Da Key4biz (01/03/23): I doppiatori italiani rinnovano una settimana di sciopero
Sciopero fino a martedì 7 marzo e sabato 4 a Roma si mobilitano anche i lavoratori di altri settori dell’industria audiovisiva.
La vicenda dei doppiatori italiani è un emblema delle conseguenze della “disintermediazione” tipica dei processi di “disruption” dell’economia digitale: deve intervenire lo Stato in modo deciso.
Potrebbe divenire una valanga che va a scardinare l’assetto conservatore del sistema italiano dello spettacolo: come abbiamo già segnalato con cura su queste colonne, il variegato mondo dei doppiatori italiani è sul piede di guerra da ormai una decina di giorni, nel tentativo di costringere la controparte datoriale (l’Anica in primis, ma dietro questa schermatura ci sono le “major” americane e Rai e Mediaset e Netflix ed Amazon) a sedersi ad un tavolo che inizi a discutere di un contratto collettivo nazionale di lavoro atteso ormai da 15 anni… La prima fase dello sciopero si è sviluppata da martedì 21 a ieri martedì 28 febbraio… Ma è ripresa da ieri fino a martedì 7 marzo…
L’Istituto italiano per l’Industria Culturale sta dedicando a questa vicenda particolare attenzione, per due ordini di ragioni, uno particolare ed uno generale: l’Istituto ha realizzato anni fa – con la collaborazione dell’Aidac (i dialoghisti adattatori) ed il sostegno della Siae (Società Italiana degli Autori e Editori) – una ancora inedita ricerca sul mondo del doppiaggio in Italia, e la sta aggiornando al meglio, al fine di presto pubblicarla in volume e presentarla in un convegno di respiro internazionale; la vicenda dello sciopero dei doppiatori si pone come punta di un iceberg che non è ancora stato esplorato con la necessaria attenzione, ovvero le conseguenze della “disintermediazione” nell’economia delle industrie culturali e creative, soprattutto in relazione al mercato del lavoro…
Rimandiamo agli articoli già dedicati su “Key4biz” e qui proponiamo sia un aggiornamento sull’evoluzione della vertenza, sia alcune ulteriori riflessioni critiche: si rimanda quindi a “Key4biz” di giovedì della scorsa settimana 23 febbraio 2023, “Doppiatori in sciopero, attendono un nuovo contratto da 15 anni. E ora la minaccia dell’Intelligenza Artificiale”, ed al successivo articolo di venerdì 24 febbraio 2023, “Doppiatori sul piede di guerra. Intanto il Governo si dimentica del 2 per mille per le associazioni culturali”.
Venerdì scorso 24 febbraio, presso il Centro Congressi Frentani di Roma, si è tenuta una prima assemblea pubblica in presenza, con la partecipazione di centinaia di professionisti (ne abbiamo riferito giustappunto su “Key4biz” di venerdì stesso); nei giorni successivi, la triade sindacale Cgil–Uil–Cisl e le tre principali associazioni professionali Anad–Aipad–Aidac (che rappresentano rispettivamente gli attori doppiatori, i dialoghisti adattatori cinetelevisivi, e gli assistenti del doppiaggio) hanno convocato delle assemblee “online”, che hanno visto coinvolti in modo attivo fino a 500 partecipanti su Zoom.
Abbiamo avuto il privilegio di poter assistere / partecipare a queste assemblee via Zoom (che sono organizzate a cadenza quotidiana, riservate agli addetti ai lavori), ed esse rappresentano in modo concreto, dialettico, plurale, vivace le dimensioni della crisi radicale in atto (che è certamente professionale ma anche profondamente umana), con lo spettro dell’Intelligenza Artificiale che emerge continuamente.
Riteniamo anche che assemblee così partecipate (500 persone rappresentano circa un terzo dell’intera forza-lavoro del settore, stimata giustappunto tra i 1.500 ed i 1.700 professionisti) debbano stimolare una riflessione sulle dimensioni quali-quantitative del disagio in atto.
