura”.
Quindi, al dossier scottante del “Tax Credit” si associa ora il dossier “Teatri Lirici e Stabili”, ma tutto sembra sostanzialmente nella linea della “continuità”, nel passaggio da Sangiuliano a Giuli.
Peraltro, non è vero quel che ha sostenuto ieri Gaetano Amato, perché in effetti proprio ieri la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura (Dgca Mic) ha pubblicato 4 decreti direttoriali che contengono le disposizioni applicative in materia di credito di imposta per le imprese di produzione cinematografica e audiovisiva come disposto dalla “Legge Cinema e Audiovisivo” del 2016.
I 4 “decreti direttoriali” di applicazione del “decreto interministeriale” del 14 agosto 2024 pubblicati lunedì 14 ottobre 2024 sul sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo del Mic
Sui 4 decreti “direttoriali” pubblicati ieri l’altro (lunedì 14) sul sito web della Dgca del Mic, torneremo presto su queste colonne.
Qui ci limitiamo a segnalare che si tratta di quattro decreti dirigenziali firmati dal Dg Nicola Borrelli, che forniscono le indicazioni operative in attuazione della recente riforma del tax credit messa a punto dal governo.
Una delle novità dei decreti appena varati consiste nell’inserimento della disposizione in base alla quale, al fine di garantire una maggiore tracciabilità dei costi, le fatture, i documenti di spesa e la documentazione che attestano i pagamenti, di importo superiore ad euro 1.000 (mille), emessi a partire dal 14 ottobre, devono riportare obbligatoriamente l’indicazione del titolo dell’opera a cui si riferiscono, pena l’ineleggibilità del costo. Evidente è la volontà di reprimere ovvero inibire dinamiche improprie, da parte di qualche imprenditore “furbetto”…
In dettaglio, il primo decreto contiene le disposizioni in materia di requisiti dei soggetti abilitati alla certificazione e del contenuto delle certificazioni.
Il secondo contiene le disposizioni in materia di versamento del contributo per le spese istruttorie previste ai fini della presentazione delle domande di concessione dei benefici.
Il terzo decreto interviene sulle disposizioni in materia di ulteriori disposizioni applicative e integrative relativamente ai requisiti minimi di circuitazione cinematografica; festival di rilevanza internazionale e caratteristiche minime del fornitore di servizi media audiovisivi, per le opere cinematografiche; festival di rilevanza internazionale e caratteristiche minime del fornitore di servizi media audiovisivi, per i documentari; festival di rilevanza internazionale e caratteristiche minime del fornitore di servizi media audiovisivi, per le opere di animazione; festival di rilevanza internazionale e caratteristiche minime del fornitore di servizi media audiovisivi, per i cortometraggi.
Infine, il quarto decreto contiene le disposizioni in materia di: primaria società di distribuzione cinematografica; rendicontazione delle singole prestazioni eseguite dal “service”; credito d’imposta massimo per singolo soggetto; copertura finanziaria; società di distribuzione cinematografica specializzate rispettivamente in (1.) documentari, (2.) opere di animazione; (3.) cortometraggi; modalità di presentazione istanze e requisiti per l’idoneità; elementi e documentazione per la richiesta preventiva; elementi e documentazione per richiesta definitiva; elementi e documentazione per richiesta definitiva in assenza di preventiva…
Questi decreti direttoriali correggono alcune delle criticità del decreto interministeriale del 14 agosto? Soltanto in parte, ad una prima lettura… Si tratta di piccoli “ritocchi” che non modificano l’approccio complessivo di “politica culturale”, che sembra privilegiare, ancora una volta, i forti (i grossi produttori) a discapito dei piccoli (i produttori indipendenti)…
Cna Cinema e Audiovisivo: “serve un’attività di monitoraggio… si debbono comprendere le nuove regole, adattarsi… far crescere le competenze… superare clima di protesta e di polemica sempre più aspro”
Eppure oggi una delle associazioni “minori” (rispetto alle storiche e confindustriali Anica ed Apa), ovvero Cna Cinema e Audiovisivo (presieduta da Gianluca Curti, che è anche Presidente e Ceo della società di distribuzione Minerva Pictures Group) ha espresso “soddisfazione per la pubblicazione dei decreti direttoriali in materia di credito di imposta per le imprese di produzione cinematografica e audiovisiva da parte del Ministero della Cultura. Nel clima di protesta e di polemica sempre più aspro a seguito del decreto interministeriale del 10 luglio scorso (pubblicato il 14 agosto 2024, n.d.r.), Cna Cinema e Audiovisivo ha continuato a lavorare con il Ministero della Cultura, con il Sottosegretario Lucia Borgonzoni e la Dg Cinema in modo fattivo e propositivo, per