C’è chi contesta le nomine dei 15 super-esperti della Legge Cinema e Audiovisivo e chi contesta il bando di Cinecittà per la scelta del nuovo Direttore della Comunicazione.

Venerdì della settimana scorsa (8 aprile), abbiamo dedicato grande attenzione ad una notizia che è sfuggita ai più, e che pure riteniamo abbia una rilevanza notevole nell’economia del sistema culturale italiano, in particolare per quanto riguarda il settore cinematografico, televisivo, audiovisivo in generale: l’avvenuta nomina, da parte del Ministro Dario Franceschini, della commissione di esperti chiamata ad esprimersi in materia di “aiuti selettivi”, secondo quanto previsto dalla Legge Cinema e Audiovisivo del 2016 (la n. 220/2016), che reca lo stesso nome del titolare del Mic, che ne è stato il principale artefice (vedi “Key4biz” dell’8 aprile 2022, “Il Ministro Franceschini nomina i 15 ‘super-esperti’ per assegnare i ‘contributi selettivi’ della Legge Cinema e Audiovisivo”). La legge (all’articolo 26, comma 2) prevede che vengano scelti “esperti individuati tra personalità di chiara fama anche internazionale e di comprovata qualificazione professionale nel settore”. Scelti… dal Ministro.

La notizia – come abbiamo segnalato venerdì scorso – è stata però completamente ignorata dai “media mainstream”, e rarissime sono state le testate che l’hanno ripresa: abbiamo voluto effettuare una ricognizione accurata, e nessuna testata giornalistica su carta, se non con l’eccezione del qualificato settimanale “Film Tv” (il raffinato giornale di riferimento della comunità cinefila italiana, diretto da Giulio Sangiorgio), che, nell’edizione in edicola martedì 4 aprile, le ha dedicato un trafiletto, semplicemente riportando i nomi dei 15 super-esperti. La notizia non è stata segnalata nemmeno dal sito web di Cinecittà Luce (e si ricordi che ormai Cinecittà è divenuto un braccio operativo del Ministero della Cultura), ed è stata ignorata da “Prima Comunicazione, “Box Office” ed altre testate specializzate. Le ragioni di questo disinteresse sono incomprensibili, perché – ribadiamo – non si tratta di una scelta marginale, nei processi decisionali della mano pubblica nel settore.

Quest’oggi, una testata web assai di nicchia (e quasi semi-clandestina, anche perché – curiosamente –non rientra nei monitoraggi di agenzie specializzate come Datastampa o L’Eco della Stampa, e quindi sfugge anche ai più attenti), qual è il settimanale “Odeon” diretto da Angelo Frigerio (che edita anche testate come “HiTech”, “Media Contents”, “Technospia”), pubblica una notizia di cui non si ha traccia altrove, rispetto alla nomina della Commissione dei 15 esperti.

In un lungo articolo firmato da Andrea Dusio – un giornalista specializzato molto accurato – si apprende che l’avvocato Michele Lo Foco (esperto di diritto d’autore, già componente – dal marzo del 2017 al giugno del 2020 – del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo – Csca – massimo organo consultivo del Mic su queste materie) ha presentato istanza di accesso agli atti di nomina, con lo scopo di avere “chiarimenti circa le modalità di valutazione da parte della commissione dei titoli indicati dall’avviso pubblico e dei criteri di attribuzione dei punteggi relativi alle comprovate esperienze nel settore cinematografico che hanno determinato la formazione della graduatoria”.

Lo Foco si era candidato, forte di un curriculum a suo parere “di maggior valore e molto più adeguato al ruolo pubblico da ricoprire”, ma non è stato nominato. L’avvocato romano chiede quindi di poter visionare i curricula degli altri candidati, le loro domande di partecipazione, ma soprattutto i verbali della commissione che ha proceduto alle nomine, unitamente ai criteri e alle schede di valutazione.

Però, a quanto ci è dato sapere, la selezione di questi esperti rientra nella piena e totale discrezionalità del Ministro, e quindi si ha ragione di ritenere che non sia stata costituita alcuna commissione per la pre-selezione dei 15 saggi (in effetti l’“invito a presentare candidature”, firmato dal Direttore Generale del Mic Nicola Borrelli, in data 27 dicembre 2021, con scadenza al 18 gennaio 2022, evidenzia che la nomina avviene “con decreto del Ministro della Cultura”, e sua – si sottintende – è la selezione)… Certamente il Ministro avrà vagliato i curricula, ma la selezione rientra nella sua “giurisdizione” unica e personale.