Finora, scarsissima l’attenzione dei media “mainstream”
Analizziamo però le ricadute: l’attenzione dei media “maistream” è stata finora modestissima, se non da parte del quotidiano “la Repubblica” nell’edizione di sabato 26, con un bell’articolo a piena pagina, a firma di Rosaria Amato, intitolato “Il cinema torna muto. Lo sciopero a oltranza dei doppiatori italiani”.
Va osservato che oggettivamente finora soltanto “Key4biz” ha dedicato adeguata attenzione alla vertenza.
Nell’articolo pubblicato venerdì scorso su “Key4biz” sollecitavamo che “le istituzioni” e “la politica” battessero finalmente un colpo, per dimostrare che sono vive e vegete e che si interessano della politica culturale, soprattutto quando riguarda la vita reale e la quotidianità esistenziale dei lavoratori delle industrie culturali e creative.
Ed un qualche segno è emerso, sebbene relegato nei “circuiti interni” del sistema di informazione (ovvero le agenzie di stampa): fatte salve le agenzie stampa, però, né la dichiarazione di un Sottosegretario alla Cultura né quella di un Presidente della Commissione Cultura di una delle camere del Parlamento italico sono infatti state riprese e rilanciate da testate giornalistiche di sorta, sia su carta sia su web. Ricaduta mediatica: zero assoluto.
Segnali di vita da parte di istituzioni e politica: la Sottosegretaria Borgonzoni pensa di attivare una sua “moral suasion” ed il Presidente della Commissione Cultura Mollicone rimanda ai sindacati
Sabato scorso 25 marzo si sono espressi sia Lucia Borgonzoni, Sottosegretaria alla Cultura con delega al Cinema e l’Audiovisivo, sia Federico Mollicone, Presidente della Commissione VII della Camera dei Deputati.
Le due sortite meritano attenzione, anzi è opportuno analizzarle con cura, perché entrambe sintomatiche di alcuni curiosi “dietro le quinte”.
Interviene prima Federico Mollicone (che è anche Responsabile Cultura di Fratelli d’Italia, e già candidato a Ministro della Cultura), che però si rivolge alla Sottosegretaria: “lanciamo un appello al sottosegretario Borgonzoni, da sempre sensibile alle esigenze degli attori, affinché possa essere mediatrice fra le legittime richieste avanzate nel corso del Festival internazionale di Berlino dalle categorie dello spettacolo. Riteniamo, in ogni caso, che un appello letto in questo contesto, sfruttando la notorietà di Favino, danneggi la contrattazione e l’immagine nazionale”.
Di fatto, il Presidente della Commissione Cultura di Montecitorio lancia “un appello” al Governo, ma al tempo stesso critica l’attore che, durante il Festival di Berlino (al quale era intervenuto per presentare il suo nuovo film, il thriller “L’ultima notte di Amore”, per la regia di Andrea Di Stefano, prodotto da Indiana, distribuito da Vision), ha manifestato alcune critiche sull’attuale assetto del sistema cinematografico-audiovisivo italiano ed ha letto un comunicato dell’associazione Unita.
“Unita” è l’acronimo di “Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo”, associazione presieduta da Vittoria Puccini, fondata nel giugno 2020 con la benedizione dell’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini, e da questi fortemente sostenuta (per esempio, per quanto riguarda i finanziamenti ministeriali per i progetti “Cips” – “Cinema e Immagini per la Scuola”, co-promossi dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del Merito). Partita con 111 soci fondatori, l’Associazione Unita nel corso del suo primo anno ha più che decuplicato il numero dei suoi iscritti, arrivando a contare più di 1.200 soci…
Mollicone (Presidente VII Commissione Camera): ‘Il Governo ha già ascoltato le categorie come Unita, che però non sono titolate alla contrattazione in quanto associazioni e non sindacati’
E proprio ad Unita si rivolge, indirettamente, lo stesso Mollicone, che sostiene: “già in Legge di Bilancio, come richiedevamo sin dai banchi dell’opposizione, abbiamo stanziato – con il Pd e il collega Orfini – 100 milioni per l’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo e stiamo lavorando ai decreti della legge delega sullo spettacolo. Il Governo ha già ascoltato le categorie come Unita, che però ricordiamo non sono titolate alla contrattazione in quanto associazioni e non sindacati. Riteniamo, quindi, che sia più utile che si confrontino con i sindacati in ambito istituzionale, evitando di danneggiare l’immagine del sistema cinematografico nazionale all’estero”.