spiegare le istanze delle micro, piccole e medie imprese indipendenti di produzione cinematografica e audiovisiva del nostro Paese e individuare soluzioni condivise. I decreti direttoriali consentiranno di salvaguardare decine e decine di imprese indipendenti che stanno sul mercato, desiderano crescere e continuare a produrre contenuti difendendo e promuovendo l’eccezione e la diversità culturale e industriale del nostro Paese. Sarà necessario per le imprese comprendere le nuove regole, accrescere le proprie competenze e avere capacità di adattamento, un percorso sul quale Cna Cinema e Audiovisivo sarà come sempre al fianco dei propri associati. In particolare, sono da apprezzare le soluzioni già condivise nelle ultime settimane che riguardano il tema della distribuzione, i modelli semplificati di circuitazione cinematografica, la composizione delle risorse private e il riconoscimento dei contributi selettivi, regionali o del reinvestimento dei contributi automatici ai fini dell’accesso al Tax Credit. Il sistema non è perfetto, ma siamo certi della disponibilità dell’Amministrazione a un’attività di monitoraggio e a procedere a eventuali aggiustamenti che si rendessero necessari. Cna Cinema e Audiovisivo hanno evitato le contrapposizioni sterili, preferendo la strada del confronto, per individuare soluzioni praticabili e sostenibili, che tengano conto sia delle necessità delle imprese sia degli obiettivi di controllo della spesa e di revisione e aggiornamento della normativa”. Una presa di posizione morbida, dialogica, diplomatica, sostanzialmente “positiva”, questa di Cna (che si autodefinisce “Artigiani Imprenditori d’Italia”). Ed un rinnovo di fiducia nei confronti della Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni…
Ci piace segnalare la richiesta di Cna al Mic di avviare una “attività di monitoraggio”: sacrosanta istanza, e… magari fosse! Peccato che questa esigenza non sia mai stata manifestata – né da Anica né da Apa e nemmeno da Cna – nel corso dei primi 7 anni (sette) di applicazione della “Legge Franceschini”, tutti simpaticamente travolti da una “ubriacatura” collettiva, in nome dello slogan “big is better” e della “piena occupazione”…
Comunque non si attenuano le lamentazioni e le preoccupazioni da parte di altre anime del settore, e presto ne andremo a scrivere…
Numerologie fantasiose sul “Tax Credit”: come si spiegano gli oltre 600 milioni di euro di “Tax Credit” in più, nel periodo 2017-2022, rispetto a quanto previsto dai “Piani di riparto” annuali del Fondo Cinema e Audiovisivo?! Perché 2,6 miliardi di euro a consuntivo, a fronte di 2 miliardi a preventivo?!
A proposito di numerologie, la tabella elaborata ieri da IsICult e pubblicata su queste colonne ha suscitato interesse e finanche qualche interrogativo: a scanso di equivoci, è opportuno quindi precisare che la fonte dei dati proposti è ministeriale, e specificamente della Direzione Cinema e Audiovisivo.
Emerge evidente che “qualcosa” non quadra, nelle elaborazioni dello stesso Ministero, perché c’è un “delta” – ovvero una differenza – tra le quantificazioni “a preventivo” (ovvero i dati risultanti dagli annuali “piani di riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo, firmati di anno in anno dal Ministro “pro tempore”, previa benedizione del massimo organo di consulenza del dicastero, qual è il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo, il Csca presieduto dall’avvocatessa Francesca Assumma) e le quantificazioni “a consuntivo” (che emergono da una tabella della relazione “valutazione di impatto”, che da sei anni la Dgca affida – senza soluzione di continuità – al raggruppamento Università Cattolica e Ptsclas spa; il dato in questione è tratto dalla ultima edizione, relativa all’anno 2022, pubblicata in sordina il 9 aprile 2024, e poi rilanciata dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni a distanza di mesi, il 15 luglio 2024).
La tabella che segue è una versione evoluta di quella pubblicata ieri 15 ottobre da IsICult su “Key4biz”.
Contiene anche 2 colonne che riportano il dato, in valore assoluto, del “preventivo” (fonte: piano di riparto annuale) e del “consuntivo” (fonte: valutazione di impatto 2022) e anche la quota percentuale assorbita dallo strumento “Tax Credit” sul Totale del Fondo Cinema e Audiovisivo.
Si segnala, che nel 6° “Rapporto sulla Produzione Audiovisiva Nazionale”, presentato ieri dall’Apa in sede “Mia” (Mercato Internazionale Audiovisivo”), si leggono cifre diverse: “l’Italia ha speso in crediti di imposta su film e audiovisivi, nel 2022, 768 milioni di euro” (pag. 3).
Perché la la società di consulenza citata come fonte da Apa, ovvero la Oliver & Ohlbaum Associates, abbia quantificato questa somma di 768 milioni di euro?