Da segnalare “en passant” che Lo Foco è un tecnico di area centro-destra, e si pone come una delle rarissime voci che criticano l’attuale sistema di sostegno pubblico al cinema, sia la Legge Franceschini in sé, sia la sua applicazione: in varie occasioni si è scontrato duramente anche con il Direttore Generale del Cinema e dell’Audiovisivo, Nicola Borrelli.

Sul caso in ispecie, più che una questione di diritto amministrativo, si potrebbe porre – riteniamo – semmai un problema di opportunità, politica e culturale…

È giusto che sia il Ministro a decidere autocraticamente chi compone questa importante Commissione, senza alcun confronto con chicchessia (a partire dalle maggiori associazioni rappresentative dell’anima economica ed artistica del settore)?!

La questione va ben oltre il caso specifico, e comunque non ci sembra che, durante la gestazione della legge Franceschini, sia stata posta da chicchessia in Parlamento (o altrove): eppure, in verità, è una importante questione di “politica culturale” allo stato puro.

Nomina dei 15 saggi della Legge Cinema e Audiovisivo: profili di incompatibilità? Rischi di conflitto d’interessi?

Andrea Dusio rilancia le tesi di Michele Lo Foco, sostenendo che, nella nomina dei 15 “saggi”, vi siano profili di incompatibilità: “indubbiamente si tratta di esperti. Buona parte di loro sono però palesemente impegnati in attività che configurano a nostro parere un conflitto di interesse. Tredici di loro sono stati confermati”. Già questa riconferma (13 su 15) è sintomatica: non ci risulta che, nel corso del precedente biennio (gli esperti restano in carica per due anni), le associazioni del settore (né quelle degli imprenditori, né quelle degli autori e dei creativi: AnicaApaCna Cinema e Audiovisivo…100autoriAnacWgi… siano saliti proprio sulle barricate: questa eletta schiera dei 15 è stata benedetta dal loro silenzio.

E quindi si ha ragione di ritenere che “il sistema”, nel suo complesso, non sia (stato) insoddisfatto delle scelte discrezionali del Ministro Dario Franceschinidiscrezionali, ma perché questo prevede la legge. Punto.

L’assurdità di incarichi pubblici delicati, ma con impegno da prestare gratuitamente

Su altro versante, Dusio condivide una tesi che noi stessi tante volte abbiamo segnalato, anche su queste colonne: è assurdo che questi 15 super-esperti lavorino gratuitamente: “uno degli elementi più stridenti di queste nomine è che la commissione (che viene poi suddivisa in quattro sottocommissioni) è chiamata a deliberare sull’assegnazione di risorse cospicue (il bando Selettivi 2022 consta di 42,3 milioni di euro, ma la cifra complessiva è più grande), mentre l’incarico è gratuito. Il lavoro è oneroso e di grande responsabilità. Ma non sono previsti neppure rimborsi, indennità o gettoni. Come evitare, alla luce di queste pre-condizioni, che si candidino professionisti in rappresentanza di interessi che riguardano l’assegnazione dei contributi?”.

Si tratta di una insinuazione pesante, ma la domanda ha un suo senso, esattamente come abbiamo già segnalato noi nell’articolo dell’8 aprile scorso su “Key4biz”.

È sempre “Odeon”, nell’edizione odierna, ad “agganciare” la questione della nomina della Commissione Cinema e Audiovisivo del Ministero ad altra dinamica che non è stata segnalata da nessuna testata, se non dal quotidiano “il Foglio” nell’edizione del 31 marzo, ovvero la nomina di Maurizio Venafro a Cinecittà Luce.

Anche questa notizia merita attenzione, perché rientra nel perimetro del tema che qui si affronta, ovvero la “discrezionalità” delle nomine negli enti pubblici.

Ed il discorso attraversa soggetti come Cinecittà Luce e la stessa Rai, per non dimenticare le nomine (o finanche “elezioni” o pseudo-tali) all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – Agcom (su quest’ultimo soggetto, si legga “Key4biz” del 5 aprile 2022, “Agcom, Massimiliano Capitanio neo-eletto Commissario nel silenzio dei più”)…

È ancora Dusio a segnalare che qualche settimana fa è stato assunto a Cinecittà, con un ruolo dirigenziale apicale, Maurizio Venafro. In argomento “il Foglio” così ha scritto il 31 marzo: “Colpo a Cinecittà: l’ex braccio destro di Zingaretti nominato direttore del personale. Maurizio Venafro, già capo di gabinetto alla regione Lazio e amico fraterno di Goffredo Bettini, è stato assunto come direttore del personale e degli affari legali. Assicurano dalle parti di via Tuscolana che abbia sbaragliato gli altri candidati alla posizione “per distacco” (…). L’amicizia fraterna con Bettini – che della società Istituto Luce è stato anche membro del cda fino a poco tempo fa – è solo un dettaglio. Che non inficia le qualità del dirigente. Un bel colpo per Cinecittà. Ciak, e auguri”. Nel funzionigramma di Cinecittà, Venafro risulta come “Direttore Risorse Umane e Legale, Affari Generali e I.T.”.