In sostanza, Mollicone sostiene quindi Favino per alcune delle tesi di lamentazione manifestate, ma critica la “situazione” nella quale sono state espresse (un po’ come Giulio Andreotti quando sosteneva che il neo-realismo disturbava l’immagine internazionale dell’Italia?!), e comunque segnala che gli interlocutori principali debbono essere i sindacati: il che è certamente vero, se ci si riferisce soltanto alla gestazione di un contratto collettivo nazionale di lavoro, ma non è necessariamente vero se si affrontano i temi del miglior sviluppo del sistema cinematografico e audiovisivo anche oltre la mera dimensione lavoristica.
Il dispaccio di agenzia del Presidente della Commissione è delle 13:44 di sabato 25.
A distanza di un paio di ore, alle 15:42, si manifesta la Sottosegretaria leghista, chiamata in causa dal collega Mollicone.
Borgonzoni (Sottosegretaria alla Cultura): ‘Il mio ruolo non può che essere che quello della ‘moral suasion’‘
Dichiara Lucia Borgonzoni: “per i contratti collettivi nazionali, sia delle troupes che dei doppiatori o delle attrici e degli attori, ricordo che sono materia di relazioni industriali e sindacali e il mio ruolo non può essere che quello di una “moral suasion” nei confronti delle parti”, spiega.
E qui qualcosa non quadra, perché senza ombra di dubbio un Governo in carica può intervenire ben oltre una azione di “moral suasion”, dato che il ccnl è soltanto una delle componenti dell’economia complessiva di un settore economico…
Eppure la Sottosegretaria insiste: “come sa Vittoria Puccini, Presidente Unita, che ho sentito non più tardi di una settimana fa, da parte mia e dei Ministeri competenti, l’impegno perché ai lavoratori dello spettacolo siano garantiti sempre maggiori diritti è massimo. Per i contratti collettivi nazionali però, sia delle troupes che dei doppiatori o delle attrici e degli attori, ricordo che sono materia di relazioni industriali e sindacali e il mio ruolo non può essere che quello di una “moral suasion” nei confronti delle parti”. Ed ancora rivendica: “non appena ricevuta la delega al cinema e all’audiovisivo (il che è avvenuto con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 25 gennaio 2023, n.d.r.), ho attivato un nuovo ciclo di incontri tematici con gli operatori del settore, incontrando anche Unita. Tra gli argomenti di discussione, l’inserimento senza precedenti di una clausola premiale nella legislazione tax credit, per incentivare l’utilizzo di professionisti italiani nelle produzioni sul nostro territorio. I numerosi “tavoli” dimostrano, senza timore di smentita, che il confronto costruttivo con il Ministero della Cultura è e sarà sempre aperto e mira a sostenere la crescita di tutte le componenti del settore, non lasciando nessuno indietro. Parallelamente, il Ministero del Lavoro con il Sottosegretario Claudio Durigon è impegnato nel potenziare le iniziative che possono agevolare i rinnovi dei contratti collettivi nazionali, come la possibile introduzione di una defiscalizzazione degli stessi rinnovi, così da avere un vero ed effettivo aumento salariale”.
Perché Lucia Borgonzoni si rivolge ad Unita, e non ai tre sindacati di settore ed alle tre associazioni professionali?!
Come dire?! La Sottosegretaria ignora quasi lo sciopero dei doppiatori, ma sente l’esigenza di rispondere a Favino ed evoca Unita, tira in ballo il collega leghista Durigon, ma, al tempo stesso, rimarca che i contratti sono materia tipica dell’attività dei sindacati. Si percepisce una qual certa confusione.