Che è ben maggiore di quella risultante dal “piano di riparto” del Ministero per lo stesso anno 2022, ovvero 544,6milioni di euro “a preventivo”, e rispetto alla somma risultante “a consuntivo”, ovvero 647,5 milioni di euro…
Si ha comunque conferma della crescita impetuosa dello strumento “credito di imposta” sulle altre forme di intervento pubblico a sostegno del cinema e audiovisivo: questo “decision making” evidente è stato determinato da analisi accurate dell’evoluzione del mercato, in termini imprenditoriali (rafforzamento del tessuto industriale) e culturali (estensione dell’offerta espressiva)? No.
Non esiste ad oggi una analisi accurata dei flussi economici del cinema e dell’audiovisivo italiano, nessun modello econometrico è disponibile
Non esiste ad oggi una analisi accurata dei flussi economici del cinema e dell’audiovisivo italiano… Non esiste un “modello” econometrico che consenta di comprendere i reali effetti di questa enorme iniezione di danaro pubblico attraverso il “Tax Credit”, che è passato dai 40 milioni di euro del 2008 ai 541 milioni del 2023: è cresciuto di ben 12 volte…
Si rinnova la domanda: “questo “decision making” evidente è stato determinato da analisi accurate dell’evoluzione del mercato, in termini imprenditoriali e culturali?” La risposta è netta ed assoluta: no.
Il Governo si è lasciato andare ad un cieco entusiasmo: “cieco” nel senso di privo di adeguata strumentazione di monitoraggio e valutazione… Con il risultato che è ormai sotto gli occhi di tutti: è aumentata la quantità di opere prodotte, ma molte di esse non hanno avuto una pur minima circolazione, né nei cinema né in televisione né sulle piattaforme… I budget di produzione sono cresciuti a dismisura… I principali beneficiari sono stati “big player” della produzione, controllati sempre più da multinazionali mediali… E la quota di mercato dei film italiani nei cinematografi è forse aumentata, grazie alla Legge Franceschini? No.
Italia. Trend del “Tax Credit” su totale “Fondo Cinema e Audiovisivo”Andamento diacronico 2017-2022(milioni di euro e quota % su totale Fondo)
Anno | Tax Credit“preventivo” | Tax Credit“consuntivo” | Differenza (Δ consuntivo su preventivo) | Quota % Tax Credit (consuntivo) su Totale Fondo (*) | Quota % Tax Credit (preventivo) su Totale Fondo (**) |
2017 | 221,0 | 221,0 | – | 52 % | 55 % |
2018 | 226,9 | 261,8 | + 34,9 | 57 % | 57 % |
2019 | 225,0 | 334,3 | + 109,3 | 64 % | 56 % |
2020 | 316,5 | 499.8 | +183,3 | 79 % | 67 % |
2021 | 454,8 | 655,1 | + 200,3 | 74 % | 72 % |
2022 | 544,6 | 647,5 | + 102,9 | 76 % | 73 % |
2023 | 541,0 | (n.d.) | (n.d.) | (n.d.) | (n.d.) |
Totale 2017-2022 | 1.988,8 | 2.619,5 | 630,7 | 69 % | 65 % |
Note: il dato di “consuntivo” – convenzionalmente inteso – è riferito alle “risorse stanziate” effettivamente, talvolta integrate da decreti ministeriali che hanno apportato ulteriore budget rispetto a quello previsto dal “piano di riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo; si segnala che il dato include anche eventuali “avanzi” delle annualità precedenti.(*) Il totale del Fondo Cinema e Audiovisivo “a consuntivo” per gli anni 2017-2022 è 3.781 milioni di euro.(**) Il totale del Fondo Cinema e Audiovisivo “a preventivo” per gli anni 2017-2022 è 3.057 milioni di euro.Fonte: elaborazioni IsICult su dati Dgca Mic (per il “preventivo”, i decreti ministeriali di approvazione del “piano di riparto”, per gli anni dal 2017 al 2023; per il “consuntivo” dal 2017 al 2022, la “Valutazione di impatto” per l’anno 2022, pag. 31). [ Versione 16.10.2024 ]
La tabella conferma quel dato che segnalavamo già ieri su queste colonne: emerge come nell’arco dei 6 primi anni della Legge Franceschini, il “Tax Credit” abbia assorbito effettivamente 2,6 miliardi di euro, a fronte dei 2 miliardi che erano previsti nei “Piani di Riparto”…
Come si giustifica questo scostamento complessivamente di oltre 630 milioni di euro?!
La risposta – ribadiamo – è chiusa nei cassetti ministeriali, ma deve stimolare una qualche riflessione “investigativa”…
Nella prossima “puntata” del dossier IsICult per “Key4biz” andremo ad illustrare meglio la tabella che segue, che qui anticipiamo: a prima vista, provoca un discreto… sconcerto!
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