Da segnalare che, qualche mese fa, è stata chiamata a Cinecittà come “Direttore Sales e Marketing” anche Lucia Milazzotto, già Direttrice del Mercato Internazionale dell’Audiovisivo (Mia) di Roma. È evidente che l’Amministratore Delegato di Cinecitta Nicola Maccanico sta cercando di dotarsi di una tecnostruttura all’altezza della sfida dei 300 milioni di euro che arriveranno a via Tuscolana dal “Recovery Plan”…

Il sindacato Stampa Romana contesta il bando di Cinecittà per il nuovo Direttore della Comunicazione

Va segnalato che un paio di settimane fa (precisamente il 1° aprile 2022), il sindacato Stampa Romana ha contestato un’altra procedura di Via Tuscolana, ovvero un “bando irregolare” promosso da Cinecittà Luce, con un duro comunicato: “Cinecittà sta reclutando con qualifica dirigenziale di aziende industriali un direttore della comunicazione e delle attività editoriali. Cerca una figura qualificata, esperta di audiovisivo e rapporti con i media, con cinque anni di iscrizione all’Ordine dei giornalisti… Stampa Romana ha ravvisato alcuni elementi impropri che rendono il bando annullabile. Cinecittà spa è detenuta al 100 % dal Ministero dell’Economia e Finanze, è stata riconosciuta dal Consiglio di Stato, Ente Pubblico. Pertanto questo avviso si presenta gravemente viziato ed in contrasto con la Legge 150/2000 per non aver affidato alla contrattazione collettiva l’individuazione del profilo professionale da selezionare e per non aver richiesto l’intervento del sindacato dei giornalisti previsto dall’articolo 9. Le società controllate da enti pubblici, come in questo caso, devono effettuare selezioni imparziali, trasparenti, pubbliche, ancorate a sistemi oggettivi e quindi la scelta non può concentrarsi come esito finale sulla discrezionalità dell’amministratore delegato a pena di illegittimità dell’atto per violazione della trasparenza amministrativa e per eccesso di potere. Per questo, chiediamo alla società il ritiro del bando in autotutela e la predisposizione di un nuovo e corretto avviso pubblico con una commissione composta anche da un giornalista o esperto di comunicazione”.

Ci si domanda: ma una società come Cinecittà Luce, per quanto pubblica, deve “confrontarsi” con il sindacato dei giornalisti per una simile nomina, oppure trattandosi (peraltro) di una società per azioni, deve esserle garantito un margine di manovra… discrezionale?!

L’articolo 9 della Legge n. 150 recita (al comma 5): “Negli uffici stampa, l’individuazione e la regolamentazione dei profili professionali sono affidate alla contrattazione collettiva nell’ambito di una speciale area di contrattazione, con l’intervento delle organizzazioni rappresentative della categoria dei giornalisti”.

Si tratta di questioni veramente controverse, che pure meritano maggiore attenzione (culturale prima che politica).

Quanto deve pesare la logica dell’“intuitu personae” nelle nomine pubbliche negli enti culturali?

Il tema, di fatto, è lo stesso: quanto può e deve essere determinante, nelle nomine di dirigenti apicali degli enti culturali pubblici la logica dell’“intuitu personae” del decisore di turno (Ministro, Sottosegretario, Presidente di Regione, Sindaco, eccetera)?

Secondo Dusio, il bando di Cinecittà, peraltro, “sarebbe stato disegnato per corrispondere al profilo di un candidato ‘blindato’. (…) La questione è semplice: esiste una procedura obbligata, che sembra essere stata bypassata. Basti dire che il bando è stato aperto il 22 marzo e chiuso il 31. Tutto già deciso nelle segrete stanze? Una cosa è certa. La nuova Cinecittà esprime un’idea cara al ministro: la chiamata diretta del management, con logiche da società privata orientata ai risultati, convive con pratiche disinvolte di spoil system volte a garantire l’occupazione dei ruoli che contano da parte del gruppo di potere che a Roma (e non solo) guida le scelte del Pd”.

Torneremo su queste tematiche, che sono delicate e strategiche al tempo, e meritano attenzione critica adeguata, ma sono forse ritenute dai più… scabrose: non si spiega, altrimenti, il silenzio assoluto che prevale, nella comunità culturale italiana (oltre che in quella giornalistica) su queste dinamiche.

Silenzio che significa acquiescenza. O forse rassegnazione?!

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