Dopo qualche ora, è lo stesso sindacato (uno dei sindacati) a sentire l’esigenza di intervenire, sempre “giocando” intorno alla notorietà di Favino: ah, le logiche dello “star system” e della “politica spettacolo”…
Sabina Di Marco, Segretaria Nazionale della Slc della Cglil, ha dichiarato che il sindacato “sostiene le iniziative intraprese da attrici e attori a supporto dell’azione sindacale che vede l’intero settore del cineaudiovisivo chiedere a gran voce il rinnovo dei contratti di lavoro. Nel nostro Paese attrici e attori del Cineaudiovisivo sono privi di regolamentazione collettiva. Il fatto che Pierfrancesco Favino lo renda pubblico al Festival di Berlino deve far riflettere produttori e istituzioni sulla necessità di convocare i sindacati che hanno avanzato richieste d’incontro sia al Ministro Sangiuliano, sia ai produttori italiani su una piattaforma presentata mesi fa”. E contesta la tesi “nazionalista” di Federico Mollicone: “l’intento di puntare i riflettori sui bisogni di chi lavora nel settore dello spettacolo non lede l’immagine del nostro Paese all’estero, piuttosto le fa onore”.
Ma cosa ha detto esattamente Favino al Festival di Berlino?
Ma cosa ha detto esattamente Favino in quel di Berlino, venerdì scorso 24 febbraio?! Ha parlato della “unicità” del cinema italiano e delle difficoltà che è costretto ad accettare: “se anche i ruoli di italiani vengono affidati ad attori americani, se ad esempio l’intera famiglia Gucci parla in un inglese con l’accento del New Jersey, è difficile per noi italiani – e parlo come attore – andare oltre i confini del nostro cinema nazionale…”, ha spiegato. Precisando però anche che “la responsabilità è anche dei nostri produttori che accettano questa cosa. Così noi non avremo mai modo di uscire”.
Ed ha letto il comunicato stampa di Unita: “in Italia le lavoratrici e i lavoratori del settore cine-audiovisivo sono da mesi in attesa che venga rinnovato loro il contratto collettivo nazionale. Le troupe, i tecnici, le maestranze e perfino gli stuntmen operano in assenza di regole condivise e di tutele moderne ed efficaci. Le attrici e gli attori italiani – unici in Europa – non hanno addirittura mai avuto un contratto collettivo di categoria che stabilisca diritti, doveri e minimo salariale e questo perché le associazioni dei produttori non intendono sedersi a contrattare, impedendo di fatto il progresso del settore sia in termini di sviluppo industriale che dei diritti dei lavoratori”. Il comunicato si chiude così: “un paese che vuole dirsi civile non può continuare a produrre cinema e televisione in questo modo. Per questo motivo, i doppiatori italiani sono già entrati in sciopero e la più grande associazione di categoria delle attrici e degli attori, Unita, ha deciso di rendere nota questa situazione sostenendo la mobilitazione sindacale, da oggi fino all’ottenimento di tutti i diritti che spettano a coloro che si adoperano ogni giorno con passione e professionalità per tenere in vita il nostro immaginario, il nostro cinema, la sapienza e la cultura del nostro Paese”.
Martedì della scorsa settimana 21 febbraio, Unita, nelle more dello sciopero in gestazione, aveva dichiarato: “Unita, Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, sostiene con la massima convinzione la presa di posizione dei Sindacati Confederali, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil in merito all’incomprensibile e colpevole ritardo delle trattative dei Ccnl posto in atto dalle principali associazioni di imprese del comparto cineaudiovisivo, con particolare riferimento al contratto collettivo degli interpreti, ancora non presente – unico caso in Europa – nella filiera del settore e per il quale le associazioni d’impresa non hanno nemmeno voluto iniziarne l’iter. Unita sottoscrive ogni iniziativa tesa a sbloccare questo gravissimo ostruzionismo e sarà al fianco dei lavoratori in ogni azione futura”.
Venerdì 17 febbraio 2023 i sindacati Cgil (Slc), Uil (Uilcom), Fistel (Cisl) avevano in effetti dissotterrato l’ascia di guerra, con un comunicato stampa che denunciava gli “atteggiamenti dilatori nel confronto sui rinnovi dei ccnl” delle Troupe e del Doppiaggio.
La denuncia veniva così articolata, nelle sue cause: “ignorando la piattaforma degli attori/interpreti, presentata ormai diversi mesi fa; ignorando la piattaforma degli Stuntmen; rinviando il confronto sul rinnovo del Ccnl degli addetti alle Industrie del Cineaudiovisivo; ignorando le richieste di correzione di quanto non convenuto tra le parti nel Ccnl dei Generici; eludendo l’impegno ad avviare il protocollo condiviso per la sperimentazione della rilevazione oraria sui set; applicando unilateralmente il protocollo sicurezza, senza rispondere alle questioni normative sollevate dalle Organizzazioni Sindacali relative alla copertura assicurativa e contrattuale sul trattamento economico per malattia; eludendo il confronto sulla richiesta delle Organizzazioni Sindacali di normare la copertura assicurativa per i tre giorni di c.d. “carenza” in caso di malattia del lavoratore”.
E concludevano: “la perdurante assenza di regole dovuta al mancato rinnovo dei contratti nazionali di settore fa inoltre registrare continui superamenti delle normative contrattuali e dei protocolli, e gli atteggiamenti dilatori contribuiscono a peggiorarne il rispetto. In considerazione di quanto sopra e in coerenza con quanto preannunciato, le scriventi Organizzazioni Sindacali avvieranno, a partire da lunedì 20 febbraio p.v. riunioni serrate con le delegazioni contrattuali e assemblee nei luoghi lavoro per decidere le necessarie iniziative sindacali da intraprendere”.
E sciopero è stato, dal 21 al 28 febbraio… E riprende da ieri 28 febbraio fino al 7 marzo
E sciopero è stato.
Che accade nei giorni successivi?!
Che la principale controparte, ovvero l’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali) presieduta da Francesco Rutelli, tace completamente.
Una controparte minore, ovvero Cna Cinema e Audiovisivo (Confartigianato) si è invece prontamente dichiara disponibile a sedersi al tavolo delle trattative.
Ed un qualche segnale emerge dal Ministero del Lavoro, che ha prospettato un incontro sull’Intelligenza Artificiale, ma avrebbe contattato le associazioni professionali. E curiosamente non i sindacati.
Qualcosa non quadra, nel gioco delle parti, e, anzi, sembra quasi di assistere al classico “gioco delle tre carte”.
L’assemblea dei doppiatori registra con preoccupazione l’assenza di disponibilità all’interlocuzione dialettica da parte della controparte datoriale, e quindi decide di rinnovare lo sciopero per una seconda settimana, da ieri martedì 28 febbraio a martedì 7 marzo incluso.
Da segnalare il silenzio della “politica”, a parte Mollicone: l’unico parlamentare che si è manifestato è stata infatti, lunedì sera 27 febbraio, la deputata Rita Dalla Chiesa, che è Capogruppo di Forza Italia in Commissione Cultura a Montecitorio, che ha dichiarato: “nelle prossime ore, depositerò in Parlamento un’interrogazione per sapere quali siano i margini di intervento sulla situazione lavorativa e contrattuale denunciata negli ultimi giorni dai doppiatori italiani, a cui manifesto la mia sincera solidarietà. Abbiamo appreso da questi professionisti che il loro contratto collettivo risulta scaduto nel 2008, e da allora mai rinnovato. Le retribuzioni sono quindi ferme da quindici anni, dato già di per sé incomprensibile e che deve trovare soluzione nella contrattazione tra associazioni datoriali e lavoratori. Si aggiunga che, in questo periodo di mancato rinnovo dei contratti, si sono moltiplicate le produzioni, soprattutto quelle delle grandi piattaforme digitali, con richieste di lavoro serratissimo a discapito della grande tradizione di qualità del doppiaggio italiano, e senza nessuna tutela aggiuntiva per i lavoratori”. E concludeva: “spero che la giusta protesta degli operatori riesca a sensibilizzare tutti coloro che possono favorire la chiusura di un accordo dignitoso e all’altezza di questa vera forma d’arte su cui l’Italia ha fatto scuola negli anni e che deve essere tutelata al pari di ogni altra”. Ad oggi, non c’è ancora traccia dell’annunciato atto di sindacato ispettivo sul sito web della Camera dei Deputati.
Ieri pomeriggio 28 febbraio, è intervenuto in scena anche un altro “attore”, la “collecting” Artisti 7607, nella persona della Presidente Cinzia Mascoli, che ha dichiarato di volersi schierare “al fianco degli attori doppiatori in sciopero dal 21 febbraio, prorogato in data odierna fino al 7 marzo, indetto in merito alle trattative per il rinnovo del Ccnl-Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e a tutela della categoria impegnata in una battaglia contro l’uso improprio delle nuove tecnologie”. Artisti 7607 focalizza la lotta rispetto alle applicazioni di intelligenza artificiale, che “stanno indebitamente acquisendo le voci di migliaia di doppiatori per immagazzinarle nei data-set e creare ‘voci e sistemi’ di doppiaggio artificiali… Si tratta di un vero e proprio furto di dati sensibili in violazione delle normative europee sulla privacy e sul copyright. Purtroppo il regolamento europeo in discussione AI Act che dovrebbe regolare l’uso di tali sistemi non dice nulla in difesa della categoria. Né sono previste tutele nei contratti che regolano i rapporti di lavoro dei doppiatori”.
L’altra “collecting” Nuovo Imaie – Nuovo Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori (presieduta da Andrea Miccichè) si è dichiarata, fin da venerdì 24, “al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori del doppiaggio che sono in sciopero per il rinnovo del contratto nazionale. Si tratta di questioni troppo importanti per il futuro di questa insostituibile categoria di professionisti che merita attenzione e la cui dovuta considerazione è garanzia di un lavoro di qualità a beneficio di tutto il comparto audiovisivo. I doppiatori hanno reso grande il cinema italiano. Continuiamo a dare un futuro alla nostra storia”.
Non risulta invece ancora alcuna presa di posizione – almeno pubblicamente – da parte della Siae – Società Italiana degli Autori e Editori (presieduta da Salvatore Nastasi).
La “disintermediazione” strisciante del capitalismo digitale che scardina i “corpi intermedi” del tessuto economico-sociale
Tutta questa vicenda rientra sintomaticamente nell’economia complessiva dei fenomeni di “disintermediazione”, attraverso i quali il capitalismo più evoluto cerca di delegittimare i “corpi intermedi”, e, tra essi, i sindacati.
È evidente che, se i professionisti in lotta vogliono evitare di essere presi in giro, l’insieme dei lavoratori culturali del comparto audiovisivo deve muoversi in modo unitario, con sintonia e compattezza tra associazioni professionali e sindacati di categoria. Onde evitare schermature, belletti, rimpalli, parcellizzazioni…
Infatti – come abbiamo già segnalato su queste colonne – le responsabilità della deriva in atto vengono storicamente rimpallate: le società di doppiaggio attribuiscono la riduzione dei compensi ai budget ridotti imposti dalle società di distribuzione cinematografica “theatrical” (incluse le “major” Usa), dalle emittenti televisive (Rai e Mediaset in primis) e dalle piattaforme (Netflix ed Amazon in primis); i distributori, le emittenti televisive e le piattaforme accusano le società di doppiaggio di voler mantenere margini troppo elevati…
Alla fine della fiera, chi ne soffre realmente le conseguenze sono i lavoratori.
Al di là della “moral suasion” evocata dalla Sottosegretaria delegata, è certamente nei poteri del Governo “invitare” coloro che sono i veri “decision maker” – a monte delle imprese di doppiaggio (e quindi le società di distribuzione cinematografica “theatrical”, le emittenti televisive “free” e “pay”, le piattaforme “streaming”…) – a sedersi al tavolo delle trattative, convocando le riunioni presso il Ministero della Cultura.
E contestualizzando la delicata questione del contratto nazionale collettivo di lavoro nell’economia di una riflessione, organica completa strategica, sull’assetto del sistema audiovisivo nazionale.
È opportuno fare luce sui “lati oscuri” del sistema.
Una prima labile reazione da parte dei produttori dell’Anica e dell’Apa
Il silenzio delle associazioni datoriali è stato rotto ieri pomeriggio martedì 28 febbraio, con un lungo comunicato stampa intitolato “Anica e Apa impegnati a rinnovare contratti e valorizzare lavoratori”.
Da segnalare che questo comunicato non è stato rilanciato da nessuna testata giornalistica, seppur ripreso dalle agenzie stampa. Una premessa del documento: “l’intera filiera dell’industria audiovisiva, creativa e digitale ha avuto negli ultimissimi anni una forte crescita determinata anche da forti investimenti internazionali. Riteniamo che questo impatto positivo non debba essere vanificato e possa produrre benefici a lungo termine”.
Ciò premesso: “Anica è impegnata – e intende accelerare – nelle trattative sindacali per giungere ad accordi soddisfacenti per tutti, adeguati al mercato e alle giuste istanze dei lavoratori, senza arroccamenti e rigidità da nessuna parte. Soprattutto per evitare il rischio che il Cine-audiovisivo entri in una spirale regressiva che sta interessando altri settori del nostro sistema economico”.
L’associazione propone la sua ricostruzione della dinamica: “molti passi sono già stati fatti: è stato completato, nel luglio 2022, il negoziato per la sottoscrizione del contratto per gli stuntman; è stato sottoscritto un protocollo sulla rilevazione oraria per le troupe ora in fase sperimentale; è stato sottoscritto il Ccnl dei lavoratori generici, con il plauso delle associazioni di categoria. Altri, su cui il lavoro è in corso ed è intenso, ne restano da fare: da gennaio 2022 a oggi si sono tenuti molti incontri fra le parti sociali per il Ccnl dei doppiatori e per il contratto delle troupe con l’obiettivo di determinare i compensi minimi per ogni lavoratore e individuare i criteri e le modalità per un aumento delle retribuzioni condiviso tra le parti”. Secondo Anica, “i tavoli ed i negoziati non si sono mai interrotti ed è dunque necessario mettere da parte le polemiche e proseguire su questa strada per giungere a risultati positivi per tutti. Abbiamo dato anche segnali importanti sui temi concreti e sostanziali, come i problemi della formazione, della qualificazione professionale, dell’implementazione degli ammortizzatori sociali, per consentire sia alle aziende sia ai lavoratori di sostenere con maggiore serenità eventuali momenti di crisi. Siamo pronti e impegnati anche a sviluppare e migliorare le iniziative e gli accordi, il più possibile efficaci, sui temi evidenziati da artisti e interpreti, sulla parità di genere e tutela di tutte le persone negli ambienti di lavoro e sulla sostenibilità ambientale”. Il comunicato stampa reca la firma di Benedetto Habib, presidente dell’Unione Produttori di Anica…
Dichiarazioni di disponibilità in verità un po’ generiche… una ricostruzione storica (come dire?!) non proprio corrispondente a quella proposta dai sindacati e dalle associazioni, ma comunque una apertura dialogica certamente positiva.
E ieri si è quindi manifestata anche l’Apa presieduta da Giancarlo Leone, l’associazione che rappresenta le principali imprese che producono fiction, serie tv, animazione, documentari, intrattenimento, che ha dichiarato: “il settore dell’audiovisivo ha vissuto in questi anni momenti di successo professionale e di problematiche dovute alla pandemia. Si è trovato tra il fronte della crescita del mercato e del superamento dei tanti ostacoli nell’ultimo biennio. È interesse e volontà della Associazione dei Produttori Audiovisivi partecipare attivamente, come ha fatto finora, alla ricerca delle migliori soluzioni e dei migliori accordi per i fronti aperti in relazione alla tutela ed alle istanze dei lavoratori, dalle troupe agli artisti interpreti e di tutte le altre categorie che rappresentano il mondo dell’audiovisivo”.
Al di là del linguaggio – oscillante tra il rituale ed il sindacalese – sarà interessante osservare quando e come verrà convocato il tavolo delle trattative… Riteniamo che la trattativa debba essere condotta in sede di Ministero della Cultura.
Nelle more, il Sindacato Lavoratori della Comunicazione (Slc) della Cgil sta lavorando ad un’iniziativa di mobilitazione nazionale dei lavoratori del settore audiovisivo, che si terrà sabato prossimo 4 marzo a Roma presso il Cinema Nuovo Aquila…
Si confida che il sistema dell’informazione sappia presto rilanciare la lotta dei doppiatori italiani.
(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”
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